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10 consigli per assistere un paziente anziano con frattura del femore 

Redazione

Ultimo aggiornamento – 21 Settembre, 2020

frattura del femore: come si cura

Il femore è l’osso più lungo e più forte del corpo. Dal momento che è così resistente, ci vuole solitamente molta forza per romperlo. Gli incidenti stradali, ad esempio, sono la causa numero uno di fratture al femore; tuttavia si tratta di un infortunio molto comune fra la popolazione over 65, complice in ciò soprattutto l’osteoporosi, una malattia che riduce e debilita fortemente la struttura ossea degli anziani.

Ecco che dopo una frattura al femore diventa indispensabile seguire una corretta riabilitazione per non compromettere irrimediabilmente la deambulazione e l’autonomia dell’anziano. Vediamo dunque insieme le varie tipologie di frattura femorale, come prevenirla e come intervenire in caso di infortunio.

Quando si parla di frattura al femore e di che tipo può essere?

La parte lunga del femore è chiamata diafisi femorale. Quando c’è un’interruzione in qualsiasi punto lungo della lunghezza dell’osso, questa si definisce una frattura femorale.

Le fratture del femore variano notevolmente, a seconda della forza che provoca la rottura. I frammenti delle ossa possono essere correttamente allineate o essere fuori allineamento (frattura scomposta), e la frattura può essere chiusa (pelle intatta) o aperta (l’osso ha perforato la pelle).

Le fratture femorali vengono inoltre classificate in base a:

  • posizione della frattura (il pozzo femorale è infatti diviso in tre parti: prossimale, medio e distale);
  • modello di frattura (ovvero la direzione in cui si rompe l’osso: trasversalmente, nel senso della lunghezza o nel mezzo);
  • eventuale lacerazione della pelle e del muscolo sopra l’osso.

I tipi più comuni di fratture femorali del pozzo includono:

  • Frattura trasversale, avente la forma di una linea retta orizzontale che attraversa il pozzo femorale.
  • Frattura obliqua, caratterizzata da una linea angolata.
  • Frattura a spirale, in cui la linea di frattura circonda l’osso a spirale; è provocata da una forza di torsione alla coscia.
  • Frattura multipla, in cui l’osso si rompe in tre o più pezzi. Nella maggior parte dei casi, il numero di frammenti ossei corrisponde alla quantità di forza necessaria per rompere l’osso.
  • Frattura aperta, quando l’osso si rompe in modo tale che i frammenti di questo escano fuori attraverso la pelle. Le fratture aperte spesso comportano un danno per muscoli, tendini e legamenti circostanti e hanno un elevato rischio di complicazioni — soprattutto infezioni — richiedendo più tempo per guarire.

Cosa prevede la riabilitazione, dopo una frattura del femore?

La riabilitazione per la frattura al femore è una fase di fondamentale importanza. Se la frattura al femore si verifica in un paziente anziano, la riabilitazione sarà ancora più importante.

Tale evenienza capita di frequente, in quanto la maggior parte dei casi di frattura avviene nei pazienti sopra i 65 anni e il rischio aumenta per i soggetti con più di 80 anni.

L’approccio multidisciplinare è la soluzione migliore per assicurare un pieno recupero (sia fisico che psichico), ed è quindi importante seguire una pianificazione con tutte le figure mediche di riferimento in un centro riabilitativo specializzato.

Gli interventi sul paziente saranno maggiormente di riabilitazione fisica, volti a garantire la ripresa della funzionalità dell’arto e della deambulazione per il recupero delle attività quotidiane. A questi si dovrà aggiungere una riabilitazione nutrizionale, che fornirà al paziente gli alimenti adeguati per rimettersi in forze ed evitare complicazioni.

Non può poi mancare la terapia psicologica, per spingere il paziente a non trascurare la socializzazione e riprendere i contatti fisici e verbali con familiari, amici e altre figure, anziché rimanere in casa.

Il ruolo dell’infermiere nell’équipe di riabilitazione

L’infermiere, nella riabilitazione della frattura al femore, ha un ruolo fondamentale nell’equipe multidisciplinare, in quanto è in grado di apportare sia un ausilio psicologico, sia emozionale, sia preventivo.

Oltre a tutto questo, l’infermiere garantirà il controllo sulle eventuali complicanze del dopo operazione, nonché sulla riabilitazione fisica.

L’infermiere si configura quindi come parte attiva dell’equipe riabilitativa che sta attorno al paziente e il suo ruolo chiave non deve mai essere trascurato né sottovalutato.

10 consigli in caso di frattura del femore

Se avete una frattura al femore, o se assistete un soggetto con frattura al femore, non dimenticate questi 10 consigli:

  1. Provvedete al movimento dell’arto: l’immobilità può causare sindrome da immobilizzazione o da allettamento, e i danni sarebbero irreversibili.
  2. Ricordate gli esercizi di respirazione per evitare complicazioni polmonari (edemi).
  3. Chiedete l’ausilio di un fisioterapista: questa figura è in grado di operare direttamente sul paziente e spiegarvi cosa fare in sua assenza.
  4. Prevenite le piaghe da decubito: attraverso frequenti cambi di postura.
  5. Procedete per gradi: dopo che il medico consentirà al paziente con frattura al femore di alzarsi, è meglio che ci sia qualcuno a sorreggerlo per iniziare la deambulazione.
  6. Utilizzate un deambulatore: questo strumento è utile per camminare in tutta sicurezza.
  7. Prestate attenzione ai movimenti della gamba: specie se si ha subito un intervento di protesi all’anca successivo (o anche precedente) alla frattura del femore.
  8. Utilizzare un alza-coperte: per prevenire il piede equino.
  9. Fate praticare all’anziano esercizi in acqua o con cyclette o con tapis roulant: per migliorare il tono muscolare una volta ripresa la deambulazione.
  10. Consultate un nutrizionista che vi consigli una dieta adeguata (ricca di calcio, proteine e vitamine C e D) per far riprendere forza all’osso.
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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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