icon/back Indietro Esplora per argomento

Sogni lucidi: ecco come scegliere cosa sognare di notte

Martina Valizzone | Psicologa

Ultimo aggiornamento – 18 Dicembre, 2017

Sogni lucidi: le tecniche per controllare i sogni

Se durante la notte siete riusciti a realizzare che stavate sognando, avete avuto quelli che in gergo vengono chiamati sogni lucidi (onironautica). Malgrado si tratti di episodi molto rari, sembrerebbe esistano diverse tecniche per renderli più frequenti.

Un gruppo di ricerca della University of Adelaide, in Australia, ha recentemente condotto uno studio allo scopo di affinare e validare alcune tecniche di sogni lucidi che – sia chiaro! – non hanno nulla a che vedere con l’interpretazione o il significato dei sogni. Scopriamo insieme di cosa si tratta.

Cosa sono i sogni lucidi

L’onironautica, ovvero la possibilità di fare sogni lucidi, è la capacità di riuscire a sognare e a guidare il sogno nella direzione da noi voluta, essendo consapevoli che si tratta per l’appunto di un sogno.

Un gruppo di ricercatori della University of Adelaide ha deciso di mettere alla prova alcune tecniche di onironautica allo scopo di valutare quali sono i metodi più efficaci per avere dei sogni lucidi. L’autore principale di questo studio, il dr. Denholm Aspy, ricercatore di psicologia in visita presso l’università australiana, ha chiarito gli intenti della ricerca: «Quello che ci interessa è arrivare a sviluppare tecniche efficaci che ci permettano di esplorare in maniera più approfondita i sogni, in particolare individuare i potenziali effetti benefici e le eventuali applicazioni dei sogni lucidi». 
 
Lo studio, pubblicato sulla rivista Dreaming, è stato condotto su un totale di 170 partecipanti, ai quali è stato chiesto di provare 3 tecniche diverse in grado di sollecitare gli episodi di sogno lucido. Vediamo quali.

Come fare sogni lucidi (ovvero imparare a controllare i sogni!)

La prima tecnica studiata dal gruppo di ricerca, prevedeva che i volontari effettuassero dei piccoli test di controllo della realtà in fase di veglia, nella speranza di innescare un’abitudine da riprendere durante il sonno. Gli è stato chiesto, ad esempio, di abituarsi, da svegli, a serrare le labbra ed inspirare: se nell’arco della notte avessero percepito la stessa posizione dei muscoli facciali, avrebbero potuto pensare per alcuni istanti di essere svegli.

La seconda tecnica richiedeva ai partecipanti di svegliarsi per alcuni minuti dopo cinque ore di sonno e poi di tornare a dormire, in modo da riaddormentarsi durante la fase REM del sonno, nella quale è più facile che si verifichino dei sogni.

La terza tecnica proposta consisteva nel mettere in pratica la seconda tecnica e di ripetere la seguente frase prima di riaddormentarsi: «La prossima volta che starò sognando, mi ricorderò che sto sognando» ed immaginare di stare avendo un sogno lucido. Questa terzo metodo denominato MILD (dall’inglese Mnemonic Induction of Lucid Dreams), sfrutta le capacità della memoria prospettica, ovvero la capacità che la nostra mente ha di appuntarsi cose da fare in futuro.

Prima dell’inizio dell’esperimento, è stato chiesto a tutti i partecipanti di tenere una sorta di diario per una settimana, dove annotare eventuali episodi di sogno lucido. Secondo quanto riportato, nella fase preliminare della ricerca, solo l’8% dei sogni era di tipo lucido.

Nella seconda settimana, i 170 partecipanti sono stati assegnati casualmente a uno di questi 3 gruppi, in base al tipo di tecnica di induzione che dovevano sperimentare: il primo gruppo doveva mettere in pratica la prima tecnica basata sulla verifica dei dati di realtà ambientali, il secondo gruppo doveva mettere in pratica la prima e la seconda strategia e per finire il terzo gruppo doveva nell’ordine controllare i dati ambientali, svegliarsi dopo cinque ore e applicare la tecnica MILD. Anche in questa fase è stato richiesto ai volontari di prendere nota del numero dei sogni lucidi fatti durante la settimana di sperimentazione.

Da un’attenta analisi dei diari dei volontari della seconda settimana della ricerca, è emerso come il terzo gruppo e quindi l’unione di tutte e tre le tecniche di sogni lucidi sia la metodologia più efficace nel sollecitarli, la cui percentuale di episodi nella seconda settimana è arrivata al 17 %. 
In particolare la terza tecnica, quella denominata MILD, ha portato a un incremento del 46% di sogni lucidi, rispetto alla sola strategia numero due, che prevedeva di svegliarsi e poi riaddormentarsi. I test di controllo basati su dati di realtà oggettivi della prima tecnica, invece, non hanno fornito alcun risultato significativo.

Un altro dato interessante è stato ottenuto dall’analisi della neurofisiologia del sonno dei partecipanti, che ha messo in evidenza come l’esperienza del sogno lucido non abbia alcuna influenza sulla qualità del sonno. Questo perchè durante il sogno lucido il nostro cervello è in una sorta di stato ibrido di veglia, il chè implica che la persona in quello stato non è completamente addormentata.

I possibili sviluppi di questa tecnica

Secondo Aspy e i ricercatori del gruppo di Adelaide, affinare le tecniche di sogni lucidi, potrebbe, nel prossimo futuro, fornire spunti interessanti per lo sviluppo di alcune tecniche utili al trattamento di alcuni disturbi molto severi ed invalidanti come il disturbo post traumatico da stress, andando ad esempio a ridurre gli episodi di incubi notturni, tipici di questa patologia.

Le possibili applicazioni e gli sviluppi di questa ricerca sono molto incoraggianti ma al momento l’obiettivo principale dei ricercatori rimane quello di «sviluppare tecniche efficaci in grado di facilitare l’induzione dei sogni lucidi in tutti i soggetti», come ha dichiarato Aspy.

Per le applicazioni dunque c’è tempo! E allora non ci resta che aspettare, presto potremmo forse essere in grado di sognare ciò che vogliamo.

Condividi
Martina Valizzone | Psicologa
Scritto da Martina Valizzone | Psicologa

Sono una psicologa dell'età evolutiva, con una specializzazione in psicoterapia sistemico relazionale. In ambito lavorativo, mi occupo principalmente di terapie individuali e familiari e, da qualche anno, di psicologia dell'educazione, lavorando alla progettazione e realizzazione di interventi psico-pedagogici in ambito scolastico ed extrascolastico.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
icon/chat