icon/back Indietro Esplora per argomento

Mandragora: perché tutti ne parlano? Facciamo chiarezza

Camilla Mantegazza | Web Editor e Social Media Manager a Pazienti.it

Ultimo aggiornamento – 06 Ottobre, 2017

La mandragora, o mandragola, sembra incutere timore in tutta Italia, dopo essere arrivata nel piatto di un’ignara famiglia milanese, mandandola direttamente all’ospedale, con sintomi di amnesia e confusione mentale: la colpa, non ancora verificata, sembra essere di una busta di spinaci surgelati prodotti in Navarra, regione pireneica che, secondo le più antiche leggende, un tempo era abitata dalle streghe.

Il Ministero della Salute è prontamente intervenuto pubblicando un richiamo per il ritiro da tutti i supermercati di un lotto di spinaci millefoglie surgelati a causa della sospetta presenza di foglie di mandragora. L’azienda coinvolta si difende, sostenendo che non vi sia nessuna conferma dell’effettiva presenza di quest’erba velenosa all’interno delle buste di surgelati incriminate.

Colpa sì o colpa no, la mandragora, resa famosa dalla saga fantasy di Harry Potter, è stata riesumata dai meandri del Medioevo, nell’epoca in cui le venivano accreditate virtù afrodisiache e qualità magiche. Vediamo perché.

La mandragora: cos’è

Appartenente alla famiglia delle Solanaceae, la mandragora, nota nel mondo scientifico con il nome di Mandragola Officinarum, è una pianta perenne famosa in epoca medievale come una specie arborea dalle sfumature demoniache. Si presenta con fiori di un blu pallido, frutti gialli, foglie oblunghe ovali e radici spesse.

La sua caratteristica distintiva è infatti la radice, tipicamente biforcuta, che nel periodo primaverile presenta evidenze antropomorfe. Questo dettaglio – insieme alle sue proprietà analgesiche – l’ha resa nota come la pianta “preferita dalle streghe”, finendo al centro di numerosi riti esoterici e altrettante credenze popolari. Purtroppo, però, questa pianta è molto velenosa. Vediamo perché.

Gli effetti della mandragora

Perché è velenosa? Gli effetti della mandragora

Come molte delle piante appartenenti alla famiglia delle Solanaceae – di cui fanno parte anche melanzane, patate, peperoni e pomodori –  la mandragora è ricca di alcaloidi, che la rendono molto velenosa e assolutamente incommestibile, alla stregua della più famosa belladonna.

Tra le sostante tossiche presenti, troviamo l’atropina, la scopolamina e la josciamina: tutte sostanze che, se utilizzate in dosi adeguate, possono avere anche proprietà medicinali. È proprio questo il motivo per cui nell’antichità questa specie veniva utilizzata come potente analgesico, oltre che per agevolare il sonno e favorire le prestazioni sessuali. Trattasi per la maggior parte di credenze, senza nessuna valenza scientifica: le proprietà dei suoi principi attivi, infatti, sono essenzialmente narcotiche e sedative. Anche l’utilizzo in ambito fitoterapico è essenzialmente escluso, data l’elevata tossicità soprattutto della radice.

Purtroppo, gli effetti della mandragora, in caso di grave intossicazione, possono portare al coma e persino alla morte. Generalmente, però, si manifestano dolori intestinali, vomito, tachicardia, sonnolenza, pressione alta e convulsioni. Non sono rari – soprattutto se si assume una dose in quantitativo elevato – i casi di allucinazioni, di amnesie e di eccitazione sessuale, come avviene con una qualsiasi sostanza stupefacente. In particolare, le allucinazioni possono essere sia visive sia uditive e, molto spesso, si accompagnano a forti crampi allo stomaco.

Nel caso di sospetta ingestione di mandragora, il Centro Antiveleni di Milano consiglia di assumere in via precauzionale del carbone attivo in polvere sospeso in acqua. In caso di presenza di sintomi da avvelenamento, invece, il consiglio è uno solo: contattate il vostro medico di fiducia o recatevi direttamente al pronto soccorso. Se opportunamente trattato, infatti, l’avvelenamento può essere risolto senza gravi conseguenze, soprattutto nel caso in cui la quantità di sostanze tossiche ingerite non sia eccessiva.

Generalmente, infatti, si ricorre ad uno speciale “antidoto”: la fisostigmina, un principio attivo capace di ripristinare le condizioni normali dell’organismo. È molto probabile che i pazienti con intossicazione da mandragora vengano sottoposti ad una lavanda gastrica, così come ad un abbassamento della temperatura corporea e alla somministrazione di ossigeno.

«Attenzione a non confonderla con la borragine», avverte Coldiretti

«L’avvelenamento da verdure non commestibili è molto diffuso, soprattutto nei mesi autunnali, quando molti appassionati si recano in campagna per raccogliere vari tipi di verdure» – ha commentato subito Coldiretti, Associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana, numero uno in Italia.

Come sottolinea l’organizzazione stessa, questa pianta velenosa viene spesso scambiata per borragine, ampiamente utilizzata per minestre, zuppe, frittate e ripieno di ravioli: quest’ultima, però, si caratterizza per la presenza di peli setolosi, pungenti e di colore bianco, con una ampia corolla a cinque lobi di colore azzurro. La mandragora, invece, si distingue dalla borragine per le foglie quasi prive di peli e più piccole, sempre tutte basali: questa pianta, infatti, manca di fusto. E attenzione alle radici: sono davvero inconfondibili!

Come riconoscere la mandragora

Insomma, prima di ‘cogliere’ qualche vegetale per utilizzarlo in cucina, prestate molta attenzione: l’inganno è dietro l’angolo!

Condividi
Camilla Mantegazza | Web Editor e Social Media Manager a Pazienti.it
Scritto da Camilla Mantegazza | Web Editor e Social Media Manager a Pazienti.it

Con Pazienti.it ho l’occasione di “impugnare la penna” ogni giorno, costruire piani editoriali su misura dei lettori e rispondere attraverso i contenuti a tutte le curiosità di salute di chi ci segue. Il blog e i social rappresentano un canale di comunicazione immediato e ricco di stimoli, che cerco di cogliere pienamente.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
icon/chat