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Un tetraplegico muove le mani dopo un intervento rivoluzionario

Simona Fenzi | Blogger

Ultimo aggiornamento – 26 Aprile, 2016

È balzato alle cronache il caso di un giovane, diventato tetraplegico a seguito di un incidente subacqueo, che è riuscito di nuovo usare la sua mano destra, grazie a un dispositivo inserito nel suo cervello. Questo miracolo è avvenuto grazie ai ricercatori della Ohio State University, Wexner Medical Center.

Il co-autore dello studio, il dottor Chad Bouton, afferma come siano state ricollegate nuovamente le registrazioni neurali, che sono alla base della trasmissione del segnale che permette il movimento del corpo.

Il paziente, curato con questa tecnica, si chiama Ian Burkhart e ha 24 anni e, dallo scorso ottobre, ha recuperato parzialmente l’uso di mani e braccia.

Su di lui è stata usato un nuovo dispositivo, chiamato NeuroLife, che è un sistema di elettrodi che invia segnali fino all’arto paralizzato, tramite connessioni al di fuori del corpo. Per poter fare ciò, i ricercatori hanno registrato i segnali neurali di una persona con paralisi della corteccia motoria, per poter decifrare i segnali che corrispondevano a ogni singolo movimento.

Nel corso di un decennio, questi segnali sono stati convertiti in algoritmi, progettati per comprendere questi impulsi neurali, che sono poi stati usati per creare il NeuroLife.

Una delle estremità di questo dispositivo è stata impiantata nel cervello di Burkhart, tramite un intervento chirurgico, mentre l’altra è stata collegata al suo braccio destro, tramite cavetti, che scendevano lungo il braccio stesso. In tal modo, si è andati a escludere la parte di midollo spinale danneggiata. Nel 2014, Ian è riuscito ha aprire e chiudere la mano, soltanto pensando all’azione da compiere. Adesso i progressi sono stati molti, specialmente nei movimenti di finezza, al punto che riesce a giocare anche al videogioco Guitar Hero.

Questo studio potrebbe essere usato in futuro per salvare le vittime di ictus e quelle con danni cerebrali.

Il trapianto di cervello è possibile? Uno sguardo al futuro…

Quando si hanno una persona con un cervello attivo e funzionale, ma con un corpo inutile e una nella situazione esattamente opposta la soluzione perfetta potrebbe essere quella di ricorrere a un trapianto di cervello. Purtroppo, però, questa soluzione non è possibile perché, una volta mozzati i nervi e i ricettori neurali, questi non possono essere ricollegati nel nuovo corpo e tutto andrebbe a deteriorarsi e morire.

Ma se il corpo paralizzato non ha alte patologie, si potrebbe usare il suo cervello per creare un avatar, una creatura robotica che vada a fare le cose per lui. Un dispositivo di questo genere è in uso con delle scimmie.

In Israele, si sta usando invece il ReWalk, un esoscheletro che può essere indossato da un paraplegico per compiere movimenti, come salire le scale.

La sperimentazione nel campo dei trapianti di cervello ha una storia molto lunga. Robert White, nel 1970, ha trapiantato due teste di scimmie. Dopo aver decapitato i due animali, ha ricucito la testa di una sul corpo dell’altra e questa è sopravvissuta per 8 giorni. Naturalmente, non riusciva a muoversi, ma era ancora capace di sentire, percepire gli odori, mangiare e seguire gli oggetti col lo sguardo. Era reattiva al punto che aveva persino provato a mordere un ricercatore. Nel 1998, un team di chirurghi ha trapiantato cellule cerebrali in pazienti colpiti da ictus; dopo un anno 3 di questi hanno avuto miglioramenti nel camminare e nella forza negli arti.

A chi si chiede come sia possibile mantenere vitale il corpo per tutto il tempo che sarebbe necessario per compiere un’operazione così lunga e complessa, la risposta sta tutta nel raffreddamento del corpo stesso, per permettere alle cellule di non morire, come già accade anche nelle altre forme di trapianto.

La questione più grande che fa capo a un trapianto di cervello, quando questo diventerà una realtà, sarà soprattutto legata a qualcosa di etico; nella mente di ognuno di noi è ancora troppo raccapricciante l’idea di togliere un cervello da una testa per trapiantarlo in un altro corpo.

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Scritto da Simona Fenzi | Blogger

La scrittura mi ha sempre accompagnata durante ogni fase della mia vita, prima per imparare adesso per diffondere un messaggio. Su Pazienti.it cerco di trasmettere come possiamo prenderci cura di noi ogni giorno, seguendo la regola che volersi bene aiuta a vivere meglio.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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