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10 modi per prevenire un infarto

Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche

Ultimo aggiornamento – 14 Febbraio, 2020

Infarto: alcune regole per prevenirlo e ridurre i rischi

Purtroppo, linfarto è una delle cause di mortalità più diffusa in tutto il mondo. Il rischio è fortemente correlato a tre fattori:

  • Stato di salute
  • Ereditarietà
  • Età

Non solo. I soggetti con patologie cardiache sono più esposti rispetto ad altri al rischio di infarto, così come coloro che hanno un età ormai avanzata.

Infine, è sempre importare dare un’occhiata alla propria storia familiare, per capire se vi è una maggiore o minore propensione al rischio di essere sorpresi da un attacco di cuore.

Vi è poi un interessante novità. Se è vero è che, nel complesso, il numero di infarti che si registra durante l’estate è più basso, occorre però considerare che, almeno fino allarrivo della primavera, sarà meglio prestare attenzione alle ore notturne.

A partire dalle 18 e fino alle 6 della mattina, infatti, le probabilità di avere un infarto sarebbero più alte rispetto al resto della giornata. È uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association ad affermarlo.

Cerchiamo di capirne di più.

Infarto? Attenzione alle ore notturne

Come abbiamo visto, l’indicazione relativa alle ore notturne emerge da uno studio che è stato capace di certificare un aumento dei casi più gravi di infarto proprio in questi momenti della giornata. In particolare, si tratta degli attacchi di cuore in cui si registra l’ostruzione di una coronaria fino all’arresto totale del flusso sanguigno nel tessuto cardiaco. Nel gergo, si parla di infarto Stemi: in questi casi, infatti, nell’elettrocardiogramma si registra un’alterazione nota come «sopraslivellamento del tracciato nel tratto denominato ST».

Si tratta del primo studio che indaga lo spostamento del numero di infarti dal giorno alla notte nel periodo più caldo nell’anno. Sarebbe l’intensità della luce, piuttosto che la sua durata, a determinare questa variazione nel rapporto tra infarti nelle ore diurne rispetto a quelle notturne.

Le conseguenze? Piuttosto gravi, stando alle parole del dr. Enrico Ammirati, cardiologo del De Gasperis Cardio Center dell’ospedale Niguarda di Milano, tra gli autori dello studio. «Se un numero maggiore di infarti avvengono durante la notte, potrebbe potenzialmente esserci un ritardo maggiore tra il momento in cui ci si rende conto di avere un infarto e l’arrivo in ospedale per ricevere le cure appropriate». Ovviamente, «saranno necessarie nuove ricerche che confermino tale osservazioni».

Nel frattempo, però, una cosa rimane certa. Dei piccoli accorgimenti per provare a prevenire un infarto, ci sono. Eccoli.

Prevenire l’infarto è possibile: ecco come

Insomma, ecco alcune semplici regole che, se applicate costantemente, potrebbe aiutare a ridurre notevolmente il numero di decessi per infarto:

  1. Consapevolezza del proprio stato di salute – Bisogna sottoporsi a controlli medici periodici per poter verificare la presenza di determinate patologie, soprattutto a carico del cuore, e individuare nel breve tempo il relativo trattamento.
  2. Non fumare Il fumo, come sempre, è il nemico numero uno della nostra salute. I soggetti fumatori sono più esposti rispetto ad altri a malattie cardiache, polmonari e vascolari e al conseguente rischio di infarto. Da non sottovalutare gli effetti del fumo passivo: esposizioni costanti a fumo di terzi risultano altrettanto gravi quanto il fumo attivo.
  3. Ipertensione – La pressione sanguigna alta si annovera come fattore di rischio primario. Essa opera “silenziosamente”, ovvero senza particolari sintomi e manifestazioni, provocando la lacerazione dei vasi sanguigni ed esponendo il paziente al rischio di infarto. Una persona soffre di ipertensione (cioè è ipertesa), quando: la pressione arteriosa minima (o pressione diastolica) supera “costantemente” il valore di 90 mm/Hg e la pressione arteriosa massima (o pressione sistolica) supera “costantemente” il valore di 140 mm/Hg. Controlli periodici della pressione sanguigna possono aiutare a definire terapie idonee per casi di ipertensione. Il rischio di pressione sanguigna alta è maggiore nei soggetti più adulti e in quelli con una storia famigliare in cui si registrano casi similari.
  4. Colesterolo – L’eccessiva presenza di lipidi è terreno fertile per il colesterolo cattivo (LDL). In questi casi è bene seguire una terapia, opportunamente prescritta, volta a reintegrare i livelli di colesterolo “buono” (HDL).
  5. Alimentazione – Come sempre, l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale nella determinazione del nostro stato di benessere. In America le morti per infarto sono nettamente superiori rispetto ad altri Stati, a causa dell’elevato numero di soggetti obesi. Un’alimentazione a base di verdure, pesce, carni magre, cereali e a basso contenuto di grassi, una notevole riduzione degli eccessi e del consumo di cibi raffinati e unequa distribuzione del cibo durante la giornata, sono fattori rilevanti per ridurre il rischio di infarto.
  6. Attività fisica – A una sana alimentazione occorre sempre associare una attività fisica costante. Dedicarsi a uno sport, o semplicemente camminare per qualche chilometro ogni giorno, permette di controllare il proprio peso bruciando un numero sufficiente di calorie, mantenere attivo il proprio metabolismo e tenere sempre allenato il cuore.
  7. Controllare lo stress – Stati di ansia e tensione a cui giornalmente siamo sottoposti possono avere effetti collaterali disastrosi. Mantenere sotto controllo i propri nervi è condizione necessaria per ridurre il rischio di infarto. Dedicarsi ad un hobby, leggere un libro, uscire con gli amici, organizzare una cena possono essere delle semplici azioni quotidiane che aiutano a gestire le proprie emozioni.
  8. Diabete – I soggetti diabetici sono maggiormente esposti al rischio di infarto. Seguire una terapia ad hoc e una sana alimentazione, opportunamente prescritte da un medico, sono presupposti importanti per limitare il rischio di arresto cardiaco.
  9. Farmaci – Bisogna sempre verificare, unitamente al proprio medico, eventuali effetti collaterali dei farmaci assunti e non procedere al consumo di farmaci in autonomia. Alcuni farmaci, tra cui quelli per controllo dei livelli di colesterolo o quelli per controlli livelli pressione, se non assunti secondo determinate prescrizioni possono avere effetti gravosi sulla salute dell’individuo.
  10. Riconoscere i sintomi dell’infarto – Imparare a riconoscere un infarto può salvare la propria vita e quella degli altri. Generalmente l’infarto si manifesta con un forte dolore nella zona centrale del petto che si irradia nella zona sinistra del corpo (braccio, polso e spalla), spesso accompagnato da febbre, vertigini e nausea. Al primo manifestarsi dei sintomi è bene chiedere subito aiuto.

Purtroppo, la disinformazione sul proprio stato di salute e uno stile di vita poco salutare spesso hanno effetti fatali. Come si evince dall’elenco precedente, sono sufficienti piccole e sane abitudini quotidiane per limitare l’esposizione al rischio di infarto. La parola d’ordine è sempre prevenzione: impariamo a volerci più bene e a prenderci cura di noi stessi!

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Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche
Scritto da Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche

Da sempre interessata alla divulgazione scientifica e con un'implacabile sete di conoscenza che vorrei condividere, sono Biologa, laureata in Biotecnologie Mediche e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche. Svolgo sia attività libero professionale di Biologo Nutrizionista sia attività di ricerca, presso l’Università "La Sapienza" di Roma.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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