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Tumore al pancreas: la sopravvivenza è legata a 4 geni

Camilla Mantegazza | Web Editor e Social Media Manager a Pazienti.it

Ultimo aggiornamento – 22 Marzo, 2022

Tumore al pancreas: la sopravvivenza è legata a 4 geni

Sino ad oggi, la relazione tra la presenza di alcune alterazioni genetiche e l’evoluzione del tumore al pancreas non era stata ancora del tutto stabilita.

 Ma, stando ad uno studio pubblicato sulla rivista JAMA Oncology, sembrano esserci delle importanti novità: le alterazioni di quattro geni sembrano essere infatti responsabili della sopravvivenza di coloro che convivono con il cancro al pancreas.

Perché si sa, le aspettative di vita con il tumore al pancreas sono molto basse e capirne le cause risulta per questo ancora più importante. Vediamo di cosa si tratta.

Genetica e tumore al pancreas: quale relazione?

Tante volte si è cercato di indagare le alterazioni genetiche responsabili della sopravvivenza del tumore al pancreas, generalmente, con esiti negativi. Questa volta, però, l’importanza dello studio si nota già dal numero di persone coinvolte: in particolare, sono state coinvolte nella ricerca ben 356 pazienti con adenocarcinoma duttale pancreatico – la forma più comune – rimosso chirurgicamente.

90 pazienti sono stati trattati presso il Wilmot Cancer Institute dell’Università di Rochester Medical Center; gli altri a Dana Farber di Brigham, al Women’s Cancer Center di Boston e allo Stanford Cancer Institute. In tutti i casi, dopo la rimozione del tumore, i ricercatori a capo dello studio hanno estratto il DNA sia dal tessuto canceroso sia dai tessuti sani, per condurre un sequenziamento del DNA stesso.

L’analisi si è concentrata in particolare sull’attività dei geni KRAS, CDKN2A, SMAD4 e TP53, e qui la scoperta. I risultati hanno infatti mostrato che i pazienti con tre o quattro geni alterati avevano una possibilità di sopravvivenza nettamente peggiore rispetto ai pazienti con un solo o due geni “difettosi”.

Il dr. Aram Hezel, a capo della divisione di ematologia e oncologia del Wilmot Cancer Institute, si è mostrato molto entusiasta dei risultati ottenuti. «La ricerca aiuta a capire come le caratteristiche genetiche delle cellule del cancro del pancreas possano influenzare la prognosi individuale ma, soprattutto, ci hanno informazioni molto utili per guidare i pazienti nelle cure e nei trattamenti che meglio si addicono alle loro necessità». Non è un caso, dunque, che c’è chi ha più possibilità di sopravvivenza con l’intervento chirurgico e chi aumenta la propria aspettative di vita sottoponendosi, prima dell’operazione, ad uno o più cicli di chemioterapia. «Per ultimo, ma non per importanza, questo studio apre la via a nuove possibilità di ricerca» – ha concluso Hezel. 

E il futuro, come sappiamo, parte proprio da qui.

Cancro al pancreas: l’aspettativa di vita

Purtroppo, questa tipologia di cancro si caratterizza per una prognosi non del tutto positiva. 

La rapidità e l’aggressività della diffusione del tumore del pancreas nei tessuti vicini, la sua refrattarietà alla chemioterapia standard e la sua tendenza a recidivare ne fanno uno dei tumori più difficili e impegnativi da trattare. La percentuale di sopravvivenza per chi soffre di tumore al pancreas è infatti molto bassa.

Le ragioni sono legate al fatto che durante l’evoluzione iniziale della malattia non si hanno sintomi caratterizzanti, dunque difficilmente individuabili. La diagnosi, dunque, è spesso molto tardiva, quando ormai si è verificata la diffusione delle metastasi.

Fino a qualche anno fa, la sopravvivenza media, dal momento in cui si arrivava ad una diagnosi certa, si aggirava intorno a 3-6 mesi. Una sopravvivenza pari a cinque anni si registrava solamente nel 5% dei casi.

Ad oggi, fortunatamente, si sta registrando un miglioramento di questi dati ma, purtroppo, non si sono ancora raggiunti dei risultati davvero soddisfacenti per migliorare la prognosi dei pazienti che soffrono di tumore al pancreas. Per questa tipologia di cancro, la mortalità a cinque anni dal momento in cui è stata effettuata la diagnosi è ancora molto alta.

E non sempre il tumore al pancreas risultata operabile. Il trattamento, ovviamente, è legato alla localizzazione della massa tumorale e allo stadio di avanzamento della stessa. In base a questi due fattori è però possibile prendere in considerazione alcune opzioni piuttosto di altre: tra queste, vi sono l’operazione chirurgica, la chemioterapia e la radioterapia.

In particolare, l’intervento chirurgico è indicato per quei casi in cui vi sia la possibilità di asportare una porzione o tutto il pancreas. Nel momento in cui, però, il cancro presenta una diffusione ad organi, tessuti e linfonodi, il trattamento chirurgico viene generalmente sconsigliato e si ripiega spesso sulla radioterapia o la chemioterapia, per alleviare i sintomi e migliorare l’aspettativa di vita dei pazienti stessi. 

In alcuni casi, i medici dirigono i pazienti verso le cosiddette operazioni chirurgiche palliative, per dare sollievo ai sintomi del tumore al pancreas collegati all’ittero, per combattere il dolore, la nausea o il vomito provocati dal blocco dei dotti biliari.

Forse, però, qualcosa sta cambiando: che nella genetica ci sia una nuova risposta al tumore al pancreas?

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Camilla Mantegazza | Web Editor e Social Media Manager a Pazienti.it
Scritto da Camilla Mantegazza | Web Editor e Social Media Manager a Pazienti.it

Con Pazienti.it ho l’occasione di “impugnare la penna” ogni giorno, costruire piani editoriali su misura dei lettori e rispondere attraverso i contenuti a tutte le curiosità di salute di chi ci segue. Il blog e i social rappresentano un canale di comunicazione immediato e ricco di stimoli, che cerco di cogliere pienamente.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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