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La Doppia Piramide Alimentare e Ambientale: il segreto per star bene

Redazione

Ultimo aggiornamento – 12 Gennaio, 2021

piramide alimentare: il modello da seguire è la dieta mediterranea

Alimentazione sostenibile e piramide alimentare: due argomenti su cui si sente, sempre di più, l’esigenza di far chiarezza.

Abbiamo rivolto alcune domande alla dr.ssa Katarzyna Dembska, specialista dietista, per capire insieme qual è il miglior modello alimentare da seguire, non solo per la propria salute, ma anche per l’ottimizzazione delle risorse alimentari di tutto il pianeta.

Cosa si intende con “alimentazione sostenibile”?

Nel 2010, la FAO e Biodiversity International hanno riformulato la definizione dell’alimentazione sostenibile: «Le diete sostenibili sono diete a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale, nonché a una vita sana per le generazioni presenti e future. Concorrono alla protezione e al rispetto della biodiversità e degli ecosistemi, sono culturalmente accettabili, economicamente eque e accessibili, adeguate, sicure e sane sotto il profilo nutrizionale e, contemporaneamente, ottimizzano le risorse naturali e umane».

È stata così riconosciuta l’interdipendenza tra la produzione e il consumo di cibo, le esigenze alimentari e le raccomandazioni nutrizionali, ma al tempo stesso si ribadisce che la salute degli esseri umani non può essere slegata da quella degli ecosistemi.

Per far fronte anche alle esigenze alimentari e nutrizionali di un mondo più ricco e urbanizzato, e con una popolazione in crescita, occorre che i sistemi alimentari subiscano trasformazioni radicali verso una maggiore efficienza nell’uso delle risorse e un consumo di cibo più equo.

Dieta a Doppia Piramide Alimentare e Ambientale: cosa prevede?

Secondo la FAO, le diete sostenibili contribuiscono a ridurre l’utilizzo di acqua e minimizzare le emissioni di CO2, a difendere la biodiversità alimentare, e valorizzare gli alimenti tradizionali e locali. Tra gli esempi di diete sostenibili, la FAO cita in particolare la dieta mediterranea, i cui pregi vanno oltre i soli aspetti nutrizionali.

Si tratta infatti di un modello alimentare che favorisce l’interazione sociale attraverso la condivisione dei pasti, ma anche la biodiversità, grazie alla forte eredità culturale, al rispetto delle tradizioni e della stagionalità. La dieta mediterranea comporta inoltre un basso impatto ambientale grazie al consumo limitato di prodotti animali.

La Doppia Piramide della Fondazione BCFN è un utile strumento di comunicazione delle diete sostenibili, che ci ricorda l’importanza delle nostre scelte alimentari in termini di salute e ambiente. Accanto alla piramide alimentare che segue i principi della dieta mediterranea, troviamo una piramide ambientale, che valuta l’impronta ecologica di ciascun alimento.

È dimostrato che gli alimenti per cui è raccomandato un maggior consumo da parte dei nutrizionisti sono anche quelli con un minore impatto ambientale. Carne e formaggi quindi sono gli alimenti caratterizzati da un maggiore impatto ambientale per chilogrammo, mentre frutta e verdura sono gli alimenti con un impatto ambientale più contenuto.

Quali sono le cattive abitudini più diffuse tra i consumatori e quali sono i rischi per la salute?

Nonostante l’Italia sia la patria della dieta mediterranea, ci stiamo allontanando dal modello alimentare che tutto il mondo ci invidia. Si fanno diffondendo sempre di più cattive abitudini alimentari come un’assunzione eccessiva di calorie, un ridotto consumo di frutta e verdura a favore di prodotti di origine animale come carne, salumi e formaggi che vengono consumati anche tutti i giorni.

Sono sempre più diffuse le bevande zuccherine e gli snack, e i cibi pronti, a scapito di una scelta attenta dei cibi freschi e stagionali, del tempo passato in cucina e della convivialità. Un’alimentazione eccessivamente ricca di calorie e povera di nutrienti è un fattore di rischio per sovrappeso, obesità e malattie croniche associate.

Le malattie croniche (malattie cardiovascolari, diabete, malattie respiratorie croniche e tumori) rappresentano, oggi il principale fattore di rischio per la salute dell’uomo, nonché un enorme peso socio-economico per l’intera collettività.

Queste malattie sono responsabili della maggior parte dei decessi e provocano, ogni anno, circa 35 milioni di morti, che corrispondono al 60% dei decessi a livello globale. Dai più importanti studi effettuati emerge come circa l’80% dei casi di queste malattie potrebbero essere prevenuti eliminando alcuni fattori di rischio come il consumo di tabacco, le diete poco salutari, l’inattività fisica e il consumo eccessivo di alcol.

La Doppia Piramide della Fondazione BCFN quindi rappresenta un modello ideale vettore di buona salute su tutte le sfere: sociale, ambientale, sanitaria ed economica.

Perché la dieta mediterranea è sinonimo di longevità?

Non possiamo prevenire il processo naturale di invecchiamento; possiamo tuttavia rallentarlo e intervenire preventivamente sull’insorgenza delle malattie croniche associate (obesità, diabete, malattie cardiovascolari).

In tale contesto emerge chiaramente il ruolo centrale dell’alimentazione e dello stile di vita adottato da ciascuno di noi. Negli ultimi decenni sono state trovate numerose evidenze sugli effetti sul processo di invecchiamento di alcuni fattori tipici della dieta mediterranea, come nutrienti specifici e altre sostanze bioattive.

Il consumo di olio extravergine di oliva, per la sua concentrazione di acidi grassi polinsaturi, è stato associato a un ridotto rischio di malattie cardiovascolari, obesità, sindrome metabolica, diabete di tipo 2 e ipertensione. Un’alimentazione ricca di frutta e verdura allungherebbe l’aspettativa di vita perché contiene composti quali polifenoli, carotenoidi, l’acido folico e la vitamina C.

In uno studio epidemiologico sulla longevità condotto a Ikaria, in Grecia, il consumo di pesce, grazie al suo contenuto di antiossidanti e acidi grassi omega 3, è stato correlato a una più bassa presenza di sintomi depressivi e a un miglioramento della funzionalità renale.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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