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Scoperto un interruttore che disattiva le cellule killer dei tumori

Roberta Nazaro

Ultimo aggiornamento – 23 Agosto, 2016

Scoperto modo per bloccare le cellule tumorali

L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, in collaborazione con il dipartimento di medicina sperimentale dell’Università degli studi di Genova, dà i natali a una scoperta che apre le porte alla nascita di nuove cure nell’ambito dei tumori.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Journal of Allergy and Clinical Immunology.

Che cosa è stato scoperto di nuovo?

L’Ospedale Pediatrico del Bambino Gesù, insieme al dipartimento di medicina sperimentale dell’Università degli studi di Genova, ha scoperto il meccanismo che permette alle cellule tumorali di raggirare il sistema immunitario, impedendogli di attaccare e distruggere le cellule cancerogene.

Si tratta di una reazione che si aziona quando le cellule natural killer entrano in contatto con quelle tumorali, innescando la disattivazione del meccanismo di difesa più importante per il corpo umano.

Cosa sono le cellule natural killer?

Le natural killer, dette anche NK, sono delle cellule appartenenti al sistema immunitario che svolgono l’importante azione di riconoscimento e distruzione di cellule anomale, quindi tumorali o infette da virus. Lo studio condotto dall’Ospedale Pediatrico del Bambino Gesù ha analizzato l’azione di un recettore inibitorio, con funzione di interruttore cellulare, noto come PD-1, sulla superficie delle stesse cellule.

Come funzionano le cellule NK su quelle tumorali?

Quando le cellule natural killer individuano le cellule tumorali per eliminarle, la loro azione viene interrotta nel momento in cui il recettore PD-1, interagendo con le molecole presenti sulla superficie esterna delle cellule cancerogene, note come PDL-1, inibisce le cellule NK.

Come diretta conseguenza, il meccanismo di difesa del sistema immunitario viene disattivato, permettendo al tumore di crescere e proliferare liberamente.

Come agisce il recettore PD-1?

Il recettore PD-1 non è nuovo nell’ambito medico, perché era già stato scoperto in precedenza sui linfociti T, che possono essere considerati dei soldati in prima linea del sistema immunitario, in grado di eliminare le cellule tumorali. Tuttavia, molto spesso, i tumori più aggressivi riescono a eludere l’attacco dei linfociti T, pur essendo ancora esposti all’azione delle cellule natural killer.

Se infine anche l’azione delle NK viene contrastata per effetto del PD-1, le difese tumorali sono praticamente nulle e il tumore cresce senza subire il minimo contrasto.

È possibile prevenire il PDL-1?

La dottoressa Emanuela Marcenaro, dell’Università degli studi di Genova, ha affermato che dallo studio condotto, inizialmente in laboratorio, e in seguito sui pazienti affetti da tumori molto frequenti, come melanoma e tumori polmonari, è stato scoperto che l’azione bloccante di PDL-1 è prevenibile grazie all’utilizzo di un anticorpo monoclonale specifico per il recettore PD-1. Infatti, l’anticorpo, legandosi al PD-1, lo “maschera”, impedendogli così di interagire con PDL-1 e di generare segnali che inattivano le cellule killer.

La vera novità della ricerca, ha affermato la dottoressa, sta nell’essere riusciti a dimostrare la presenza dell’interruttore PD-1 anche sulle cellule NK di pazienti affetti da tumore. Inoltre, è importante evidenziare che le cellule NK svolgono un ruolo fondamentale per la difesa dell’organismo contro i tumori.

Su chi è stato eseguito lo studio?

Il professore Alessandro Moretta, direttore dei laboratori di istologia dell’Università di Genova, ha aggiunto inoltre che lo studio, possibile solo grazie al continuo sostegno dell’AIRC, è stato portato avanti su pazienti affetti da carcinoma dell’ovaio, un tipo di cancro molto frequente e aggressivo, ma con una valenza molto più generale perché ha permesso di rivelare come “i tumori controllabili prevalentemente dalle cellule NK siano possibili candidati per la terapia con anticorpi anti-PD1“.

Perché è importante lo studio?

Il professor Lorenzo Moretta, direttore del dipartimento dei laboratori e immunologica e responsabile dell’area di ricerca di immunologia del Bambino Gesù, ha affermato che il trattamento è potenzialmente valido anche per i tumori pediatrici.

Tuttavia, sono necessarie ulteriori conferme in laboratorio per stabilire quali tumori è possibile trattare con successo con questa terapia innovativa. Il professore Moretta ha, inoltre, affermato che i risultati ottenuti con anticorpi anti-PD-1 sono “straordinari e hanno rivoluzionato la prognosi di tumori particolarmente aggressivi. Pertanto, la comprensione del meccanismo d’azione del PD-1 e l’identificazione delle cellule delle nostre difese immunitarie coinvolte in questo meccanismo (ad esempio le cellule NK del nostro studio) permetteranno progressi decisivi nella lotta contro alcuni tumori“.

È in questi casi che si capisce quanto sia effettivamente importante sostenere la ricerca, perché ogni singola scoperta medica è sempre un passo avanti verso nuove possibili cure per malattie un tempo considerate una condanna.

 

 

 

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Roberta Nazaro
Scritto da Roberta Nazaro

Sono insegnante di inglese e traduttrice, con laurea triennale in Scienza e Tecnica della Mediazione Linguistica e specialistica in Dinamiche Interculturali della Mediazione Linguistica presso l'Università del Salento. L'interesse per l'ambito medico mi ha portata al conseguimento del Master in Traduzione Specialistica in Medicina e Farmacologia conseguito presso il CTI di Milano.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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