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Che cosa fare in caso di nausea e debolezza?

Dopo una mattinata in cui stavo molto bene, nel pomeriggio, al risveglio dal classico riposino, ho avuto la sensazione di gambe molto pesanti e stanche, come avviene dopo una lunga camminata e insieme a questo disturbo avevo una lieve sensazione di malessere generale, compreso un modesto senso di nausea. Modesto per il fatto che poi ho cenato regolarmente senza problemi, ma la sensazione è rimasta fino a tardi. Senso di vertigine leggero e leggero è stato anche il mal di testa successivo. Insomma niente di particolarmente grave, ma il mio carattere molto ansioso mi ha fatto pensare ai prodromi dell'infarto, dell'ictus e di tutte le patologie annesse e connesse al cuore anche al cervello. Sto prendendo la Cardioaspirina 100 e il medico, avendo fatto il controllo cardiaco e la tac cerebrale, non ritiene necessario per ora fare altro. Ho delle extrasistole e i vari ecg e ecodoppler sono considerati dai medici tutti “quasi” nella norma, ma a me è proprio quel “quasi” che mette in allarme. Secondo lei, cosa dovrei fare, oltre che cercare di stare più tranquillo?

Risposta

Nausea e debolezza sono sintomi estremamente aspecifici, presenti in una grande quantità di situazioni sia para-fisiologiche sia patologiche.

Per la nausea, possiamo prendere in considerazione cause inerenti l'apparato gastroenterico (gastrite, ipotonia muscolare dello stomaco, insufficiente secrezione di acido cloridrico, reflusso gastroesofageo, reflusso duodenobiliare, colelitiasi), facilmente indagabili con un'attenta anamnesi (modalità e tempi di insorgenza della nausea, rapporti cronologici con i pasti e le fasi digestive); oppure situazioni di tipo otoiatrico (labirintiti e labirintosi, sindrome di Menière); infine, alterazioni della colonna cervicale, che comportino contratture muscolari anomale e alterazioni della fisiologica curvatura della stessa.

È anche vero che la nausea può essere l'unico sintomo di una ischemia acuta che interessa la superficie diaframmatica del cuore (IMA inferiore); la diagnosi differenziale si fa con un'accurata anamnesi da parte del medico, un attento esame obiettivo e, se necessari, esami clinici, ematochimici e strumentali (Ecg).

La debolezza è più difficilmente inquadrabile, specie se compare improvvisamente: in tal caso, è opportuno valutare i parametri emodinamici (pressione arteriosa e frequenza cardiaca), valutare il possibile intervento di reazioni vagali (che comportano bradicardia e calo pressorio) e prendere in considerazione variazioni dell'emocromo (conta dei globuli rossi, emoglobina, ematocrito); fra i parametri ematochimici da indagare, le variazioni degli elettroliti (potassio, calcio, magnesio) e della glicemia.

In caso di sintomatologia prolungata o persistente, è opportuno valutare la funzionalità tiroidea e surrenalica. 

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Risposta a cura di
Dr. Claudio Valerio  Santini Medico Chirurgo
Dr. Claudio Valerio Santini
cardiologo
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