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Toxoplasmosi

Malattie infettive e tropicali Microbiologia e virologia
Toxoplasmosi

Cosa è la toxoplasmosi?

La toxoplasmosi è una patologia comune causata dall’infezione da Toxoplasma, uno dei parassiti più comuni al mondo. Questa tipologia di parassiti possono proliferare in molte sostanze, tra le quali:

  • carne cruda o poco cotta
  • insaccati
  • latte di capra pastorizzato
  • feci dei gatti
  • suolo o lettiera per gatti

Quali sono i sintomi della toxoplasmosi?

Nonostante la facilità con cui può essere contratta, la toxoplasmosi può essere del tutto asintomatica ed essere debellata dal sistema immunitario del corpo umano. Sono più a rischio le persone immunodepresse nelle quali possono comparire sintomi che interessano colpire reni, fegato, ossa, polmoni, sistema nervoso ed occhi. 

Frequentemente la toxoplasmosi si presenta in forma linfoadenopatica, caratterizzata dalla contemporanea presenza di febbre non elevata, astenia, anoressia, esantemi. Nelle persone con grave deficit immunitario, come i malati di AIDS o i pazienti sottoposti a cicli di chemioterapia intensiva o i neotrapiantati possono verificarsi complicanze più gravi come di fficoltà di coordinamento, mal di testa e confusione mentale, ittero, ingrossamento del fegato e della milza o la cosidetta toxoplasmosi oculare, un’infiammazione della retina che porta all’indebolimento della vista.

La toxoplasmosi può causare lievi sintomi simil-influenzali, come:

  • dolori muscolari
  • febbre pari o maggiore a 38°C
  • spossatezza
  • sensazione di malessere
  • mal di gola

Come si trasmette la toxoplasmosi?

La toxoplasmosi non può essere trasmessa da persona a persona, ma può essere trasmessa da una donna incinta al suo bambino non ancora nato. La toxoplasmosi nei neonati è nota come toxoplasmosi congenita.

Toxoplasmosi in gravidanza

La toxoplasmosi congenita può causare gravi problemi di salute nei bambini e può essere a volte fatale. I sintomi della toxoplasmosi congenita variano e sono di solito più gravi se la madre è stata infettata poco prima di rimanere incinta, o nel primo e secondo trimestre. I sintomi possono includere:

  • idrocefalo (acqua nel cervello)
  • danni cerebrali
  • epilessia (convulsioni)
  • ittero (colorazione gialla della pelle e del bianco degli occhi)
  • sordità
  • infezioni agli occhi e cecità
  • un ingrossamento del fegato o della milza (un organo che aiuta a filtrare le impurità dal sangue)
  • problemi di crescita
  • paralisi cerebrale
Se la madre contrae la toxoplasmosi durante il terzo trimestre ci può non essere alcun sintomo al momento della nascita. Tuttavia, le complicazioni possono svilupparsi più tardi. Per esempio, mesi o anche anni dopo, un bambino nato con toxoplasmosi congenita può manifestare:

  • infezione agli occhi
  • perdita di udito
  • difficoltà nell’apprendimento

Come si diagnostica la toxoplasmosi?

Se vi è il sospetto di toxoplasmosi, sarà necessario effettuare un esame del sangue. Occasionalmente, i primi test possono dare erroneamente un esito negativo. Solitamente ciò si verifica in quanto il corpo non è in grado di produrre anticorpi contro la toxoplasmosi. Pertanto, è consigliabile ripetere il test del sangue dopo 2-3 settimane. Se il risultato è ancora negativo, è improbabile che si abbia la toxoplasmosi. Un risultato positivo non significa necessariamente che si abbia contratto la toxoplasmosi, in quanto gli anticorpi sono comunque presenti. Per scoprire se si tratta di una nuova infezione, è necessario disporre ulteriori esami del sangue da analizzare in laboratorio e verificare se i livelli di anticorpi sono:

  • in aumento: questo suggerisce una nuova infezione attiva
  • sempre uguali: questo suggerisce una infezione datata ma non più attiva

Cosa possiamo fare per prevenire la toxoplasmosi?

I consigli che seguono possono aiutare a ridurre il rischio di contrarre la toxoplasmosi. Le donne incinte e i pazienti con deficit immunitari devono prendere ulteriori precauzioni per cercare di evitare il contagio, come:

  • indossare guanti quando si fa giardinaggio, in particolare durante la manipolazione del terreno
  • assicurarsi di lavarsi accuratamente le mani con sapone e acqua calda
  • non mangiare cibi crudi o poco cotti
  • cuocere tutte le carni rosse
  • lavare accuratamente tutte le stoviglie dopo la preparazione di carne cruda
  • lavare tutta la frutta e la verdura prima di mangiarla
  • evitare il latte di capra non pastorizzato
  • non toccare gatti randagi

Come si cura la toxoplasmosi?

