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Scoperta una relazione tra variazioni della retina e schizofrenia

Roberta Nazaro

Ultimo aggiornamento – 21 Settembre, 2015

Secondo i ricercatori della Rutgers University e della Mount Sinai’s New York Eye and Ear Infirmary, il monitoraggio delle variazioni della retina potrebbe aiutare i medici a fornire cure più efficaci per le persone affette da schizofrenia. Lo studio ha, infatti, evidenziato il collegamento tra problemi di vista e schizofrenia, secondo il quale il 62% dei pazienti adulti, affetti da tale malattia, soffre di distorsioni visive, che coinvolgono la percezione di forma, movimento e colore.

Cosa ha evidenziato lo studio?

Secondo la ricerca, pubblicata nella rivista Schizophrenia Research: Cognition, i piccoli vasi sanguigni in espansione negli occhi dei pazienti, affetti da schizofrenia, e nei soggetti giovani ad alto rischio di sviluppo della malattia, potrebbero essere causati dalla carenza cronica di ossigeno fornita dal cervello. Ciò potrebbe spiegare le variazioni della vista ed essere segno evidente di rischio e progressione della malattia.

I ricercatori hanno inoltre scoperto un assottigliamento dello strato retinico della fibra nervosa, che è in stretta correlazione con l’insorgenza di allucinazioni e di gravi problemi di vista nei pazienti affetti da morbo di Parkinson.

Perché è importante questa scoperta?

Il co-autore della ricerca Richard B. Rosen, e professore di oftalmologia, ha affermato: “Le analisi di molti studi effettuati indicano che il monitoraggio delle variazioni della retina, in futuro, potrebbero aiutare i medici a personalizzare le cure della schizofrenia per ogni paziente. Sono necessari molti altri studi, per comprendere pienamente l’importanza della retina e di altre patologie oculari per i disturbi di tali pazienti. Solo in questo modo, i nostri risultati potranno essere una guida per delle ricerche future“.

Quali problematiche crea la schizofrenia?

Le anomalie, che insorgono nel cervello durante il processo delle informazioni visive, aumentano la difficoltà delle persone affette da tale patologia nell’interazione sociale e nel distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è. Pertanto, secondo delle precedenti ricerche, i soggetti hanno difficoltà a:

  • controllare il movimento degli oggetti
  • percepire la profondità
  • percepire il contrasto tra luci ed ombre
  • percepire la differenza tra i colori
  • organizzare gli elementi visivi in forme
  • riconoscere le espressioni facciali

Altri studi, effettuati in passato, hanno inoltre dimostrato che la diminuzione dell’acuità visiva all’età di 4 anni è una diagnosi preventiva dell’insorgenza della schizofrenia in età adulta e che i bambini, che sviluppano tale patologia, hanno una probabilità molto elevata di essere affetti da strabismo e disallineamento degli occhi, rispetto alla media.

I problemi alla vista sono collegati alla schizofrenia?

Rosen e il co-autore Steven M. Silverstein, direttore della divisione di ricerca sulla schizofrenia alla Rutgers University, hanno esaminato i risultati di circa 170 studi pre-esistenti, raggruppandoli in diverse categorie.

Le analisi hanno dimostrato che non esistono persone affette da schizofrenia nate cieche. Ciò indicherebbe che la cecità congenita potrebbe, se non in modo completo almeno parziale, proteggere dall’insorgenza di tale patologia. Rosen ha affermato: “La retina prende origine dallo stesso tessuto del cervello, pertanto le variazioni della retina potrebbero rispecchiare l’integrità della struttura e della funzione del cervello. Quando sono presenti nei bambini, tali cambiamenti suggerirebbero un aumento del rischio di sviluppo di schizofrenia nell’età adulta. Sono necessarie ulteriori ricerche per mettere in chiaro queste relazioni, con lo scopo di migliorare la diagnosi della schizofrenia“.

In che modo lo studio condotto aiuterà medici e pazienti?

Inoltre, grazie alla ricerca, sono state scoperte alcune anomalie delle risposte elettriche appartenenti alle cellule della retina esposte alla luce, che indicano delle possibili differenze dei livelli cellulari negli occhi dei pazienti affetti da schizofrenia.

Secondo Silverstein, è molto più facile e meno dispendioso ottenere dei risultati dallo studio della retina, della struttura e della funzione oculare. Ecco perché tali risultati potrebbero avere grande risonanza sia nelle ricerche future, che nelle cure cliniche quotidiane delle persone affette da schizofrenia.

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Roberta Nazaro
Scritto da Roberta Nazaro

Sono insegnante di inglese e traduttrice, con laurea triennale in Scienza e Tecnica della Mediazione Linguistica e specialistica in Dinamiche Interculturali della Mediazione Linguistica presso l'Università del Salento. L'interesse per l'ambito medico mi ha portata al conseguimento del Master in Traduzione Specialistica in Medicina e Farmacologia conseguito presso il CTI di Milano.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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Roberta Nazaro
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