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Le nuove frontiere della chirurgia protesica

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

protesi: le nuove frontiere in campo protesico
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Quando si parla di protesi, ci si riferisce all’impianto di un’articolazione artificiale in sostituzione di una danneggiata. La chirurgia protesica articolare consente di percepire, dopo l’intervento, l’articolazione normale dal punto di vista funzionale.

Per rendere possibile ciò, è fondamentale l’impiego di materiali innovativi, in grado di adattarsi alla fisiologia delle strutture articolari.

Sono tanti i progressi ottenuti e documentati dalle evidenze dei risultati a medio e lungo termine negli interventi di protesi dell’anca e del ginocchio.

Chirurgia protesica: quali sono le novità?

I nuovi approcci di chirurgia protesica, le procedure anestesiologiche e le tecniche per il controllo del dolore mirano a minimizzare lo stress chirurgico e a incentivare il recupero post operatorio.

Le vere novità dell’intervento, infatti, non riguardano tanto i materiali, quanto la tecnica chirurgica messa in atto, ossia come viene applicata la protesi.

In passato, le protesi venivano applicate utilizzando una via di accesso laterale o una via di accesso post-laterale, per entrambe le modalità era indispensabile distaccare i muscoli dalla loro posizione per poi essere re-suturati. Il recupero dell’attività muscolare su un tendine inciso e poi ricucito può non essere completo, con la possibilità di causare zoppia.

La tecnica, detta “via anteriore mini-invasiva” non richiede, invece, il distacco del muscolo. L’intervento va eseguito attraverso un’incisione longitudinale, di circa 10 cm, sulla parte anteriore della coscia. In questo modo, i muscoli sono divaricati ma non staccati. Tra i vantaggi di questa tecnica:

  • riduzione del dolore post-operatorio;
  • ridotta perdita di sangue (senza particolare bisogno di trasfusioni);
  • rapida riabilitazione (il paziente, infatti, riprende a camminare già entro 24 ore);
  • ridotta possibilità di lussazioni post-operatorie.

GVM

Da cosa dipende la riuscita di un impianto protesico?

Per prima cosa, la riuscita di un impianto protesico è legata all’esperienza del chirurgo e della sua équipe.

Tra i punti più importanti per consentire un buon esito dell’intervento, troviamo:

  • Qualità della ricostruzione articolare
  • Qualità del tessuto osseo su cui impiantare la protesi
  • Qualità del processo riabilitativo
  • Imprevedibilità nel risultato della ricostruzione articolare

Quanto può durare una protesi?

Una protesi, solitamente, ha una durata di oltre dieci anni. I materiali utilizzati non sono immuni dall’usura e, dunque, non possono durare per sempre. Sono disponibili diversi materiali e la scelta di questi è legata all’età del paziente, al sesso, al peso e, non ultimo, allo stile di vita.

La durata di una protesi dipende anche dal tipo di attività svolta dal paziente dopo l’intervento. L’usura, infatti, si verifica dove c’è il movimento. È importante che il paziente si sottoponga a controlli periodici dell’impianto. Nel caso di segni di usura, si può intervenire per sostituire solo la porzione protesica che si sta rovinando.

A chi è sconsigliato l’intervento di chirurgia protesica?

La chirurgia protesica, solitamente, può essere eseguita sulla maggior parte di pazienti; particolare attenzione deve essere dedicata ai pazienti con problemi di obesità, in quanto il peso potrebbe compromettere il recupero post operatorio e, addirittura, danneggiare o rompere la protesi una volta che, in posizione eretta, si scarica il peso corporeo sugli arti inferiori.

Per questa ragione, è importante che il chirurgo valuti con il pazienti e con gli altri specialisti l’eventualità di una dieta adeguata, per diminuire e regolarizzare il peso corporeo.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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