A seconda dei casi e della gravità è previsto un particolare piano terapeutico per la cura della toxoplasmosi.

Come detto, nei soggetti immunocompetenti la patologia si risolve grazie all’azione diretta del sistema immunitario che, una volta attivato, fornisce una protezione permanente grazie alla produzione di anticorpi e linfociti specifici.

Nei soggetti immunodepressi la terapia, variabile in base a sintomatologia e gravità, è quella antibiotica con farmaci marcolidi come o l’azitromicina o la clindomicina (usata anche per curare l’acne giovanile). Se si usa la pirimetazina deve essere assunto anche un integratore a base di acido folico, perchè questo farmaco è un antagonista dei folati.

Cura della toxoplasmosi in gravidanza

Se affetti da toxoplasmosi durante la gravidanza è preferibile assumere:

  • spiramicina
  • pirimetamina e sulfadiazina
Questi farmaci sono ampiamente utilizzati in tutta Europa per due motivi:

  • riducono il rischio che il feto venga infettato
  • limitano la gravità della toxoplasmosi congenita se il bambino è infettato
Nel complesso, circa un terzo delle madri con infezione da toxoplasmosi darà alla luce un bambino con toxoplasmosi congenita. In caso di gravidanza è fondamentale monitorare la malattia attraverso il test dell'amniocentesi. Questo può essere fatto dopo circa 15 settimane di gravidanza.

Quali sono i valori Igg e Igm in caso di toxoplasmosi?

Le immunoglobuline (Ig) sono anticorpi, cioè delle molecole che intervengono nella risposta immunitaria del corpo alle infezioni provocate da agenti esterni. Le Ig G e le Ig M sono sintetizzate dai linfociti B ed il loro valore, misurato con l’esame del sangue, indica il tipo di risposta ad un’infezione in corso. Sono, cioè, i marcatori per questa patologia.
I valori rilevabili vanno dal basso all’alto e valori alti indicano una forte attività immunitaria, conseguente alla presenza di un’infezione:

Per  le IgM:

  • < 0.55 valore negativo
  • 0.55 +/- 0.65 valore dubbio
  • > 0.65 positivo
Per le IgG:

  • <= 9 IU/ml valore negativo
  • 10 +/- 11IU/ml  valore dubbio
  • >= 12 IU/ml valore positivo
Nel caso della toxoplasmosi il confronto tra i valori dei 2 marcatori da indicazioni specifiche sulla presenza dell’infezione.

Se i valori sono entrambi negativi, ad esempio, senza alcun dubbio il soggetto non è infetto.
 Valori negativi per le IgM e positivi per le IgG indicano che l’infezione è stata presente ma è passata da tempo.
 Al contrario se le IgM sono positive e le IgG negative l’infezione è stata contratta di recente ma non è in corso mentre, infine, valori positivi per entrambi i marcatori indicano l’infezione in atto.

Toxoplasmosi in gravidanza: che fare?

Il contagio dalla madre al feto aumenta con il progredire della gravidanza, favorito dalla crescita del tessuto placentare, passando dal 20% di rischio nel primo trimestre al 64% del terzo.

Dal momento che le conseguenze, per il neonato, possono essere molto gravi, è bene prestare la massima attenzione alle eventuali possibilità di contagio con una scrupolosa opera di prevenzione.
 Tenere ben puliti gli ambienti, come lettiere e lettini riservati al gatto, curare con attenzione l’igiene personale e la pulizia degli oggetti e degli alimenti che potrebbero contenere tossine, come la frutta e la verdura crude che vanno lavate scrupolosamente e le carni, che devono sempre essere ben cotte.  

Tutte le attività domestiche a richio contaminazione, come il giardinaggio o il contatto con la terra e le pulizie di luoghi ed oggetti a rischio contaminazione, devono essere evitate o effettuate con l’uso di guanti ed indumenti protettivi.

L’approccio terapeutico non è facile perchè la toxoplasmosi nella donna gravida ha, spesso, decorso asintomatico anche se questo non la rende meno pericolosa per il feto. Il quadro sintomatico, se presente, è comunque di lieve entità e rivela una linfoadenopatia senza febbre a volte accompagnata da cefalee.

Esiste uno screening pregravidico che è sempre consigliato, ma la diagnosi può essere confermata solo da esami diagnostici, diretti ed indiretti, sia sul liquido amniotico che sul sangue fetale.

La terapia per l’infezione materna prevede la somministrazione di spiramicina fino al parto, in quanto è stato confermato che l’antibiotico riduce del 60% il rischio di trasmissione fetale dell’infezione.

Se l’infezione è stata trasmessa al neonato gli schemi per il trattamento terapeutico sono diversi e dipendenti  dalle condizioni del neonato.

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Dr. Cosimo Moccia Medico Chirurgo
Dr. Cosimo Moccia
Specialista in igiene e medicina preventivapneumologo

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