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Aborto spontaneo: i fattori di rischio

Vincenzo Russo | Blogger

Ultimo aggiornamento – 15 Dicembre, 2022

Il termine aborto spontaneo è comunemente utilizzato per indicare un’interruzione della gravidanza, entro la ventesima settimana, che avviene per cause naturali.

Stando ai dati riportati dall’American College of Obstetricians and Gynecologists è la causa più diffusa di interruzione di gravidanza con una percentuale variabile dal 10 al 25 %. Gli aborti spontanei in seguito a fecondazione artificiale, da soli, rappresentano oltre il 50% del totale.

La causa più frequente di aborto spontaneo nel primo trimestre è un’anomalia cromosomica, che impedisce al feto di svilupparsi normalmente. Durante il secondo trimestre sono invece i problemi dell’utero o della cervice che possono provocare l’aborto.

Altre possibili cause di aborto spontaneo sono [1]:

  • abuso di droga e alcol
  • fumo
  • esposizione a tossine ambientali
  • patologie infettive
  • obesità
  • malattie sistemiche gravi della madre, come il diabete non controllato
  • età avanzata

Chi è a rischio?

Sono soprattutto le donne affette da una patologia conosciuta come sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), che causa problemi nella fase di ovulazione e porta a un aumento di 3 volte del rischio di aborto spontaneo.

La percentuale di rischio è correlata anche all’età della donna, nella maggior parte delle donne sane la media è del 15% circa: all’aumentare dell’età della madre aumenta il rischio. Secondo le tabelle, le donne di età superiore ai 35 anni hanno il 15% circa di probabilità di abortire. Tra i 35 e i 45 anni la percentuale sale al 20-35%, oltre i 45 anni, la percentuale di aborti spontanei può arrivare fino al 50%.

Sotto il profilo statistico, avere già avuto aborti spontanei non aumenta in modo significativo le percentuali di rischio [2].

Sintomi dell’aborto spontaneo

feto

Molto dipende dalla settimana in cui l’evento si verifica e dalla tipologia, vale a dire se l’aborto è definibile come completo, cioè con l’espulsione dell’embrione e della placenta, o incompleto, quando l’espulsione non è totale ed è richiesto un intervento medico.

Se l’aborto si verifica entro le prime 6 settimane, il processo abortivo spesso è del tutto simile a un ciclo mestruale molto consistente. Può essere accompagnato da piccole dolenzie o leggeri crampi. Non è distinguibile da una normale emorragia mestruale, se non per la possibile presenza di piccoli coaguli di sangue.

Gli aborti spontanei più diffusi si verificano tra la sesta e la tredicesima settimana e, nell’80% dei casi, si tratta di aborti completi.

In questo caso, la sintomatologia può essere significativamente dolorosa, soprattutto mal di schiena, nella fase precedente, crampi durante l’espulsione e materiale emorragico con coaguli di dimensioni consistenti, da 3 a 5-6 cm di diametro.

In circa il 20% dei casi, il sanguinamento non accenna a terminare. Questo sintomo indica che si tratta di un aborto spontaneo incompleto e sarà necessario un intervento medico per portare a termine il processo ed espellere tutto il materiale abortivo. Va ricordato che un embrione di 13 settimane può essere lungo fino a 10 cm ed essere espulso con maggiori difficoltà.

Gli aborti che intervengono nelle settimane successive, dalla 14esima alla 20esima, sono, spesso, incompleti perché tanto il feto che la placenta sono molto più sviluppati. In questi casi, è sempre molto importante prevedere un intervento medico con la massima urgenza, senza aspettare che i dolori o il sanguinamento diminuiscano. Un aborto spontaneo in questo periodo avviene, il più delle volte, in modo improvviso e asintomatico [3].

Il fumo come fattore di rischio

È stato accertato da diverse ricerche, tra le più recenti quella giapponese dell’Università di Osaka, che il fumo è un importante fattore di rischio per l’aborto spontaneo. L’aumento del rischio è correlato al numero di sigarette fumate e, per donne che fumano 20 sigarette al giorno, è stato trovato un aumento del rischio di aborto spontaneo, nelle prime 12 settimane, di oltre il 100% rispetto alle non fumatrici [4].

Il sesso come fattore di rischio

Anche se fin quasi alla fine del XX secolo (rapporto della 13esima edizione del seminario internazionale di ginecologia del 1980) si pensava che i rapporti sessuali dovessero essere rigorosamente proibiti durante la gravidanza, non ci sono prove a sostegno di questa tesi che, anzi, è stata sempre più contestata e negata.

Ancora oggi, la questione è controversa e preoccupa ancora molte coppie in attesa di un bimbo, anche se la maggior parte dei ginecologi tende a ritenere superata questa convinzione e consiglia una certa prudenza solo nelle prime settimane in caso di gravidanze a rischio con accertata minaccia d’aborto [5].

Prevenzione con metodi naturali dell’aborto spontaneo

bambino

Le terapie preventive naturali detossificanti tendono a ridurre il rischio di problemi di salute durante la gravidanza e rafforzare gli strumenti che favoriscano la crescita dell’embrione e dell’ambiente in cui vive [6].

Ecco alcuni consigli:

  • Prepararsi al concepimento: preparare il proprio corpo al concepimento vuol dire, prima di tutto, ripulirlo dalle tossine che contiene. Smettere le abitudini dannose, fumo e alcol in primis, detossificare il fegato, il cui apporto sarà fondamentale per la salute, effettuare attività fisica tonificante e rilassante.
  • Dieta per la fertilità: la dieta è lo strumento chiave ed è necessario adottare una dieta idonea per rendere il proprio corpo più sano e più predisposto al concepimento. Una dieta di questo tipo è necessaria per la vitalità degli ovociti, mantenere e migliorare l’equilibrio ormonale, avere una placenta più sana che favorisca il miglior flusso dei nutrienti per l’embrione.
  • Migliorare l’apporto di principi nutritivi: una dieta equilibrata e completamente naturale, ricca di fibre e nutrienti facilmente digeribili rafforzerà l’organismo, facilitando l’accoglimento dell’embrione e lo sviluppo del feto. Soprattutto devono essere garantite le giuste quantità di vitamina E, B6, B12 e di acido folico, attraverso l’assunzione di alimenti che ne siano ricchi e, eventualmente, con integratori alimentari specifici. Livelli appropriati di queste vitamine contribuiscono a diminuire il rischio di aborto spontaneo, mantenendo bassi i livelli di omocisteina. Anche gli Omega 3 sono molto importanti per la fertilità, in quanto aiutano a mantenere l’equilibrio ormonale e sono naturalmente antiflogistici.
  • Massaggio addominale: l’utero e la gamba sinistra condividono la stessa arteria principale ed è necessario favorire il miglior afflusso di sangue verso l’utero. Sono quindi da evitare sia gli stati di stress, in cui il sangue viene convogliato soprattutto verso il cervello, che la sedentarietà, che non permette la giusta circolazione sanguigna. È necessario fare un’attività fisica quotidiana, rapportata al proprio organismo, e può essere utile affidarsi ai cosiddetti “massaggi di auto fertilità”, che favoriscono l’afflusso di sangue verso l’utero, effettuati da massaggiatori esperti in queste tecniche o in massaggi addominali.
  • Integratori naturali: integratori e supplementi a base vegetale con la presenza di erbe indicate nel contrastare gli stati di debolezza generale, astenia, disturbi ormonali. Vanno assunti sotto controllo medico.

Aborto spontaneo: come trattarlo

Poiché non è possibile alcuna forma di prevenzione, i medici raccomandano di prestare molta attenzione a tutti i possibili sintomi.

Non solo sanguinamento, ma anche sintomi meno facilmente riconducibili a una minaccia d’aborto, come improvviso disorientamento o stato confusionale, respiro affannoso, nausea, devono indurre la donna a rivolgersi urgentemente a un medico o recarsi al pronto soccorso.

Dopo quanto tempo da un aborto si può fare l’amore?

E’ un argomento ancora molto controverso. Non va considerato soltanto il lato fisico, il tempo necessario perché l’organismo si riprenda dallo shock ma, nella maggior parte dei casi è forse ancora più importante l’aspetto emotivo, la reazione della donna che ne è stata vittima.

Tecnicamente, il periodo di sicurezza, soprattutto per evitare possibili infezioni uterine, varia da 2 settimane a 2 -3 mesi, dipende dal tipo d’aborto e dal fisico della donna. L’aspetto emotivo è, invece, molto meno definibile e può durare anche molto più a lungo e, in alcuni casi, richiedere una terapia di sostegno.

Le possibilità di un nuovo concepimento riprendono dopo l’arrivo del primo ciclo, in genere 4 settimane dopo l’evento abortivo [7].

Fonti

[1] Miscarriage http://www.nlm.nih.gov/medlineplus/ency/article/001488.htm

[2] Understanding miscarriage http://www.babycenter.com/0_understanding-miscarriage_252.bc

[3] Miscarriage and Exposure to Tobacco Smoke http://www.medscape.com/viewarticle/822558

[4] Sex during pregnancy: What’s OK, what’s not http://www.mayoclinic.org/healthy-lifestyle/pregnancy-week-by-week/in-depth/sex-during-pregnancy/art-20045318

[5] 5 Steps To Decreasing the Chance of Recurrent Miscarriages http://natural-fertility-info.com/preventing-miscarriage

[6] Miscarriage – Home Treatment http://www.webmd.com/baby/tc/miscarriage-home-treatment

[7] Sex After Miscarriage http://www.pregnancycorner.com/loss/sex-after-miscarriage.html

 

 

 

 

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Lavoro da anni nel mondo della medicina. Con Pazienti.it ho l'opportunità di scrivere di argomenti di salute, trasmettendo importanti messaggi di prevenzione e benessere.

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