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Maternità sul lavoro: i diritti delle donne in gravidanza

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

gravidanza e maternità

A cura di sanita_informazione

Gravidanza e lavoro? Quali sono i diritti? Come conciliare uno dei momenti più belli della vita di una donna con gli impegni lavorativi? I diritti e le tutele cambiano a seconda del mestiere?

Sono tante le domande che affliggono le donne lavoratrici quando decidono di pianificare una gravidanza o scoprono di essere in attesa. In questo senso, fortunatamente, l’Italia è uno dei Paesi che garantisce maggiori tutele, soprattutto in seguito all’approvazione della Legge 151 del 2001, ‘Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità’, che prevede:

Congedo obbligatorio

Il congedo di maternità obbligatorio anche definito “astensione obbligatoria” dal lavoro: è un periodo di 5 mesi (due mesi precedenti la data supposta del parto e tre dopo) nei quali la donna per legge deve astenersi dal lavoro. Inoltre, c’è la possibilità per la lavoratrice dipendente di continuare l’attività lavorativa nel corso dell’ottavo mese e di prolungare il periodo di congedo dopo il parto, a condizione che il medico attesti lo stato di buona salute.

Licenziamento

La legge vieta al datore di lavoro di licenziare la donna dall’inizio della gravidanza fino al compimento di un anno di vita del bambino. Tuttavia, sono previste delle eccezioni nel caso in cui si verifichi:

  • Colpa grave della dipendente, una giusta causa può essere sufficiente a licenziare la lavoratrice. Tuttavia se la lavoratrice viene licenziata durante il periodo di maternità può comunque godere dell’indennità prevista.
  • Chiusura dell’azienda in cui la lavoratrice è impiegata.
  • Scadenza dei termini del contratto a tempo determinato.
  • Esito negativo del periodo di prova.

Permessi

Le lavoratrici in gravidanza hanno diritto a una serie di permessi retribuiti per eseguire esami prenatali, accertamenti clinici o visite mediche specialistiche, nel caso in cui debbano essere fatti durante l’orario di lavoro. Inoltre, durante il primo anno del bambino la lavoratrice madre ha diritto a periodi di riposo giornalieri retribuitipermessi per l’allattamento’, uscendo prima dall’azienda.

Congedo parentale

Sia il padre che la madre possono usufruire del congedo parentale, astenendosi dal lavoro nei primi 8 anni di vita del bambino per un periodo cumulativo non superiore a 10 mesi (elevabili a 11 mesi qualora il padre fruisca di almeno 3 mesi di congedo entro il primo anno di vita del bambino) tra entrambi i genitori.

Diritti del padre

lavoro in gravidanza: maternità

Anche il padre può avvalersi dei diritti di paternità. Dalla nascita del figlio può prendere tre mesi di permesso ma solo quando la madre è venuta a mancare o ha un’invalidità grave che non le permette di prendersi cura del bambino oppure ha l’esclusiva custodia del bambino.

Inoltre, anche il padre può godere di un periodo di astensione dal lavoro facoltativo in modo continuativo o frazionato di 6 mesi elevabile a 7, se fruisce del congedo parentale per almeno 3 mesi entro il primo anno di vita del bambino.

Quando comunicare all’azienda la gravidanza in corso?

Per fruire del congedo di maternità, è necessario comunicare al datore di lavoro e all’Inps lo stato interessante entro il settimo mese di attesa. La comunicazione deve avvenire per iscritto e allegata a un certificato di un medico del Servizio Sanitario Nazionale che certifichi lo stato di gravidanza con possibile data del parto.

Entro un mese dal parto, la madre deve depositare a Inps e datore di lavoro il certificato di nascita del bambino o l’autocertificazione che lo sostituisce.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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