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10 modi per migliorare la flora batterica intestinale

Elisabetta Ciccolella | Farmacista

Ultimo aggiornamento – 06 Dicembre, 2016

flora batterica intestinale: come mantenerla in equilibrio

Forse vi stupirà, ma nel nostro organismo “risiedono” stabilmente circa 40.000 miliardi di batteri: in particolare, la maggior parte di questi microrganismi formano la flora batterica intestinale e svolgono un ruolo importante per la salute.

Le abitudini alimentari influenzano le caratteristiche e la qualità del microbiota intestinale: vediamo dunque insieme 10 possibili modi per migliorare la flora batterica intestinale e quindi lo stato di benessere del nostro corpo.

  1. Alimentazione varia per l’equilibrio del microbiota

Nel nostro intestino ci sono centinaia di specie batteriche che giocano ruoli diversi rispetto al nostro benessere e si alimentano di prebiotici differenti.

In linea generale, è opportuno che il microbiota intestinale risulti ricco in batteri di natura diversa e ciò si può ottenere mediante una dieta che contempli i più svariati alimenti: purtroppo, in Occidente siamo in genere abituati ad alimentarci con gli stessi cibi spesso ricchi di grassi e zuccheri.

In particolare, si stima che il 75% del cibo consumato nel mondo derivi da soli 12 piante e 5 specie animali. Al contrario, una dieta varia e ricca in cibi integrali permette di ottenere un microbiota diversificato e, di conseguenza, benefici per la nostra salute.

  1. Alimentazione ricca di verdure, legumi e frutta per migliorare la salute intestinale

Frutta e verdura risultano essere le “fonti” migliori di sostanze nutritive per la flora batterica intestinale: si tratta di alimenti ricchi in fibre che vengono metabolizzati dalla stessa flora batterica, stimolandone la proliferazione e la crescita. Anche i legumi contengono elevate quantità di fibre.

Ad esempio, cibi ricchi in fibre sono, tra gli altri, lamponi, carciofi, piselli, broccoli, ceci, lenticchie, fagioli e cereali integrali.

Vari studi hanno dimostrato come il consumo di mele, carciofi, mirtilli, mandorle e pistacchi favorisca lo sviluppo di bifidobacteri, batteri che aiutano a prevenire i processi infiammatori e migliorare la salute dell’intestino.

  1. Cibi fermentati, come lo yogurt: un toccasana per la flora intestinale

I cibi fermentati sono alimenti la cui composizione viene modificata dai microrganismi: infatti, nel processo di fermentazione, i batteri e i lieviti convertono gli zuccheri in acidi organici e alcool. L’esempio di cibo “fermentato” più comune è lo yogurt: chi mangia tanto yogurt ha in genere una flora batterica ricca di lactobacilli, batteri dall’azione benefica, e con una quantità inferiore di Enterobacteriaceae, un tipo di batterio associato ai processi infiammatori e a diverse malattie croniche.

Vari studi hanno dimostrato come il consumo di yogurt migliori la funzionalità e la composizione del microbiota intestinale.

Tuttavia, è opportuno notare che molti yogurt contengono livelli elevati di zucchero: per questo, lo yogurt migliore da consumare è quello naturale, fatto solo di latte e miscele di batteri.

  1. Gli effetti dei dolcificanti artificiali sulla flora batterica

Attualmente, nella preparazione di molti alimenti industriali lo zucchero viene spesso sostituito con edulcoranti artificiali: alcuni studi mostrano come ciò possa ledere la qualità del microbiota intestinale.

Uno studio condotto sui ratti ha dimostrato che l’aspartame, un dolcificante artificiale, possa essere implicato nell’incremento della glicemia e in una risposta alterata all’insulina.

In particolare, i topi nutriti con aspartame hanno mostrato maggiori concentrazioni intestinali di Clostridium e Enterobacteriaceae, batteri “negativi” per la nostra salute.

In definitiva, sembra che i dolcificanti artificiali possano influenzare negativamente i livelli di zucchero nel sangue a causa dei loro effetti sulla flora intestinale.

