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Capezzoli in più: una questione evolutiva?

Angelica Sandrini | Studentessa di Biotecnologie

Ultimo aggiornamento – 22 Marzo, 2017

politelia: avere più capezzoli

I capezzoli extra, detti anche capezzoli sovrannumerari o politelia, sono un’anomalia genetica piuttosto rara, che comporta la comparsa di capezzoli o seni aggiuntivi. Si tratta di una stranezza totalmente innocua, che non provoca alcun danno in chi ne è affetto, ma che di certo suscita molta curiosità. Scopriamo insieme i dettagli di questa “stranezza”.

Politelia: una malattia geografica

L’Ufficio delle Malattie Rare del National Institute of Health ha dichiarato la comparsa di capezzoli in più come una “malattia rara”, ovvero con un’incidenza che colpisce meno di 200 000 persone negli Stati Uniti.

Vi è però una componente etnica, geografica e di genere che fa in modo che questi numeri non si rispecchino in tutto il mondo. In generale, si stima che circa lo 0.2% degli essere umani, quindi uno su 500, possiede dei capezzoli extra.

Questo numero cambia di molto se si vanno a osservare i dati delle singole nazioni o aree geografiche. In Ungheria si raggiunge lo 0.22% di affetti; i bambini bianchi americani toccano lo 0.6%, mentre tra i bambini afro-americani il tasso si aggira intorno all’1.63%. Per i neonati in Israele, la percentuale di bambini con capezzoli in più arriva fino al 2.5%; per i bambini arabo-israeliani, fino al 4.7%; mentre i bambini tedeschi sono circa il 5.6%.

Per quanto riguarda l’Asia, invece, uno studio ha fatto notare la differenza di incidenza tra uomini e donne giapponesi: le donne che presentano capezzoli sovrannumerari sono circa il 5%, mentre gli uomini l’1.6%.

Questi dati dimostrano che il numero di individui affetti dipende strettamente da sesso, etnia e regione geografica.

Diversi tipi di capezzoli

Pensando a questa anomalia genetica, alla maggior parte di noi probabilmente verrà alla mente l’immagine di un piccolo capezzolo, magari posizionato tra i due che tutti abbiamo. La situazione, in realtà, è un po’ più complessa di così.

Nel 1915, un ricercatore di nome Kajava li ha classificati in otto gruppi, in base alla presenza o meno di tessuto ghiandolare, capezzolo vero e proprio, areola, tessuto adiposo e aggregati di peli.

Per esempio, la categoria tre descrive areole con tessuto mammario, ma senza capezzolo. Nella sette sono comprese le areole senza capezzolo e senza tessuto mammario. La cinque, invece, include un seno in cui areola e capezzolo sono presenti, ma al posto del solito tessuto mammario ghiandolare c’è un tessuto adiposo; e così via.

In alcuni casi, questi capezzoli non sono altro che piccole macchie presenti sulla pelle; altre volte invece si tratta di seni veri e propri, perfettamente funzionanti e – nei casi di donne – perfino adatti all’allattamento.

Inoltre, questi non si sviluppano solo sul petto, ma anche in qualsiasi altra parte del corpo: sulla schiena, sotto le ascelle o addirittura su gambe e piedi.

Capezzoli extra ed evoluzione sono collegati?

Darwin stesso aveva descritto la politelia nelle sue pubblicazioni, ipotizzando che questa fosse dovuta alla presenza nel nostro corpo, in tempi antichi, di più capezzoli.

Questa non è da considerasi un’idea tanto assurda, dato che sono molti i mammiferi che possiedono più di due seni lungo le proprie linee di latte: le mucche ne hanno quattro, i cani e i gatti da otto a dieci, i ratti dodici e i maiali ben diciotto. Per questo motivo, si può ipotizzare che gli esseri umani ancestrali potessero podere anch’essi diversi seni per allattare i propri piccoli, che poi sono pian piano scomparsi nel corso dell’evoluzione.

Si tratta di un discorso analogo a quello del coccige, che secondo molti scienziati sarebbe la testimonianza che un tempo l’uomo possedeva una coda, la quale è andata via via scomparendo insieme alla sua utilità.

Come si sviluppano questi capezzoli extra?

Intorno alla quarta settimana di gravidanza, l’embrione inizia a sviluppare il tessuto mammario. Questa crescita si solito si verifica solo lungo due grosse creste di pelle, chiamate linee del latte (line milk), che vanno dalle nostre ascelle fino all’inizio delle gambe. Le linee del latte si inspessiscono intorno alle sei settimane e scompaiono intorno alle nove, in modo da dare tempo a sufficienza al seno e ai capezzoli di raggiungere la piena crescita (che per le donne continuerà anche durante e dopo la pubertà).

Talvolta, però, le linee del latte non scompaiono completamente. Quando ciò accade, sacche di tessuto mammario supplementare possono cominciare a crescere in altri settori del nostro corpo. Da questa crescita può originare qualsiasi cosa, da un semplice ciuffo di capelli a un seno completamente operativo (allattamento incluso).

Comunque non c’è da preoccuparsi se si presenta questa anomalia o se si conosce qualcuno con capezzoli in più. Si tratta solamente di un buffo scherzo genetico, che non provoca alcun danno.

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Angelica Sandrini | Studentessa di Biotecnologie
Scritto da Angelica Sandrini | Studentessa di Biotecnologie

Sono una studentessa di Biotecnologie e, negli anni, ho sviluppato una vera e propria passione per tutto ciò che riguarda la medicina e la scienza in generale. Amo da sempre leggere e scrivere.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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