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Vita sedentaria? Ecco perché dovreste controllare i valori del diabete

Tania Catalano | Biologa

Ultimo aggiornamento – 21 Febbraio, 2018

diabete

Non è solo colpa della pigrizia! Chi conduce una vita sedentaria lo fa spesso a causa dei troppi impegni che, tra lavoro e famiglia, non consentono di dedicarsi all’attività fisica. Se è vero che spesso non si trova momenti giusti per andare in piscina o in palestra, il tempo a volte non basta neanche per una sana passeggiata rilassante.

Qualsiasi siano i motivi, una cosa è certa. Una vita sedentaria favorisce l’insorgenza di diversi disturbi tra cui l’aumento della glicemia e, quindi, un rischio due volte maggiore di sviluppare il diabete. Vediamo perché.

Vita sedentaria e diabete: un legame troppo spesso sottovalutato

Sono molti gli studi che hanno dimostrato la stretta relazione tra sedentarietà e diabete di tipo 2. Certo, non è una novità che condurre una vita sedentaria faccia ingrassare. Sappiamo anche che il diabete di tipo 2 è strettamente legato al sovrappeso. Sono diversi gli studi che hanno infatti dimostrato che fare esercizio fisico regolarmente, anche moderato, è un modo intelligente per prevenire l’insorgere del diabete.

Tra gli studi clinici che hanno sottolineato in modo particolare il legame tra diabete di tipo 2 e inattività fisica sono lo statunitense Diabetes Prevention Program e il finlandese Diabetes Prevention Study. Le due ricerche hanno infatti dimostrato che è possibile prevenire la comparsa di diabete di tipo 2 nei soggetti con una condizione di pre-diabete tramite una sessione di attività fisica anche moderata, di 150-200 minuti la settimana (accanto a una alimentazione sana!).

Insomma, se l’attività fisica è uno strumento di prevenzione, lo stare seduti a lungo è causa diretta del diabete di tipo 2. Di conseguenza sarebbe (molto) utile ridurre il tempo che passiamo sul divano o davanti alla scrivania, aumentando, invece, le attività che prediligono movimento fisico. Se il tempo non è mai abbastanza, fare una passeggiata al giorno di almeno 15-30 minuti sarebbe già un passo avanti!

Le semplici regole della prevenzione

Muoversi tutti i giorni e non stare seduti troppo a lungo. Due semplicissime regole che, unite ad un’alimentazione equilibrata e povera di grassi e zuccheri, potrebbero essere un utile strumento di prevenzione per il diabete di tipo 2 ma anche di patologie cardiovascolari.

Ecco, la questione è abbastanza semplice. Gli amanti del divano hanno un rischio doppio di sviluppare il diabete. Proprio così. Stare seduti favorisce l’aumento della glicemia. Questa (comoda!) posizione influenza infatti il modo con cui il nostro organismo metabolizza il glucosio: i muscoli rimangono inerti, determinando la comparsa di una resistenza insulinica.

Come comportarsi, dunque? Fare ogni giorno almeno una camminata a passo veloce di circa 30 minuti è un’indicazione da non sottovalutare, ed è un modo perfetto per prevenire la progressione da una condizione di prediabete al diabete. Tuttavia, un’attenzione altrettanto importante dovrebbe essere rivolta a come trascorriamo le restanti 23 ore e mezzo. In altri termini, non basta svolgere una attività fisica programmata, ma è necessario anche ridurre il numero delle ore che si trascorrono seduti. Lo stare in piedi o svolgere anche modesti movimenti in casa o in ufficio serve a evitare il rischio di sviluppare diabete, scongiurando al contempo complicanze cardiovascolari.

Attenzione anche a cuore e a cervello!

Secondo uno studio, pubblicato su The Journal of Comparative Neurology e condotto su una dozzina di topi, la sedentarietà modificherebbe la morfologia di alcuni neuroni, modificando non solo il cervello, ma anche il cuore.

In particolare, i ricercatori hanno diviso i ratti in due sottogruppi: il primo ha condotto una “vita sedentaria“, il secondo si è dedicato a una “attività fisica” (su misura di topo!). Dopo circa tre mesi, nei due gruppi sono stati evidenziate notevoli differenze a livello cerebrale.

In particolare, si è visto che i neuroni dei cervelli dei “ratti sedentari” hanno sviluppato delle ramificazioni di collegamento tra i neuroni sani nel sistema nervoso. Tuttavia, le ramificazioni dei neuroni dei ratti sedentari sono in maggiore quantità rispetto a quelle che i neuroni normali dovrebbero avere normalmente: proprio questo aumento di ramificazioni li rende più suscettibili agli stimoli. L’eccessiva stimolazione del sistema nervoso simpatico fa aumentare la pressione sanguigna contribuendo allo sviluppo di patologie cardiache.

«Questa scoperta è importante perché ci fa comprendere come, a livello cellulare, l’inattività aumenta il rischio di malattie cardiache – ha riferito il dr. Patrick Mueller, autore dello studio – Ma quel che è più interessante è che i risultati sottolineano che l’inattività può modificare la struttura e il funzionamento del cervello esattamente quanto l’attività».

Se fino a circa 20 anni fa era convinzione comune nel mondo della scienza che la struttura del cervello non subisse modificazioni significative in età adulta, successivi studi neurologici hanno, invece, stabilito che il cervello conserva una certa plasticità, cioè è in grado di essere rimodellato, anche nell’età adulta. E sembra che l’esercizio fisico abbia un ruolo cruciale nell’attività di rimodellamento (positivo) del nostro cervello. Soprattutto, sappiamo che anche la sedentarietà rimodella il cervello ma in maniera negativa.

E allora, cosa aspettate? Muovetevi!

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Tania Catalano | Biologa
Scritto da Tania Catalano | Biologa

Sono laureata in Scienze Biologiche e sto per conseguire la laurea Magistrale in Biologia Sanitaria e Cellulare Molecolare. Nei lavori di stage presso diversi laboratori di analisi biochimico cliniche ho approfondito la diagnostica clinica e immunologica. Mi occupo di giornalismo medico scientifico e approfondisco spesso la relazione tra nutrizione e patologie cronico-degenerative.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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Tania Catalano | Biologa
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