  1. Mangiare cibi prebiotici fa bene

I prebiotici sono alimenti che favoriscono la crescita e la proliferazione di batteri “benefici” nell’intestino tra cui i bifidobatteri: si tratta soprattutto di fibre e carboidrati complessi presenti in frutta, verdura e cereali integrali che non vengono assorbiti  dall’organismo e che diventano dunque “carburante” per il microbiota intestinale.

Ciò può contribuire a ridurre i sintomi della sindrome metabolica nelle persone obese.

  1. Allattamento al seno per rinforzare la flora batterica del neonato

La flora batterica intestinale di un neonato inizia a svilupparsi correttamente dalla nascita.

In particolare, nei primi due anni di vita, il microbiota intestinale di un neonato è in continua evoluzione e risulta ricco in bifidobatteri, batteri “utili” che metabolizzano gli zuccheri presenti nel latte materno.

Inoltre, vari studi hanno evidenziato come neonati alimentati con latte artificiale mostrino una microflora alterata e meno ricca in bifidobatteri rispetto ai neonati allattati al seno.

L’allattamento al seno permette lo sviluppo di una flora batterica intestinale sana e completa che può aiutare a evitare alcune malattie in età avanzata ma non solo: l’allattamento al seno viene correlato anche a una minore incidenza di allergie, obesità e altre patologie.

  1. Mangiare cereali integrali fa bene al cuore

I cereali integrali contengono elevate quantità di fibre e zuccheri complessi e non digeribili come il beta-glucano: a livello intestinale, questi zuccheri non vengono assorbiti e dunque promuovono la proliferazione della flora batterica “benefica”.

In particolare, i cereali integrali possono promuovere la crescita di bifidobatteri, lattobacilli e bacteroidetes nell’uomo.

Svariati studi mostrano come l’uso di cereali integrali riduca anche i fattori di rischio correlati a patologie infiammatorie e malattie cardiache.

  1. Prediligere una dieta vegetariana per migliorare la propria salute

Le diete vegetariane e vegane sembrano migliorare le caratteristiche del microbiota intestinale, forse grazie alle elevate quantità di fibre contenute nei vegetali: tuttavia, non è chiaro se gli effetti positivi associati a questi regimi alimentari siano attribuibili alla mancata assunzione di carne.

In particolare, uno studio ha dimostrato come seguire una dieta vegetariana riduca i livelli di batteri che causano malattie nelle persone obese.

Inoltre, i vegetariani tendono a condurre stili di vita più sani rispetto agli onnivori.

  1. Mangiare cibi ricchi in polifenoli per combattere l’ipertensione

I polifenoli sono molecole che arrecano molti benefici alla salute, tra cui la riduzione della pressione sanguigna, dei processi infiammatori, dei livelli di colesterolo e dello stress ossidativo: spesso queste sostanze non vengono assorbite dall’organismo e vengono dunque digeriti dai batteri intestinali.

Ottime fonti di polifenoli sono: vino rosso, cacao e cioccolato fondente, mandorle, tè verde, cipolle, mirtilli e broccoli.

Ad esempio, i polifenoli contenuti nel cacao possono aumentare la quantità di bifidobatteri e lattobacilli presenti nella flora batterica intestinale.

Risultati simili si riscontrano anche per i polifenoli contenuti nel vino rosso.

  1. Assumere un integratore alimentare probiotico per ripristinare la microflora batterica

I probiotici sono microrganismi vivi, di solito batteri, che dovrebbero migliorare e arricchire il microbiota intestinale.

I probiotici modificano la composizione complessiva del microbiota e sostengono il metabolismo.

Svariati studi hanno mostrato come i probiotici abbiano scarso effetto sulla composizione del microbiota intestinale in persone sane: tuttavia, altre ricerche suggeriscono che i probiotici possano migliorare la flora intestinale in alcune patologie.

In generale, i probiotici non alterano in maniera significativa la composizione del microbiota in persone sane, ma possono migliorare la funzione del microbiota e contribuire a ripristinare la microflora batterica dopo una malattia.

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Elisabetta Ciccolella | Farmacista
Scritto da Elisabetta Ciccolella | Farmacista

La salute è il bene più importante. Questo è ciò che credo e che, da brava farmacista, cerco di trasmettere ogni giorno ai pazienti con cui mi rapporto.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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