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Le lavande vaginali raddoppiano il rischio di cancro alle ovaie

Ludovica Cesaroni

Ultimo aggiornamento – 13 Ottobre, 2016

lavanda vaginale e cancro uterino

Uno studio statunitense ha dimostrato che il rischio di sviluppare un cancro alle ovaie quasi raddoppi nelle donne che hanno l’abitudine di usare lavande vaginali.

Studi precedenti hanno collegato l’uso di lavande o l’adoperare un dispositivo per il lavaggio vaginale all’infezione da lieviti, alla malattia infiammatoria pelvica e alle gravidanze ectopiche.

I ricercatori hanno anche trovato associazioni tra le lavande e il cancro alla cervice, riduzione della fertilità, HIV e altre malattie sessualmente trasmissibili.

Cancro alle ovaie e lavande vaginali: qual è il legame?

Il nuovo studio del National Institute of Environmental Healt Science è il primo a collegare il cancro alle ovaie a un’azione di routine praticata da milioni di donne.

Joelle Brown, professoressa in epidemiologia presso la University of California a San Francisco, ha affermato che anche se era a conoscenza di altri problemi di salute collegati all’uso della lavanda vaginale, il legame tra le lavande e il cancro ovarico l’ha molto sorpresa.

Mentre la maggior parte dei medici e l’American College of Obstetricians and Gynecologists raccomandano fortemente che le donne non usino la lavanda vaginale per la propria igiene intima, molte donne continuano a farlo perché erroneamente percepiscono che le lavande abbiano dei benefici per la salute, come ad esempio “una maggiore pulizia”, ha dichiarato alla  Reuters Health. La professoressa Brown non è stata coinvolta in questo studio.

Sono necessari interventi per incoraggiare le donne a non usare le lavande per la propria igiene intima, ha affermato la Brown.

Il cancro ovarico è riconosciuto come un ‘killer silenzioso’, perché le donne spesso non sperimentano sintomi fino a quando la malattia non raggiunge uno stadio avanzato. Il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) stima che circa 20.000 donne americane abbiano una diagnosi di cancro ovarico e circa 14.500 muoiono a causa di questo tipo di tumore.

La nuova analisi sulla rivista Epidemiology ha controllato più di 41.000 donne in tutti gli Stati Uniti e il Porto Rico dal 2003, come parte della Sister Study.

Le partecipanti erano donne dai 35 ai 74 ani, e ognuna aveva una sorella a cui era stato diagnosticato il cancro al seno. Le donne, quando sono state arruolate per lo studio, non soffrivano né di cancro al seno né alle ovaie.

Entro il luglio 2015, i ricercatori hanno contato 154 casi di cancro ovarico tra le partecipanti. Le donne che hanno riferito di usare lavande vaginali durante l’anno prima di entrare nello studio hanno quasi raddoppiato il rischio di sviluppare un cancro ovarico, come testimonia lo studio.

Il legame tra lavande e cancro ovarico è risultato ancora più forte quando gli autori hanno osservato solo le donne che non avevano avuto episodi di cancro al seno nella propria famiglia.

Quali sono i rischi delle lavande vaginali?

Nessuno studio aveva mai esaminato una possibile relazione tra lavande e cancro ovarico, come ha affermato Clarice Weinberg, autrice dello studio, in un’intervista telefonica. La Weinberg è vice-capo della biostatistica e della biologia computazionale presso il National Institute of Environmental Health Sciences al Research Triangle Park, in Nord Carolina; “ci sono una serie di motivazioni di salute per non usare le lavande e, anzi, non riesco a pensare a nessuna buona ragione per farne uso”, ha affermato la Weinberg.

La vagina è naturalmente pulita da sola e spruzzando detergenti o altre miscele all’interno del canale vaginale, si interferisce con il naturale equilibrio vaginale.

La lavanda può causare una crescita eccessiva di batteri nocivi, portare a candide, spingere i batteri fino all’utero, alle tube di fallopio e alle ovaie, secondo lo statunitense Office on Women’s Health presso il Department of Health and Human Services (HHS).

Nonostante ciò, un quarto delle donne di età compresa tra i 15 e i 44 anni usa lavande vaginali, afferma l’HHS.

La Brown, che ha condotto uno studio nel 2016, pubblicato su PLoS ONE, ha esaminato le motivazioni per cui le donne utilizzano le lavande vaginali e ha confessato di esser stata a lungo attratta dai prodotti per l’igiene intima sugli scaffali della farmacia: “Nella maggior parte delle farmacie si possono trovare interi settori dedicati alle lavande vaginali, alle supposte e ai gel che hanno lo scopo di rendere la vostra vagina profumata come una brezza tropicale o come un biscotto”, ha affermato.

Le donne praticano le lavande vaginali dal 1500 a.C, quando un papiro egiziano raccomandava il lavaggio vaginale con aglio e vino per il trattamento dei disturbi mestruali. Le donne americane una volta praticavano il lavaggio con del disinfettante per il controllo delle nascite.

Le donne spesso imparano a fare i lavaggi vaginali dalle loro madri, secondo lo studio della Brown. Lo fano poiché giudicano le lavande vaginali come parte della loro igiene intima, per prepararsi al esso e ripulire il tutto, sotto la spinta dei propri partner maschili.

Nonostante le raccomandazioni mediche, le lavande vaginali rimangono una pratica comune in quanto le donne “ritengono che i prodotti che utilizzano non sarebbero in vendita né sarebbero raccomandati dalle proprie madri, se non fossero sicuri”, ha dichiarato la Brown, che ha così proseguito: “in generale, penso che le donne non si rendano conto che le lavande vaginali non rientrano nella stessa tipologia di norme per la sicurezza delle droghe; invece le lavande vaginali sono considerate pratiche cosmetiche, il che significa che la statunitense Food and Drug Administration non richiede ai produttori di lavande vaginale dei test di sicurezza”.

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Ludovica Cesaroni
Scritto da Ludovica Cesaroni

Amo definirmi una creativa dalla forte impronta razionale. Scrivere, disegnare e creare con le mani sono le mie grandi passioni, ma il pungolo della curiosità mi ha sempre portato a interrogarmi sui grandi misteri della vita e a informarmi sui 'piccoli misteri' dell'uomo.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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