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Svegliarsi durante un intervento chirurgico

Vincenzo Russo | Blogger

Ultimo aggiornamento – 22 Gennaio, 2015

Accorgersi di essere sottoposti a un intervento chirurgico, fino a percepire il taglio effettuato dal bisturi, senza aver alcun modo di comunicare ai chirurghi di essere consci, è la traumatizzante situazione descritta da alcuni pazienti e definita, in medicina, con il termine di “consapevolezza accidentale”. Va da sé che l’esperienza può essere terrificante, ma non solo, può anche causare una grave forma di patologia conosciuta come PSTD, disturbo da stress post-traumatico.

Ad occuparsi di questo fenomeno è stato un imponente studio americano, condotto dal dr. Jaidepp Pandit della Oxford University, recentemente pubblicato dalla rivista Anaesthesia. Si tratta di un fenomeno, per fortuna, piuttosto raro e i ricercatori hanno identificato i fattori di rischio che possono essere alla base del trauma. Lo studio è stato al centro del 5 ° Progetto nazionale di audit, che cerca di comprendere meglio le sindromi rare legate ai processi di narcotizzazione dei pazienti chirurgici.

Per fare il punto

Secondo studi precedenti, le possibilità di trovarsi in uno stato di consapevolezza accidentale hanno un’incidenza di 1/1000 pazienti; il nuovo studio ha trovato invece che le probabilità complessive di svegliarsi durante l’intervento sono di circa uno su 19.600. Nei soli Stati Uniti, vengono effettuati oltre 21 milioni di interventi all’anno che richiedono anestesia generale e, di questi, circa 1.050 sperimenteranno un episodio di coscienza durante l’intervento.

Un dato importante, evidenziato dal team di ricercatori, è che la maggior parte degli episodi durano meno di cinque minuti e tipicamente si verificano all’inizio o al termine dell’anestesia e non durante le fasi salienti dell’intervento. Tuttavia, se lo stato di coscienza avviene quando l’intervento è in corso, i pazienti hanno riferito di sentire sensazioni di dolore, allucinazioni e asfissia.

La metà dei pazienti che si svegliano in anestesia saranno soggetti a disturbi psicologici post traumatici e la causa è sempre l’anestesia.
L’anestesia generale viene effettuata con farmaci specifici in grado di provocare paralisi temporanea e rilassare i muscoli, così da consentire ai chirurghi di operare più facilmente. Se il paziente si sveglia, non è quindi in grado di muoversi e non può comunicare ai chirurghi il proprio stato di coscienza, né, tantomeno, i chirurghi possono accorgersene.

In questi casi, l’esperienza può diventare terribile e dolorosa. Alcuni sintomi di risveglio, come un aumento della frequenza cardiaca o della pressione sanguigna, dovrebbero allertare i medici, ma spesso questi segnali fisiologici possono essere disattivati dai farmaci necessari nell’ambito della procedura chirurgica.

Come mai si assiste a questi fenomeni di consapevolezza accidentale?

Ci sono alcuni fattori di rischio significativi associati con il risveglio durante l’intervento chirurgico.
Per prima cosa, lo studio ha svelato che le donne e i giovani adulti sono soggetti maggiormente a rischio. L’obesità è considerata un potenziale fattore di rischio, così come precedenti esperienze chirurgiche effettuate in anestesia locale o blanda.

Diversi episodi di risveglio dei pazienti si sono poi verificati quando la procedura è stata eseguita da anestesisti in fase di formazione o, comunque, privi di esperienza. Per evitare il rischio che questi episodi si verifichino, i ricercatori propongono un diverso tipo di approccio basato sull’uso di stimolatori nervosi che, monitorando lo stato del corpo durante la paralisi farmacologica, potrebbero ridurre la quantità di farmaco necessaria, garantendo al paziente la libertà di muoversi, in caso riprenda conoscenza.

In questo modo, gli anestesisti e i chirurghi potrebbero accorgersi dell’insorgere dello stato di coscienza e intervenire in modo appropriato, prevenendolo, se possibile, o controllandolo. In quest’ultimo caso, sottolineano i ricercatori, l’intervento di controllo non deve essere solo di tipo farmacologico ma l’equipe chirurgica deve essere molto attenta ai bisogni psicologici del paziente in stato di consapevolezza, ed essere pronta a utilizzare tutti gli strumenti in grado di ridurre il trauma e prevenire l’insorgere della sindrome PSTD.

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Scritto da Vincenzo Russo | Blogger

Lavoro da anni nel mondo della medicina. Con Pazienti.it ho l'opportunità di scrivere di argomenti di salute, trasmettendo importanti messaggi di prevenzione e benessere.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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