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Tumore al seno: la prevenzione può davvero fare la differenza

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Cancro al seno: le percentuali di sopravvivenza

Le statistiche parlano chiaro: il cancro al seno colpisce una donna su otto; solo in Italia, vengono diagnosticati 48.000 nuovi casi ogni anno. Ma ci dicono anche che se viene scoperto nella sua primissima fase di formazione, le probabilità di sopravvivenza a 5 anni sono del 98%. Un dato che ci rincuora e ci fa comprendere che un trattamento tempestivo e precoce può fare concretamente la differenza.

Come si classificano i tumori al seno: la stadiazione

Ecco la stadiazione del tumore al seno:

  • Stadio 0: questa fase preliminare vede la formazione di due diversi tipi di carcinoma. Il carcinoma lobulare in situ rappresenta un fattore di rischio più che un vero e proprio tumore; il carcinoma duttale in situ (DCIS) colpisce le cellule dei dotti, favorendo la formazione di un cancro. Fortunatamente, la maggior parte dei tumori non supera questa fase, perché i carcinomi regrediscono spontaneamente grazie all’azione difensiva del sistema immunitario.
  • Stadio I: il cancro non arriva ai 2 cm di dimensioni e non coinvolge i linfonodi.
  • Stadio II: il carcinoma non supera i 2 cm ma ha già colpito i linfonodi che si trovano sotto l’ascella, oppure supera i 2 cm senza aver coinvolto i linfonodi.
  • Stadio III: il cancro ha già coinvolto i linfonodi sotto l’ascella oppure i tessuti vicini al seno, come la pelle.
  • Stadio IV: il cancro è già metastatizzato, cioè ha colpito altri organi al di fuori del seno.

Curare il cancro al seno con i farmaci chemioterapici

La chemioterapia può aumentare significativamente le probabilità di sopravvivenza o comportare un guadagno in termini di anni di sopravvivenza. I suoi effetti dipendono dalla tempistica: prima la si inizia (già nello stadio I e II) e maggiori sono gli effetti.

Questo trattamento viene prescritto solo dopo una valutazione personalizzata che tenga conto del beneficio potenziale, dei possibili effetti collaterali e delle preferenze della paziente.

Quando è necessaria la mastectomia totale?

La mastectomia totale consiste nell’asportazione dell’intero seno, dei linfonodi delle ascelle e, in alcuni casi, di qualche frammento di muscolo della parete toracica.

Quest’intervento viene effettuato solo in caso di cancro in stadio avanzato; quando il tumore occupa una porzione ampia del seno, quando interessa più zone distinte, oppure quando si trova al centro del seno o direttamente dietro il capezzolo.

Chemioterapia: le cure alternative

La chemioterapia non è sempre un trattamento necessario; essa risulta complementare all’asportazione chirurgica, alla radioterapia o a terapie farmacologiche di altro tipo.

La quadrectomia prevede l’asportazione del tessuto mammario che circoscrive la neoplasia. Se il tumore coinvolge i linfonodi si effettua inoltre lo svuotamento dell’intero cavo ascellare.

Dopo quest’intervento si procede con una radioterapia, una somministrazione di radiazioni in grado di proteggere la ghiandola mammaria dal rischio di recidiva o dalla comparsa di una nuova neoplasia.

L’ormonoterapia, infine, è una cura farmacologica in grado di bloccare l’attività degli estrogeni, ormoni coinvolti nella formazione e nello sviluppo di più di un terzo dei tumori mammari.

Tumore al seno: le percentuali di sopravvivenza

Nel caso del cancro al seno il fattore di sopravvivenza più importante è la precocità della diagnosi. Se viene identificato allo stadio 0 infatti le probabilità di sopravvivenza arrivano al 98%, anche se le ricadute variano tra il 9 ed il 30%. Se i linfonodi sono stati colpiti dal tumore, la sopravvivenza a 5 anni è del 75%; dopo la metastatizzazione la sopravvivenza media delle pazienti curate con chemioterapia è di due anni, ma può arrivare fino a dieci anni.

Le statistiche mostrano chiaramente che una diagnosi precoce del cancro può aumentare significativamente le possibilità di sopravvivenza.

Mentre nel caso della donne più giovani, è sufficiente l’autopalpazione, dopo i 40 anni è fortemente consigliata una visita senologica annuale. Si tratta di un esame semplice e indolore che comprende l’anamnesi, l’osservazione e la palpazione del seno.

Nel caso ci sia il sospetto di un cancro, è necessaria una mammografia bilaterale, in grado di rilevare cancri ed eventuali cisti al seno tramite la somministrazione di una piccola quantità di raggi X.

È stato provato che per chi si sottopone a quest’esame la mortalità è decisamente ridotta. Uno screening mammografico dovrebbe essere effettuato ogni due anni, mentre le donne con fattori di rischio (come un precedente tumore o una familiarità) dovrebbero effettuarlo annualmente.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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