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Clostridium difficile e diarrea: ecco come si trasmette

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Clostridium Difficile e diarrea

Clostridium difficile è il nome di un batterio intestinale Gram-positivo, con cui circa il 5% degli individui sani convive, che produce spore e due tossine, chiamate tossina A (enterotossina) e tossina B (citotossina).

La colonizzazione dell’intestino da parte di Clostridium difficile è cosa ben diversa dall’infezione: entrambe implicano la positività ai test diagnostici ma, mentre la prima non produce sintomi, la seconda causa sintomi e complicanze.

Infezione e sintomi

L’infezione sopraggiunge spesso a seguito di un uso prolungato di antibiotici, che riduce molto il numero di batteri del microbiota intestinale e altera gli equilibri tra le varie popolazioni batteriche. Poiché Clostridium difficile è resistente alla maggior parte degli antibiotici, si creano le condizioni adatte a una maggiore crescita di questo batterio intestinale rispetto agli altri.

L’infezione da Clostridium difficile è, infatti, una causa di diarrea associata ad antibiotici e si stima che sia responsabile di circa il 15-25% dei casi di questo tipo di diarrea.

Diarrea profusa e dissenteria, febbre, inappetenza, nausea e dolori addominali sono i principali sintomi dell’infezione di Clostridium difficile, che può anche complicarsi con coliti pseudomembranose, megacolon tossico, perforazione del colon, sepsi.

Il rischio di contrarre l’infezione intestinale, considerata una malattia nosocomiale, è più alto per i pazienti ospedalizzati per lungo tempo, trattati con antibiotici, quelli che hanno subito chirurgia gastrointestinale, i pazienti immunocompromessi e quelli in età avanzata.

La trasmissione di Clostridium difficile

Poiché è un batterio intestinale e viene eliminato con le feci, la trasmissione di Clostridium difficile avviene per via oro-fecale. Superfici o dispositivi che vengono contaminati con le feci diventano un ricettacolo per le spore (resistenti al calore), che si trasferiscono sulle mani e vengono poi ingerite.

Esse non sono distrutte dall’ambiente acido dello stomaco, quindi raggiungono l’intestino, dove si trasformano nelle forme vegetative che proliferano e producono l’infezione intestinale.

Diagnosi

Per la diagnosi, sono disponibili diversi test. Il test più sensibile è la coprocoltura, quindi l’allestimento di colture selettive per Clostridium difficile. Il limite della metodica è il tempo necessario a far crescere la coltura. Di più rapida realizzazione è il test molecolare, che è altamente sensibile e specifico e consente di accertare la presenza dei geni che codificano le tossine.

Anche il test ELISA è un test rapido che consente di rivelare la presenza degli antigeni di Clostridium difficile, ma non è molto specifico, per cui viene impiegato in combinazione con altri test, come quello molecolare o le colture selettive.

Come tornare a star bene?

Se l’infezione non è complicata dalla distruzione dell’integrità della parete intestinale, si autolimita in pochi giorni dopo la sospensione dell’antibiotico che ne ha causato lo sviluppo.

In generale, la terapia prevede l’utilizzo di antibiotici a cui è importante associare fermenti lattici (probiotici). I probiotici, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono “microrganismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell’ospite”.

I batteri lattici, soprattutto lactobacilli e bifidobatteri, sono i microrganismi probiotici più comuni e gli studi indicano che il trattamento con probiotici riduce sia l’incidenza sia la severità della diarrea associata ad antibiotici. L’efficacia del trattamento preventivo dipende dal ceppo e dal dosaggio del probiotico.

Che alimentazione seguire in concomitanza dell’evento diarroico

Concludiamo con qualche consiglio utile sull’alimentazione più consona durante un’infezione intestinale e cosa escludere per evitare che peggiori. Riso, fette biscottate, pane tostato, cracker, grissini, carne e pesce magri con succo di limone e formaggi stagionati non piccanti possono essere consumati senza problemi.

Da evitare latticini, insaccati, alcolici, spezie piccanti, condimenti molto grassi e salse, bevande con caffeina e fredde, dolci. Frutta e verdura possono essere assunte con moderazione sotto forma di centrifugato o spremuta.

Passata la fase acuta, è consigliabile consumare la frutta non più di due volte al giorno e solo privata della buccia. Anche i legumi possono essere consumati con moderazione, ma solo passati. Mantenere una buona idratazione è essenziale, bevendo liquidi a temperatura ambiente spesso, ma a piccoli sorsi.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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