icon/back Indietro Esplora per argomento

Studiare i cani Beagles per capire l’Alzheimer

Andrea Salvadori | Blogger

Ultimo aggiornamento – 27 Aprile, 2015

Anche i cani soffrono di Alzheimer e lo studio del loro cervello e del loro comportamento potrebbe offrire un grande aiuto nello sviluppo di rimedi per questa malattia. Negli Stati Uniti ogni 67 secondi una persona scopre di avere l’Alzheimer, che, secondo recenti statistiche, potrebbe diventare la terza causa di morte tra le persone anziane.

Come è ormai ben noto, la malattia dell’Alzheimer è associata a una sempre maggiore perdita di memoria, del linguaggio e della capacità di comunicare tanto da interferire con le normali attività quotidiane e a una diminuzione della concentrazione. Questo è dovuto a veri e propri cambiamenti che avvengono nel cervello, dove si accumulano ciuffi di proteine, chiamate placche senili, e si formano grovigli di neuroni, noti come grovigli neurofibrillari, che ne impediscono il normale funzionamento e ostacolano le connessioni.

Fino ad ora, gli studi volti a comprendere le cause dell’Alzheimer e a sviluppare possibili trattamenti hanno utilizzato topi geneticamente modificati per riprodurre proteine umane con mutazioni. Questa tecnica ha pero un grande limite: le mutazioni sono presenti in meno del 5 per cento delle persone.

Studiare l’invecchiamento dei cani

A differenza dei topi, invecchiando i cani sviluppano una patologia cerebrale simile a quella dell’uomo.: sperimentano problemi di apprendimento e di memoria, possono stare svegli tutta la notte e dormire di giorno e non riconoscere membri della famiglia o oggetti della casa dove hanno sempre vissuto. Anch’essi sviluppano placche senili composte dalla stessa proteina che produce l’essere umano, la proteina amiloide-beta, che è tossica per il cervello. Si alterano i vasi sanguigni e si perdono sostanze chimiche che supportano le cellule del cervello.

Lo studio è consistito nell’insegnare ai cani a guardare oggetti diversi (per esempio un blocco di Lego o un camion giocattolo), uno dei quali nascondeva sempre una ricompensa in cibo. Quando la ricompensa è stata trasferita all’altro oggetto, i cani anziani continuavano a scegliere l’oggetto sbagliato, mentre quelli giovani passavano molto rapidamente al nuovo oggetto.

Un altro aspetto significativo è che non tutti i cani anziani presentavano disturbi cognitivi. Alcuni hanno mostrato perdite significative nella capacità di ricordare le informazioni e alcuni hanno mostrato cambiamenti nella capacità ad essere “flessibili” a cambiare comportamento, altri rispondevano bene agli stimoli. Esattamente come le persone: non tutte invecchiano allo stesso modo.

Dopo aver misurato i cambiamenti di apprendimento e memoria nei cani, sono stati studiati i cambiamenti del cervello legati alle perdite cognitive. I risultati dimostrano che le placche senili nel cervello dei cani vecchi erano più frequenti negli animali che avevano problemi di apprendimento e memoria.

Vita sana, invecchiamento sano

In diversi studi sull’invecchiamento dei beagle, si è scoperto che una dieta ricca di antiossidanti (con vitamine E e C e, soprattutto, frutta e verdura) può portare grandi benefici nell’apprendimento e nella capacità di memorizzare, che possono essere mantenuti per anni. Inoltre, far eseguire ai cani esercizio fisico, fornire un arricchimento sociale e “giochi del cervello” possono migliorare significativamente la cognizione mentre invecchiano.

Questi studi mostrano che vita e alimentazione sane favoriscono un buon invecchiamento nella specie che ha un invecchiamento simile al nostro. Condurre una vita sana anche in compagnia dei nostri amici a quattro zampe farà bene a noi e a loro.

 

 

 

 

Condividi
Andrea Salvadori | Blogger
Scritto da Andrea Salvadori | Blogger

Amo la musica, i viaggi e scrivere. La prima potrebbe farmi compagnia 24 ore al giorno, i viaggi sono il mio modo per rigenerarmi e imparare, la scrittura il mezzo per esprimermi in modo ordinato e fermare il tempo.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Andrea Salvadori | Blogger
Andrea Salvadori | Blogger
in Salute

227 articoli pubblicati

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Contenuti correlati
Nervo trigemino
Dolore al nervo trigemino: cosa causa l'infiammazione e come alleviarla

Dolore al nervo trigemino: quali sono le cause e perché la vitamina B12 può essere d'aiuto? Lo spieghiamo in questo approfondimento.

icon/chat