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La manometria, che cosa è e quando effettuarla

Redazione

Ultimo aggiornamento – 12 Maggio, 2021

manometria: in cosa consiste

Dr. Massimo Caporossi, specialista in proctologia.


Avete mai sentito parlare di manometria? Dovete eseguire questo esame e vorreste saperne di più? Abbiamo rivolto alcune domande al dr. Massimo Caporossi.

In cosa consiste la manometria?

La manometria anorettale studia le pressioni del canale anale, valuta la coordinazione motoria tra retto e ano e definisce le sensazioni rettali. Le informazioni fornite sono utili per testare i meccanismi della continenza e indispensabili per diagnosticare una disfunzione ano-rettale.

I muscoli anali e del pavimento pelvico sono coinvolti in due funzioni fondamentali per garantire una normale attività intestinale e una buona qualità di vita: la continenza anale e la defecazione. Una disfunzione di queste proprietà porteranno alla incontinenza fecale o alla stipsi da ostruita defecazione.

L’incontinenza fecale è l’espressione di una ipofunzione e, quindi, spesso di una ipotonia dell’apparato sfinteriale anale che comporta la perdita involontaria di gas, feci liquide e/o feci solide. Le sue cause sono:

  • una lesione muscolare a seguito di un trauma ostetrico associato o meno a lacerazioni durante il parto e/o a episiotomie troppo generose;
  • un difetto di innervazione secondario a un danno da stiramento del pavimento pelvico, che si verifica in presenza di perineo discendente;
  • la presenza di un prolasso rettale con invaginazione retto-anale e/o rettocele;
  • problemi funzionali intestinali con forme di diarrea e urgenza evacuativa.

Al contrario l’eccesso di attività dei muscoli anali e del pavimento pelvico, ovvero l’ipertono anale, danno luogo ad una forma di stipsi, detta da ostruita defecazione.

Il risultato è la difficoltà a defecare, pur in presenza di uno stimolo rettale, per il mancato completo rilasciamento dello sfintere anale oppure per una contrazione muscolare cosiddetta “paradossa”. In pratica, a seguito della spinta, per poter evacuare, al posto di avere un rilasciamento che facilita l’espulsione delle feci, si riscontrerà un chiusura spastica dell’ano, impedendo di fatto la defecazione.

Quando è opportuno sottoporsi a questo tipo di esame?

  • Nell’incontinenza fecale per la valutazione dello sfintere anale interno (a riposo) e dello sfintere anale esterno (in contrazione).
  • Nell’ostruita defecazione per evidenziare una contrazione paradossa del muscolo pubo-rettale, un rilasciamento sfinteriale insufficiente (inferiore al 20%) oppure un buon rilasciamento interrotto da brusche contrazioni.
  • In caso di ragade anale per valutazione funzionale degli sfinteri.
  • Per una valutazione funzionale pre-operatoria (interventi per patologie anorettali, prima di ricanalizzazione dopo Hartmann).
  • In tutti i casi di dolore anale (proctalgia) da sospetto ipertono sfinteriale.
  • Per lesioni o malattie neurologiche.
  • Nei bambini e nei giovani in cui, in presenza di megaretto, si debba distinguere una malattia congenita agangliare (morbo di Hirshsprung) da una forma funzionale.
  • Prima e dopo la riabilitazione del pavimento pelvico.

Come viene eseguita la manometria? 

L’apparecchio è costituito da un cateterino semirigido a perfusione continua con aperture radiali e elicoidali in modo da registrare contemporaneamente in vari punti rispetto alla lunghezza e alla circonferenza del canale anale; in punta è presente un palloncino che, gonfiato ad aria, serve ad evocare il riflesso inibitorio e a valutare le sensibilità rettale. Il catetere è raccordato a un trasduttore e a sua volta ad un poligrafo multicanale computerizzato.

L’esame viene eseguito a retto vuoto, dopo un clistere di pulizia eseguito 3 ore prima dell’esame, con il paziente in decubito laterale sinistro. Il catetere lubrificato viene introdotto nel retto e ritirato progressivamente (manovra di pull-through) rilevando i dati pressori a riposo, in contrazione e dinamici, in assenza di qualsiasi dolore.

L’esame manometrico studia vari aspetti della funzionalità anorettale:

  1. Pressione basale del canale anale: riflette l’attività tonica degli sfinteri a riposo. Circa l’80% è dovuto allo sfintere anale interno.
  1. Riflesso retto-anale inibitore: è un riflesso proprio dello sfintere anale interno che viene evocato insufflando un palloncino posizionato nel retto e consiste in una caduta pressoria nel canale anale. L’entità e la durata del calo pressorio è dipendente dal volume insufflato. Prima del rilasciamento compare sempre un’aumento di pressione che corrisponde alla contrazione riflessa dello sfintere anale esterno.
  1. Contrazione massima volontaria: al paziente viene chiesto di contrarre lo sfintere in modo massimale e mantenere la contrazione il più possibile. Una riduzione della pressione e della durata di contrazione può essere riferita a una lesione dello sfintere anale esterno.
  1. Sensibilità rettale: gonfiando progressivamente il palloncino in punta al catetere, si può rilevare la prima sensazione di corpo estraneo nel retto, la sensazione di urgenza alla defecazione e il massimo volume tollerabile, sotto forma di dolore.
  1. Test di espulsione del palloncino: viene eseguito al termine della manometria. L’espulsione o meno del palloncino sotto ponzamento può fornire informazioni sulla coordinazione motoria retto-anale.

Per rilevare correttamente questi parametri è necessaria la collaborazione del paziente che deve essere informato e motivato riguardo alla procedura.

 

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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