icon/back Indietro Esplora per argomento

Gli scienziati hanno trovato la causa (e la cura) dell’ovaio policistico?

Martina Valizzone | Psicologa

Ultimo aggiornamento – 27 Giugno, 2018

sindrome ovaio policistico: causa e cura

La sindrome dell’ovaio policistico rappresenta la prima causa mondiale di infertilità femminile. Dal French National Institute of Health and Medical Research arriva una buona notizia: finalmente, conosciamo la causa. Se la ricerca dovesse confermare i risultati, le possibilità di cura aumenterebbero notevolmente.

Un gruppo di ricercatori del French National Institute of Health and Medical Research hanno da poco svelato le origini della sindrome dell’ovaio policistico, che rappresenta la prima causa mondiale di infertilità femminile.

L’ovaio policistico, PCOS o sindrome dell’ovaio micropolicistico, è un disturbo del sistema endocrino, che colpisce circa una donna su cinque in età fertile. Cerchiamo di capirne di più.

Ovaio policistico: come riconoscerlo

Questa sindrome è caratterizzata dalla presenza di ovaie ingrossate che contengono piccoli accumuli di cisti liquide, ed è solitamente accompagnata da:

  • Irregolarità dei cicli mestruali, che può manifestarsi con amenorrea (assenza di mestruazioni), dismenorrea (mestruazioni dolorose), polimenorrea (presenza di cicli mestruali troppo ravvicinati uno all’altro) o oligomenorrea (ovvero cicli che si manifestano con un ritardo del ciclo che supera i 4 giorni);
  • Livelli elevati di ormoni maschili (androgeni), in grado di provocare irsutismo, acne adulta o grave acne adolescenziale, dermatite seborroica e alopecia androgenetica;
  • Obesità centrale, ossia obesità concentrata nella metà inferiore del torace.

Più che parlare di cause della sindrome dell’ovaio policistico, fino ad oggi, gli studiosi, hanno preferito parlare di fattori predisponenti, quali:

  • Eccesso di insulina: secondo diversi studi livelli elevati di insulina sarebbero in grado di influenzare il funzionamento delle ovaie aumentando la produzione degli ormoni androgeni, che andrebbero a loro volta ad interferire con la capacità ovulatoria femminile.
  • Basso grado di infiammazione: la ricerca ha dimostrato che le donne affette da tale sindrome manifestano anche un basso grado di infiammazione, fattore che stimolerebbe le ovaie policistiche a produrre androgeni.
  • Ereditarietà: avere familiarità per la sindrome dell’ovaio policistico, quindi avere una madre o una sorella con questa patologia, aumenta la probabilità di incorrere nello stesso disturbo.

Siamo arrivati a una svolta per le cure?

Di recente però uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Medicine sembra aver individuato una possibile correlazione tra la presenza di squilibri ormonali a livello uterino e la sindrome dell’ovaio policistico, in cui sembra giocare un ruolo fondamentale l’esposizione prenatale all’ormone antimulleriano (AMH).

Il gruppo di ricerca del French National Institute of Health and Medical Research, coordinato dal dr. Paolo Giacobini, ha scoperto come nelle donne affette da PCOS durante la gravidanza, i livelli dell’ormone antimulleriano siano superiori addirittura del 30% rispetto a quelli riscontrati nelle donne che non soffrono di questa sindrome.

Dal momento che, come abbiamo visto, l’ereditarietà sembra essere uno dei fattori predisponenti, i ricercatori francesi hanno voluto verificare se le donne affette da PCOS e con livelli di ormone antimulleriano molto elevati partoriscono figlie affette dalla stessa sindrome.

Lo studio al momento è stato condotto solo ed esclusivamente su cavie da laboratorio, cui è stato iniettato l’ormone antimulleriano per farne aumentare la concentrazione nel sangue. Secondo quanto emerso, l’aumento dei livelli di AMH ha, come ipotizzato, portato alla nascita di una progenie che ha poi sviluppato sintomi equiparabili a quelli della PCOS umana, che includono problemi di fertilità, pubertà ritardata ed ovulazione irregolare.

L’incremento dei livelli dell’ormone antimulleriano andrebbe dunqua a sollecitare l’iperstimolazione di un gruppo particolare di cellule cerebrali, i neuroni GnRh (sigla che sta per gonadotropin releasing hormone), responsabili della gestione dei livelli di testosterone nel corpo e della mascolinizzazione del feto.

La vera notizia, però, è che i ricercatori non solo sono stati in grado di trovare la causa della sindrome dell’ovaio policistico ma anche di invertirne i sintomi. Per farlo, hanno iniettato ai topi con ovaio policistico un farmaco un antagonista del GnRh, che ha portato alla remissione dei sintomi e alla risoluzione della sindrome.

«Si tratta di un nuovo e radicale approccio alla sindrome dell’ovaio policistico, che apre la strada ad una serie di nuove opportunità nell’ambito della ricerca e del trattamento della PCOS, che necessitano però di ulteriori indagini da condurre sugli esseri umani» – ha spiegato il dr. Robert Norman della University of Adelaide, dal momento che allo stato attuale lo studio è stato condotto solo su cavie da laboratorio.

Entro la fine del 2018 i ricercatori del French National Institute intendono replicare lo studio su un gruppo di donne affette da PCOS. «Potrebbe essere la strada giusta per contrastare questa patologia, in grado di aiutare tutte le donne affette da sindrome dell’ovaio policistico a ristabilire una corretta funzione ovulatoria e quindi aumentare la loro probabilità di rimanere incinte» – ha concluso il dr. Giacobini.

Insomma, questa notizia fa ben sperare tutte le milioni di donne che soffrono di questa condizione, caratterizzata da una crescita eccessiva di peli, perdita di capelli, acne ed obesità, oltre ad essere la causa più comune di infertilità.

Non ci resta che aspettare di leggere i risultati!

Condividi
Martina Valizzone | Psicologa
Scritto da Martina Valizzone | Psicologa

Sono una psicologa dell'età evolutiva, con una specializzazione in psicoterapia sistemico relazionale. In ambito lavorativo, mi occupo principalmente di terapie individuali e familiari e, da qualche anno, di psicologia dell'educazione, lavorando alla progettazione e realizzazione di interventi psico-pedagogici in ambito scolastico ed extrascolastico.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
Contenuti correlati
icon/chat