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Ritenzione urinaria: quando tratteniamo la pipì senza saperlo (ma con tanto dolore)

Tania Catalano | Biologa

Ultimo aggiornamento – 12 Maggio, 2021

ritenzione urinaria: sintomi, cause e cure

Diciamoci la verità, a chi non è successo di dover trattenere la pipì? Un viaggio in macchina senza la possibilità di fermarsi, una conferenza o un esame, sono solo alcune delle imbarazzanti situazioni che ci potrebbero costringere a dover trattenere la pipì.

Ma quali sono le conseguenze dovute all’inibizione della minzione? Scopriamolo insieme, cercando anche di capire quando si è in presenza di ritenzione urinaria, una vera e propria patologia che ci porta a non svuotare mai completamente la vescica.

Lo stimolo della minzione

In età pediatrica, lo stimolo della pipì non è controllato volontariamente. Tra i due e i tre anni di vita iniziamo a essere in grado di controllare, mediante la nostra volontà, lo stimolo della minzione. Questo ci consente una buona dose di autonomia, ma trattenere le urine nella vescica per troppo tempo, quindi non assecondare il bisogno fisiologico di urinare quando lo si avverte, può creare diversi danni fisici.

Insomma, in una giornata dovremmo espellere urina diverse volte. In particolare, il numero di volte il cui il “bagno ci chiama” dipende anche dalla quantità di liquidi che ingeriamo.

Normalmente prima di avvertire lo stimolo di fare la pipì, la vescica di un individuo adulto può riempirsi per 400/500 millilitri, una quantità che riusciamo a trattenere volontariamente. Il segnale viene inviato dal cervello tramite il nervo pudendo, nell’attesa che ci sia un bagno a disposizione. Quando si raggiungono circa 800 millilitri non siamo più in grado di controllare lo stimolo e la vescica si svuota in automatico, portandoci a fare… la pipì addosso!

Cosa succede quando tratteniamo la pipì per troppo tempo

All’interno della vescica si trovano speciali recettori che regolano la minzione ed indicano quando il volume urinario è tale da doverla svuotare. Se qualcosa ci impedisce di andare in bagno (o se non ci vogliamo andare), il passaggio di urina nell’uretra viene impedito da un impulso nervoso che blocca gli sfinteri cilindrici presenti nella vescica.

Un comportamento di questo tipo non arreca problemi se sporadico. Ma trattenere sistematicamente la pipì può determinare non pochi problemi, tra cui:

  • Infezioni urinarie – L’urina trattenuta a lungo può esporre l’organismo alla proliferazione di batteri patogeni. Il principale responsabile della cistite, cioè l’infezione della vescica, è il batterio Escherichia coli.
  • Rottura della vescica -Raggiunta una certa quantità la vescica si svuota in maniera autonoma, ma se il comportamento diventa abitudinario c’è il rischio della rottura dell’organo a causa dell’indebolimento della muscolatura.

Non sempre, però, il trattenere la pipì è determinato dalla nostra volontà. Vediamo perché.

La ritenzione urinaria: sintomi, cause e cure

La ritenzione urinaria è l’incapacità di svuotare la vescica, e può essere acuta o cronica. È un disturbo più comune negli uomini tra i 50 e i 60 anni a causa dell’ipertrofia prostatica (ingrossamento della prostata). Anche una donna, però, può incorrere nella ritenzione urinaria, se la vescica si incurva o si sposta dalla posizione normale (cistocele) o esce al di fuori della posizione fisiologica a causa di un abbassamento della parte inferiore del colon (rettocele).

Le cause di ritenzione urinaria includono:

  • Ostruzione delle vie urinarie a causa di ipertrofia prostatica o calcoli alla vescica
  • Infezioni urinarie che causano gonfiore o irritazione
  • Disturbi dei nervi che interferiscono con i segnali tra il cervello e la vescica
  • Farmaci
  • Stitichezza
  • Stenosi uretrale o muscolatura debole della vescica

Tra i sintomi di ritenzione urinaria acuta troviamo grave disagio e dolore, urgente bisogno di urinare ma impossibilità di svuotare l’organo. I sintomi cronici di ritenzione urinaria sono disagio lieve ma costante, difficoltà nell’iniziare il flusso di urina, flusso debole, il bisogno di andare in bagno frequentemente o la sensazione che sia ancora necessario tornare al bagno dopo aver finito.

I test per diagnosticare la ritenzione urinaria comprendono:

  • Prelievo di un campione di urina
  • Scansione della vescica
  • Cistoscopia
  • Radiografia
  • TAC
  • Esami del sangue per antigene prostatico specifico (PSA)
  • Test del campione di fluido prostatico
  • Test urodinamici per misurare la capacità della vescica di svuotarsi costantemente e completamente

La cura per la ritenzione urinaria include la cateterizzazione, il trattamento idoneo per l’ipertrofia prostatica ed eventualmente la chirurgia. Insomma, trattenere la pipì (volenti o nolenti) non fa bene.

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Tania Catalano | Biologa
Scritto da Tania Catalano | Biologa

Sono laureata in Scienze Biologiche e sto per conseguire la laurea Magistrale in Biologia Sanitaria e Cellulare Molecolare. Nei lavori di stage presso diversi laboratori di analisi biochimico cliniche ho approfondito la diagnostica clinica e immunologica. Mi occupo di giornalismo medico scientifico e approfondisco spesso la relazione tra nutrizione e patologie cronico-degenerative.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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Tania Catalano | Biologa
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