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Gastrite atrofica

Gastroenterologia
Gastrite atrofica: cause, sintomi, cura

Cos’è la gastrite atrofica?

La gastrite atrofica è una condizione che si verifica quando il rivestimento dello stomaco è, per diversi anni, infiammato fortemente.

Si tratta di una infezione che va curata in maniera adeguata, perché può avere effetti gravi come la distruzione stessa del rivestimento. Una delle cause scatenanti può essere legata da un attacco imprevedibile dell’organismo nei confronti delle cellule sane: tale tipologia è chiamata gastrite atrofica autoimmune.

L’infiammazione delle pareti dello stomaco può generalmente provocare problematiche più serie quali, per esempio, anemia perniciosa e iperomocisteinemia (specialmente nei pazienti in età più avanzata).

Soprattutto nei casi in cui la malattia è autoimmune, si può avere il preoccupante rischio di un carcinoma gastrico.

Quali sono le cause?

La gastrite atrofica è causata da un batterio chiamato Helicobacter pylori e può iniziare sin dall’infanzia, motivo per il quale occorre un trattamento rapido affinché non degeneri con il tempo. 

Tra le cause della gastrite atrofica si possono riscontrare:

  • contatto diretto con feci, vomito o saliva di una persona già di per sé infetta;
  • consumo di acqua, bevande o cibo già infetto dai batteri.
Una causa scatenante della gastrite atrofica è dovuta da un “errore” di azione dell’organismo che fa quindi sì che vengano attaccate cellule sane da parte degli anticorpi. Questi ultimi, invece di attaccare eventuali virus o batteri, attaccano le parti benigne dell’organismo provocando la nascita e la diffusione di succhi acidi.

Un'altra causa è legata ad una carenza di vitamina B12, una di quelle più importanti in quanto consente la creazione di globuli rossi nuovi e sani.

Diagnosi

In linea di massima, dopo l'anamnesi dello specialista,  la gastrite atrofica è verificabile attraverso precisi test eseguiti sullo stomaco del paziente: premendo sulle parti dello stesso si può già percepire un eventuale presenza dell’infiammazione.

A ciò si affianca, inoltre, una fase di analisi per scorgere eventuali sintomi da carenza di vitamina B12, già ravvisabili nei casi in cui i pazienti presentino pallore o altre sintomatologie scatenanti debolezza dell’organismo.

In casi più estremi si può ricorrere inoltre a una biopsia, con l’ausilio di un endoscopio inserito nella gola e nello stomaco del paziente.

Si tratta di un’analisi più invasiva, ma che permetterà una diagnosi più precisa tramite l’esame di un campione di tessuto dello stomaco per rilevarne eventuali problematiche.

Quali sono i sintomi della gastrite atrofica?

Molto spesso la gastrite atrofica non presenta sintomi e, pertanto, è complesso rilevarli.

Tuttavia, la presenza del batterio H. pylori determina uno scompenso che può essere rilevato tramite:

Gastrite atrofica: cura e terapia

Il miglioramento della gastrite atrofica non è immediatom ma progredisce man mano che si avanza con la terapia.

Solitamente si agisce per riduzione – e quindi eliminazione – dell’infiammazione provocata da H. pylori: per ottenere questo risultato si ricorre a un trattamento con antibiotici.
Spesso, si fa ricorso anche a eventuali farmaci ulteriori, utili per migliorare l’acidità di stomaco e consentire la guarigione dello stesso.

Qualsiasi terapia deve, inoltre, agire per evitare un possibile rischio di reiterazione di questa infezione. Dunque, alle cure farmacologiche stabilite dallo specialista si dovranno associare anche:
 
  • un buon rapporto con l’igiene personale, fondamentale per evitare possibili ripercussioni successive;
  • particolare attenzione alle azioni compiute dai bambini, prendendosi cura delle loro corrette pratiche igieniche.
Infine, monitoraggi di routine risultano opportuni.

Esiste una dieta per la gastrite atrofica?

In caso di gastrite atrofica è bene seguire un’alimentazione specifica per la quale, sicuramente, sarà necessario rivolgersi a un gastroenterologo.

Tra i cibi consigliati troviamo:

  • porzioni modeste di carne, pesce e latticini;
  • miele, da utilizzare come dolcificante e per sopperire a eventuali voglie di dolci;
  • acqua minerale a volontà;
  • pane tostato.
In linea di massima è invece bene evitare:

  • bibite eccitanti e/o gasate;
  • carni e pesci grassi;
  • uova sode o fritte;
  • sostanze con creme o cioccolato;
  • fritture di vario tipo;
  • formaggi grassi.
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Dr. Enrico Tempèra Medico Chirurgo
Dr. Enrico Tempèra
gastroenterologo

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