La terapia fotodinamica è un trattamento che utilizza un farmaco, chiamato fotosensibilizzatore o agente fotosensibilizzante, e un particolare tipo di luce. Quando il fotosensibilizzatore è esposto ad una specifica lunghezza d’onda, produce una forma reattiva dell’ossigeno che uccide le cellule vicine. Ogni fotosensibilizzatore è attivato da un raggio luminoso ad una specifica lunghezza d’onda. Quest’ultima determina quanto può penetrare il raggio luminoso attraverso i tessuti corporei. Di conseguenza, in base all’area da trattare si usa una diversa lunghezza d’onda.
La sorgente luminosa utilizzata è solitamente un laser, ma si può utilizzare anche un diodo luce-emittente (LED). Introducendo un cavo a fibra ottica con luce laser in un endoscopio, è possibile trattare alcuni tumori degli organi interni (come polmone o esofago); la luce del LED, invece, è usata per il trattamento di tumori cutanei.
La tecnica è stata di recente impiegata anche per il trattamento di malattie cutanee non tumorali, soprattutto per la psoriasi. La psoriasi e altre condizioni dermatologiche come la dermatite atopica, tuttavia, sono più comunemente trattate con la fototerapia con radiazione UVB a banda stretta. I risultati sperimentali ottenuti con la fototerapia dinamica però sono incoraggianti anche per il trattamento di:
L’invecchiamento cutaneo solitamente è trattato con laserterapia e consente la produzione di collagene, che rimpolpa la pelle e distende le rughe. Il fotoringiovanimento cutaneo è un’alternativa al fill di acido ialuronico.
Anche in altri ambiti fototerapia dinamica sembra produrre buoni risultati, come per il trattamento della degenerazione maculare. La degenerazione maculare è un’alterazione progressiva della macula cioè la regione centrale della retina, e viene diagnosticata tramite l’esame della macula con lampada a fessura e tecniche di imaging come la fluorangiografia.
Per il trattamento del cancro, l’agente fotosensibilizzante è iniettato nel circolo sanguigno o applicato con una crema e assorbito dalle cellule, ma nelle cellule cancerose esso permane più a lungo. Nelle 24-72 ore successive all’iniezione del farmaco o nelle 2-3 ore successive in caso di applicazione topica, avviene l’esposizione al raggio luminoso.
Il tempo d’attesa è necessario ad assicurarsi che le cellule non tumorali abbiano eliminato il farmaco. Nelle cellule tumorali, invece, la luce attiva il fotosensibilizzatore e viene prodotta una forma reattiva dell’ossigeno che è in grado di:
Alcuni dei farmaci più utilizzati sono:
La fototerapia dinamica non è una terapia intensiva, poiché il trattamento è ripetuto solo nei casi di tumori di maggiore spessore.
Con questo tipo di terapia si possono trattare tumori e lesioni pre-neoplastiche (come la displasia di alto grado dell’esofago e la cheratosi attinica). I tumori che possono essere trattati sono quelli di:
La tecnica è in sperimentazione clinica anche per altri tipi di tumore, come quelli della prostata, dello stomaco e dell’intestino. La ricerca continua anche tentando di rendere più penetrante e specifica la terapia, così da trattare tumori più profondi o di dimensioni maggiori e limitare ulteriormente gli effetti dannosi sulle cellule sane.
Attualmente, per diversi tipi di tumori del sangue è in sperimentazione un tipo di terapia fotodinamica: la fotoforesi extracorporea. In questo tipo di terapia, un macchinario:
Si ritiene inoltre che la tecnica possa essere utile anche per ridurre il rigetto dopo trapianto.
Tuttavia, la tecnica ha alcuni limiti:
I pazienti trattati con porfimero di sodio dovrebbero evitare l’esposizione diretta e l’illuminazione interna intensa per almeno 6 settimane poiché il farmaco tende a rendere cute e occhi più sensibili alla luce.
Con i diversi farmaci impiegati è possibile che si produca qualche danno anche ai tessuti normali limitrofi al tumore, causandone:
Altri effetti collaterali temporanei sono dovuti alla zona di applicazione della terapia, e sono stati descritti: