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Autismo: gli approcci terapeutici in età adulta

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

autismo: qual è il trattamento migliore in età adulta

Qual è l’evoluzione della Sindrome dello Spettro Autistico negli anni? Cosa è bene aspettarsi col passare del tempo?

Il futuro, a volte, è incerto e in questi casi, soprattutto per le persone vicine ai pazienti, le incertezze si traducono in timori e preoccupazioni sugli eventuali problemi d’integrazione e di vita che potrebbero presentarsi, seppur in maniera diversa, in età matura.

L’autismo non scompare e non è un disturbo solo infantile. L’autismo subisce un’evoluzione e prende una direzione già segnata durante i primi anni di vita, periodo particolarmente significativo per il bambino, durante il quale è necessario effettuare una costante attività formativa, sfruttando a pieno le preziose linee educative del Metodo ABA.

Solo in questo modo, si garantisce al paziente una migliore qualità della vita e una più facile capacità di inserimento sociale e di autonomia.

Le prospettive dell’autismo: la vita da adulti

I bambini autistici diventano adulti autistici”, questa è una certezza. Tuttavia, non appare immediatamente chiaro l’approccio psichiatrico da tenere con chi è affetto dal disturbo.

Per molti anni, infatti, il tema autismo in età adulta è stato sottovalutato sia in campo clinico che in campo accademico. Ovviamente, il focus tutt’oggi tende a concentrarsi sull’età infantile, essendo questo il periodo da considerare come “importante ai fini terapeutici”. Inoltre, è ben noto il fraintendimento di tipo scientifico conservato, ahimè, per anni, in relazione agli adulti con autismo, considerati come persone con difficoltà d’integrazione sociale o psicopatiche.

Per questa ragione, la tendenza a non seguire con la dovuta attenzione i percorsi terapeutici nel tempo ha portato a non pochi problemi nei soggetti autistici. In realtà, l’assistenza e l’approccio “educativo” devono mantenersi costanti, così come avviene per tutti gli altri disturbi psichiatrici ad andamento cronico.

Il vero problema, infatti, è che, dopo il compimento della maggiore età (18 anni), i pazienti sono presi in carico dalle strutture psichiatriche che si occupano poco della patologia, non garantendo così una continuità assistenziale. Le lacune portano, dunque, a limitare le cure alla prescrizione di farmaci psicotropi, sottovalutando gli effetti migliori e più duraturi della psicoterapia.

Autismo: la difficoltà di una diagnosi certa nei pazienti adulti

Attualmente, i dati indicano che esiste una percentuale di pazienti adulti con autismo non precedentemente diagnosticato. In questi casi, non è semplice una chiara valutazione e ancora più difficile è l’individuazione di un percorso terapeutico mirato a migliorare il rapporto con gli altri.

Spesso, chi soffre della sindrome in età matura:

  • vive ancora con la propria famiglia d’origine;
  • ha difficoltà ad adattarsi alle situazioni;
  • ha una chiara tendenza all’isolamento.

Autismo negli adulti: l’importanza di una terapia integrata

Per queste persone, è bene iniziare con interventi mirati con sedute costanti di psicoterapia cognitivo-comportamentale integrate, eventualmente, a una terapia farmacologica, così da valutare subito gli effetti a medio e lungo termine.

Ovviamente, è necessario considerare la persona, i suoi bisogni da adulto e pensare a un supporto che dia spazio alla possibilità di una vita autonoma e a un inserimento lavorativo. Non meno importante, poi, è il sostegno da garantire alle famiglie, con centri diurni e residenziali pensati su misura.

Per queste ragioni, risultano obbligatori dei presupposti legislativi adatti, che garantiscano sostegno e sostenibilità economica ai Caregiver e ai pazienti. Parallelamente, costante deve essere la promozione di servizi pubblici e privati che costituiscano una rete in grado di dare spazio e una buona qualità di vita a chi è affetto dalla sindrome.

L’importanza della formazione delle figure professionali

Tutto ciò implica la necessaria e adeguata formazione delle figure professionali coinvolte, dal medico curante allo specialista in psichiatra, dal personale che già opera nei contesti dei Dipartimenti di Salute Mentale, agli insegnati di sostegno, durante gli anni della formazione scolastica.

Tanta è la strada ancora da fare per raggiungere questi obiettivi e aiutare a superare le piccole e grandi difficoltà che, ogni giorno, 1 persona su 66 con autismo è costretta ad affrontare. La partecipazione alla vita comunitaria è possibile: il segreto è nel coraggio e nella fiducia, nelle competenze e nella serietà con cui approcciarsi al disturbo.


In collaborazione con “Un Cuore per l’Autismo O.N.L.U.S.“.


 

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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