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Leucotomia (lobotomia)

Neurochirurgia
Leucotomia (lobotomia)

Che cos'è la leucotomia

La lobotomia, detta anche leucotomia, è un'operazione neurochirurgica che prevede l'interruzione delle connessioni nel lobo prefrontale del cervello. La lobotomia è sempre stata un'operazione controversa, ma in passato è stata ampiamente praticata per più di vent'anni come trattamento della schizofrenia, della depressione maniacale e del disturbo bipolare, oltre che per altre malattie mentali.

Lobotomia è stato per lungo tempo un termine generico per indicare una serie di operazioni che  danneggiano il tessuto cerebrale per curare la malattia mentale, come ha affermato il dottor Barron Lerner, uno storico delle medicina e professore presso il NYU Langone Medical Center di New York. 

Come è nata e si è sviluppata la lobotomia

I medici hanno iniziato a manipolare il cervello per calmare i pazienti alla fine del 1880, quando il medico svizzero Gottlieb Burkhardt ha iniziato a rimuovere parti della corteccia dei cervelli dei pazienti con allucinazioni uditive e altri sintomi di schizofrenia, rilevando che l'intervento li calmava (anche se un paziente morì e un altro si suicidò dopo la procedura).

Il neurologo portoghese António Egas Moniz è considerato l'inventore della lobotomia, per la quale ha condiviso il Premio Nobel per la Fisiologia o la Medicina nel 1949 (in seguito, è stato creato un movimento per revocare il premio, senza successo).

Il neuroscienziato di Yale John Fulton e il suo collega Carlyle Jacobsen avevano eseguito alcune procedure di lobotomia su scimpanzé nel 1935. Moniz e il suo collega Almeida Lima eseguirono i primi esperimenti umani poco dopo nello stesso anno. I lobi frontali vennero presi di mira dagli studiosi a causa della loro associazione con il comportamento e la personalità.

Moniz valutò questo trattamento come un successo per i pazienti affetti da condizioni come la depressione, la schizofrenia, attacchi di panico e maniacali, secondo un articolo pubblicato nel 2011 sul Journal of Neurosurgery. Ma queste operazioni avevano gravi effetti collaterali, tra cui l'aumento della temperatura, il vomito, l'incontinenza della vescica e dell'intestino e problemi agli occhi, nonché apatia, letargia e sensazioni anormali di fame, tra le altre. La comunità medica inizialmente era critica nei confronti procedura, tuttavia i medici iniziarono a utilizzarla in diversi Paesi in tutto il mondo. 

Come veniva effettuata la lobotomia (leucotomia)

Le prime procedure venivano effettuate praticando un buco nel cranio e iniettando etanolo nel cervello per distruggere le fibre che collegano il lobo frontale ad altre parti del cervello. Più tardi, Moniz introdusse uno strumento chirurgico chiamato leucotomo, composto di un tre quarti a punta smussata che, quando viene ruotato, crea una lesione circolare nel cervello. I medici italiani e americani furono primi ad adottare la lobotomia. I neurochirurgici americani Walter Freeman e James Watts adattarono la tecnica di Moniz per creare la cosiddetta tecnica "Freeman-Watts" o la "lobotomia prefrontale standard di Freeman-Watts".

Lo psichiatra italiano Amarro Fiamberti sviluppò invece per la prima volta una procedura che prevedeva l'accesso ai lobi frontali attraverso gli occhi, che ispirò Freeman a sviluppare la lobotomia transorbitale nel 1945, un metodo che non richiedeva un chirurgo e una sala operatoria tradizionali.

La tecnica prevedeva l'utilizzo di uno strumento chiamato orbitoclasto, un punteruolo da ghiaccio modificato, che il medico inseriva attraverso lo strato orbitale appena sopra la palpebra del paziente con un martello. Spostando poi lo strumento lateralmente era possibile separare i lobi frontali dal talamo, la parte del cervello che riceve e trasmette l'input sensoriale. 

Leucotomia oggi

Al giorno di oggi la leucotomia così come è stata descritta è fuorilegge ed è stata vietata dall’OMS in quanto le nuove terapie mediche Psichiatriche hanno maggior efficacia e meno effetti collaterali e sono meno invasive e con meno rischio di morte.

Attualmente vi è in attivo solo un tipo di leucotomia che serve come terapia dell’epilessia e che viene chiamata leucotomia temporale anteriore e che crea una disconnessione tra il lobo temporale (sede dell’attivazione dell’epilessia) e il resto del cervello.

Effetti della lobotomia

Circa 50.000 lobotomie sono state eseguite negli Stati Uniti e Freeman stesso ha eseguito tra 3.500 e 5.000 operazioni.

Mentre una piccola percentuale di persone sembrava migliorata o rimasta la stessa, per molte persone la lobotomia ha avuto effetti negativi sulla personalità, l'iniziativa, le inibizioni, l'empatia e la capacità di essere autosufficienti. “L'effetto collaterale principale a lungo termine è stato il malessere mentale”, ha detto Lerner. Lerner disse inoltre che le persone non erano più in grado di vivere in modo indipendente e avevano perso le loro personalità.

Gli istituti come i manicomi hanno svolto un ruolo fondamentale nella diffusione della lobotomia. All'epoca c'erano centinaia di migliaia di ospedali psichiatrici e manicomi, sovraffollati e caotici. Eseguendo la lobotomia sui pazienti indisciplinati, i medici potevano mantenere il controllo sull'istituzione, ha detto Lerner.

Questo è esattamente ciò che accade nel romanzo e nel film "Qualcuno volò sul nido del cuculo", il cui protagonista Randall Patrick McMurphy, un uomo sconcertante ma sano che vive in un ospedale psichico, è sottoposto a una lobotomia che lo lascia muto e assente.

La pratica cominciò a essere accantonata a metà degli anni '50, poiché gli scienziati svilupparono farmaci antipsicotici e antidepressivi che erano molto più efficaci. Al giorno d'oggi infatti la malattia mentale viene trattata principalmente con farmaci. Nei casi in cui le droghe non sono efficaci, le persone possono essere trattate con terapia elettroconvulsiva, una procedura che prevede il passaggio di correnti elettriche attraverso il cervello per innescare un breve attacco epilettico.

La giorno d'oggi la lobotomia non viene quasi più eseguita e la rimozione di aree cerebrali specifiche è adottata sono in casi molto rari per trattare pazienti per i quali tutti gli altri trattamenti sono falliti.

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Dr. Carlo Valtulina Medico Chirurgo
Dr. Carlo Valtulina
neurochirurgo

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