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Epatite C: test e cura per combattere il virus sommerso

Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche

Ultimo aggiornamento – 14 Dicembre, 2017

I test per la diagnosi dell'epatite C

Dalle stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, 80 milioni di persone al mondo sono state infettate dal virus dell’epatite C (HCV). Nel 60-70% dei casi, l’HCV determina la forma cronica della malattia.

Diversamente dal virus HBV (epatite B), purtroppo, per l’epatite C non esiste un vaccino. Dunque, quali sono i test disponibili per scovare il virus? Vediamolo insieme.

Cos’è l’epatite C

L’epatite C è una malattia caratterizzata dall’infiammazione del fegato e dalla morte delle cellule epatiche, dette epatociti, che può causare l’insufficienza dell’organo stesso. Gli epatociti, infatti, una volta morti, sono sostituiti da tessuto cicatriziale, che non può svolgere i compiti delle cellule epatiche, provocando la progressiva perdita di funzionalità del fegato.

Quando il tessuto cicatriziale si distribuisce in gran parte del fegato, si parla di cirrosi epatica che, a lungo andare, porta allo sviluppo dell’insufficienza epatica. Non solo. Oltre ad essere la principale causa di cirrosi, l’epatite C è anche responsabile dei tumori epatici.

Sono le attività che cagionano il contatto con sangue infetto a costituire un rischio per la trasmissione dell’epatite C. È per questo motivo che è bene avere presenti quali siano i comportamenti pericolosi da evitare.

Tra le attività assolutamente vietate, vi sono:

  • Condivisione di aghi, che non interessa solo i tossicodipendenti, ma anche coloro che si recano a fare un tatuaggio o un piercing
  • Utilizzo di strumenti non sterilizzati o utilizzati in modo promiscuo, per coloro che si sottopongono a una procedura odontoiatrica o chirurgica

Altre modalità di trasmissione dell’epatite C sono:

  • Contatto con una ferita aperta, con gli occhi o con le mucose di un soggetto sano con sangue infetto
  • Scambio di spazzolini in presenza di lesioni cutanee o delle mucose
  • Trasfusioni di sangue da un soggetto infetto

Anche il parto è un momento di rischio e il virus può trasmettersi da madre a figlio. La via di trasmissione sessuale, invece, non è una delle preferite del virus ma, in ogni caso, scegliere di avere rapporti sessuali protetti è sempre consigliato (e raccomandato!).

Come capire se si è stati infettati dal virus

Purtroppo, capire se si è stati infettati dal virus dell’epatite C non è semplice. La fase iniziale dell’infezione, infatti, è quasi sempre asintomatica. In alcuni casi, però, si possono avvertire alcuni sintomi, tra cui:

  • Senso generale di malessere
  • Perdita dell’appetito
  • Febbre
  • Ittero
  • Sintomi influenzali

Solitamente, però, anche nel caso in cui dovessero manifestarsi, i sintomi dell’epatite C scompaiono e nella maggior parte dei casi l’infezione rimane silente per molti anni.

Quando la malattia si manifesta dopo anni, il virus HCV causa la morte degli epatociti e quindi un malfunzionamento del fegato con la comparsa di ittero e altre manifestazioni tipiche del danno epatico e della ridotta attività detossificante epatica. Quest’ultima può essere compromessa al punto di produrre uno stato confusionale, che può arrivare fino al coma, una condizione nota come encefalopatia epatica.

Inoltre, il quadro clinico dell’epatite cronica può essere caratterizzato anche dalla presenza di diverse manifestazioni extraepatiche, tra cui splenomegalia, anemia, riduzione del numero di leucociti, artralgie, mialgie, parestesie oppure prurito o fenomeno di Raynaud.

Per poter porre la diagnosi di epatite C occorre sottoporsi a specifici test di laboratorio, che possono essere realizzati anche per stabilire se è avvenuto il contagio da parte del virus a seguito di un comportamento a rischio. Quando l’HCV penetra nell’organismo, infatti, nel sangue si innalzano i livelli di due particolari enzimi e compaiono gli anticorpi contro il virus.

I due enzimi importanti da dosare sono:

  1. Alanina amino transferasi (ALT) o Transaminasi Glutammico-Piruvica (GPT)
  2. Aspartato transaminasi (AST) o Transaminasi Glutammico-Ossalacetica (GOT)

Gli anticorpi specifici contro il virus vengono dosati con particolari metodologie note come ELISA e RIBA. Una volta accertata la positività agli anticorpi, la presenza del virus è verificata ricercando il suo materiale genetico attraverso la tecnica di PCR.

In ultimo, poiché il virus ha diversi genotipi e in base a questi risponde diversamente alle terapie, è necessario definire la sequenza genetica mediante la tecnica RFLP.

Solo una volta confermata la diagnosi di epatite C, si può eseguire una biopsia epatica per valutare il grado e lo stadio della malattia.

Epatite C, in arrivo un nuovo farmaco

Se i test dell’epatite C dovessero essere positivi, niente paura. È in arrivo un nuovo farmaco. Nell’epatite C cronica l’obiettivo da raggiungere è infatti la negativizzazione dell’RNA virale nel sangue e ottimi risultati sono stati raggiunti prima con l’approvazione della terapia con interferone (IFN) e successivamente con la terapia combinata che associa all’IFN la ribavirina.

Recentemente, le linee guida per la terapia dell’epatite C sono state aggiornate con l’approvazione di farmaci antivirali di nuova generazione. L’Agenzia Italiana del Farmaco ha infatti approvato un farmaco indicato per pazienti non cirrotici che non hanno ricevuto in precedenza trattamenti anti-HCV, indipendentemente dal genotipo del virus di cui sono portatori. Inoltre, l’accesso al farmaco è esteso anche a pazienti con cirrosi compensata e a coloro per cui erano precedentemente disponibili limitate opzioni di trattamento.

Il farmaco, commercializzato con il nome Maviret, è efficace sulla maggior parte dei genotipi virali e viene somministrato in un regime terapeutico privo di ribavirina per 8 settimane. Insomma, con le nuove terapie antivirali disponibili e le attuali linee guida crescono le possibilità di eradicare il virus HCV. Finalmente una buona notizia!

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Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche
Scritto da Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche

Da sempre interessata alla divulgazione scientifica e con un'implacabile sete di conoscenza che vorrei condividere, sono Biologa, laureata in Biotecnologie Mediche e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche. Svolgo sia attività libero professionale di Biologo Nutrizionista sia attività di ricerca, presso l’Università "La Sapienza" di Roma.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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