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Acido lattico: quando fare sport “fa male”

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

acido lattico: le cause

Dr. Giorgio Rotundo, specialista in ortopedia. 


In tempi antichi gli ebrei erano soliti espiare le proprie colpe durante i riti religiosi, sacrificando un capro: un animale in cambio del perdono dai propri peccati. È un po’ quel che succede quando gli attuali – peccatori dello sport – soffrono dei classici disturbi post-attività fisica (peccatori perché l’attività fisica non è fatta correttamente), soprattutto quando questa va oltre i propri limiti (per scarso allenamento o per eccesso di richiesta funzionale): la colpa? Del famoso acido lattico! Crampi? Spossatezza? Fascicolazioni? Senso di pesantezza e stanchezza? La colpa è di questa sostanza così terribile che sembra annidarsi all’interno dei muscoli… Ma sarà davvero così?

Il dr. Giorgio Rotundo ci dà qualche utile consiglio per fare sport nel modo migliore, evitando quei fastidiosi dolori “di troppo”.

Perché si crea l’acido lattico?

Le nostre cellule hanno normalmente bisogno di energia per lavorare ed essere efficienti, e possono ottenerla con diversi meccanismi biochimici. Tutti questi processi determinano la trasformazione di alcune sostanze (una sorta di “materia prima”) in energia più “sottoprodotti”.

La via normalmente utilizzata dai muscoli è quella aerobica che prevede cioè l’utilizzo di ossigeno, ma può succedere che in determinati casi l’ossigeno non sia presente in quantità sufficienti e le cellule non si possono permettere il lusso di “riposare”, pertanto hanno trovato una via alternativa “di emergenza”, che preveda la formazione di energia in assenza (o scarsità) di ossigeno, il metabolismo ANAEROBICO – LATTACIDO (esiste anche l’anaerobico alattacido) . In questo processo, uno dei “sottoprodotti” è proprio l’acido lattico.

Cosa fare in questi casi?

L’acido lattico pertanto è una sostanza normalmente presente nel nostro organismo (e prodotta anche da altri tessuti/cellule), che altro non è che un sottoprodotto di una reazione chimica. Essendo una “procedura di emergenza”, però, non è molto efficiente, soprattutto perché l’accumulo di acido lattico influisce negativamente sull’efficienza del sistema muscolare, e superata una certa soglia questo viene riversato nel sangue (misurabile quindi attraverso la concentrazione ematica).

Per questo l’organismo è in grado di riconvertire l’acido lattico in nuova “materia prima” da cui attingere energia (il cuore, ad esempio, o il fegato sono in grado di metabolizzarlo e lo ricevono proprio perché riversato nel sangue). Tutto sta quindi nel “quanto” se ne produce. Ed il “quanto” ne viene prodotto/metabolizzato dipende innanzitutto dal grado di allenamento, in rapporto alla richiesta funzionale: a parità di esercizio fisico, la quantità di acido lattico prodotto è inversamente proporzionale al grado di allenamento.

Ciò significa che se una persona sedentaria e una allenata corrono alla stessa velocità e per una stessa distanza, il primo non solo produrrà più acido lattico, ma sarà anche in grado di metabolizzarne di meno. L’attività del cuore è un indice molto preciso di “lavoro muscolare” e rapportato alla concentrazione dell’acido lattico nel sangue permette di avere la “soglia anaerobica” cioè la soglia oltre la quale le cellule prediligono la strada anaerobica a quella aerobica. Questa soglia si attesta al di sopra dell’80% della frequenza cardiaca per i non allenati (90% per quelli allenati) della frequenza cardiaca massima durante un intenso esercizio fisico.

In quanto tempo si smaltisce l’acido lattico?

L’acido lattico si smaltisce in media in 2-3 ore ed in generale la sua quantità si dimezza ogni circa 15-30 minuti. La stragrande maggior parte di esso viene riconvertito in acqua e anidride carbonica (espulsa con urine e con il respiro), il restante 20% circa viene riconvertito in glicogeno, pronto per poter essere riutilizzato come energia, la restante parte in proteine e glucosio.

Diversi sono i sistemi per ottimizzare le prestazioni cellulari e tutti prevedono degli allenamenti mirati, soprattutto in base a quel che si vuole fare (maratona/atletica/scatti/nuoto/ginnastica ecc ecc). In generale, si ottimizza la respirazione per favorire la disponibilità di ossigeno, e si allenano i muscoli ed il cuore per migliorare la prestazione. Ci sono poi accorgimenti alimentari che possono aiutare a minimizzare l’effetto dell’acido lattico.

Alcune condizioni patologiche, poi, a completezza di informazione, possono dare un’anomala produzione di acido lattico, ma parliamo di patologie anche gravi come in corso di AIDS, tumori, patologie del fegato, malattie genetiche e immunitarie, così come disturbi dell’alimentazione o abuso di alcool e così via.

La causa dei famosi dolori muscolari, soprattutto se si considera che classicamente vengono definiti i dolori “del giorno dopo”, pertanto, non possono dipendere dall’acido lattico, proprio perché esso può essere efficacemente smaltito e riconvertito in poco tempo. Piuttosto molto più facilmente, i fastidi sono dati da micro lacerazioni muscolari per deficit di estensione/contrazione (scarsa attività di stretching) o per vizi posturali.

Sbagliato pertanto utilizzare l’acido lattico come capro espiatorio dei propri peccati sportivi, riconoscete gli errori e “chiedete perdono” con l’aiuto di un professionista del settore.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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