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Colecisti, colecistite e calcoli biliari: quali sono le differenze?

Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche

Ultimo aggiornamento – 23 Febbraio, 2022

Differenza tra colecisti, colecistite e calcoli biliari: eccola spiegata

Sotto la superficie inferiore del lobo destro del fegato si trova un piccolo organo, chiamato colecisti (o cistifellea). 

Sta lì, un poco nascosto, ma svolge un ruolo molto importante per il funzionamento dell’apparato gastrointestinale. La sua funzione è quella di accumulare e concentrare la bile, prima che questa sia secreta nell’intestino tenue.

La bile è la sostanza che permette di tamponare l’acidità del cibo che arriva all’intestino, di assorbire i lipidi e che consente, in generale, alla digestione di avvenire normalmente. Purtroppo, qualche volta questo piccolo organo può dare problemi, e qualcuno conosce bene il dolore che può originare dalla sua sede.

In particolar modo, facciamo riferimento alla colecistite e ai calcoli biliari. La prima, è un’infiammazione, i secondi sono delle formazioni cristalline che possono crescere nel tempo e ostruire le vie biliari. Spesso, però, nel linguaggio quotidiano, facciamo un po’ di confusione sulla terminologia. Quindi, la colecisti è l’organo, la colecistite e i calcoli biliari sono due patologie caratteristiche della colecisti. 

Cerchiamo di fare chiarezza.

Che cos'è la colecisti? 

Come detto, la colecisti è un organo che si trova sotto il fegato, quindi nel quadrante addominale superiore destro.

Ha la forma di un sacchetto, al cui interno si accumula la bile, ed è connessa al dotto epatico comune attraverso il dotto cistico. Dotto epatico e dotto cistico formano così il dotto biliare comune (o coledoco), che arriva all’intestino.

La bile è un secreto epatico a pH basico, costituito da acqua, colesterolo, lecitina, sali biliari e un pigmento chiamato bilirubina. Il fegato sintetizza la bile di continuo, ma nell’intestino non arriva altrettanto continuamente perché viene accumulata nella colecisti. Dalla colecisti, la bile fuoriesce solo quando arriva uno stimolo ormonale opportuno, che a sua volta è legato all’ingresso del chimo (la sostanza prodotta dallo stomaco a partire dagli alimenti) nell’intestino. Quando è piena, la colecisti può contenere 40-70 ml di bile. Ma la colecisti non si limita ad accumulare questa sostanza, la modifica riassorbendo l’acqua e, quindi, concentrando i componenti della bile.

Quando la colecisti si infiamma: colecistite

La colecistite è l’infiammazione della colecisti.

Si possono distinguere la forma acuta e quella cronica. La colecistite è spesso associata alla colelitiasi, cioè alla presenza di calcoli biliari ed è considerata una sua complicanza. I calcoli, infatti, possono ostruire il dotto cistico e provocare una stasi biliare, che favorisce l’irritazione della mucosa e, di conseguenza l’infiammazione.

Tuttavia, l’infiammazione acuta della colecisti può essere causata anche da infezione batterica. Il sintomo classico della colecistite acuta è il dolore da colica biliare, quindi nel quadrante superiore destro dell’addome si avverte un dolore intenso localizzato in profondità. La febbre è praticamente sempre presente e sono anche frequenti nausea e vomito.

Di solito si risolve in una settimana circa ma esistono delle forme più gravi, dovute all’estensione dell’infiammazione al peritoneo: in questo caso il dolore è molto più vivo e si estende alla scapola destra, agli ultimi spazi intercostali e viene accentuato dagli atti respiratori. Nelle forme non complicate di colecistite acuta, la prognosi è buona se viene diagnostica precocemente e trattata con la terapia appropriata. Meno buona è la prognosi se la colecistite è complicata, soprattutto se si manifesta in età avanzata. La complicanza peggiore è la perforazione della colecisti, che fortunatamente è rara, ma ha un’alta mortalità.

La colecistite cronica, anch’essa spesso secondaria alla presenza di calcoli, si può presentare anche in assenza di colelitiasi ed essere causata da vari fattori:

  • Alterazioni delle vie biliari congenite o acquisite
  • Utilizzo di farmaci
  • Esposizione protratta a certi agenti chimici
  • Squilibrio ormonale
  • Infezioni

La sintomatologia è abbastanza subdola: il dolore è molto variabile e generalmente meno intenso rispetto a quello della colecistite acuta. In alcuni casi, in modo periodico, si possono manifestare coliche biliari. Nausea e vomito sono frequenti, ma i sintomi della colecistite possono comprendere anche:

  • Inappetenza
  • Sensazione di avere un “peso sullo stomaco” dopo il pasto
  • Alitosi
  • Eruttazioni
  • Bocca amara

Diarrea e stipsi si possono alternare, ma è più frequente avere episodi di diarrea.

Quali sono le complicanze dei calcoli biliari?

I calcoli biliari, cioè di cistifellea e dotti biliari, sono abbastanza frequenti. In particolare, i calcoli biliari sono delle strutture cristalline formate dall’aggregazione di sostanze normalmente presenti nelle vie biliari. 

Si possono distinguere due grandi gruppi di calcoli: quelli contenenti colesterolo e quelli contenti pigmenti. I primi sono quelli più frequenti e possono essere costituiti solo da colesterolo o essere misti. I calcoli pigmentati, invece, sono costituiti da bilirubinato di calcio e contengono pochissimo colesterolo.

Ma perché si formano i calcoli? Il meccanismo è diverso per i calcoli di colesterolo (o misti) e quelli pigmentati. La bile forma i calcoli di colesterolo quando il rapporto tra il colesterolo e i sali biliari aumenta. Questa variazione può essere dovuta al fatto che la bile ha una quota di colesterolo più alta o una quota di sali biliari più bassa della norma a causa di:

  • Fattori congeniti
  • Alterazioni metaboliche (dislipidemia, obesità)
  • Fattori dietetici (diete ipercaloriche e/o ricche di grassi saturi)
  • Malattie intestinali che causano malassorbimento

Il colesterolo finisce così con il cristallizzare e formare il calcolo, che può accrescersi nel tempo. I calcoli pigmentati, invece, si formano perché aumenta la bilirubina insolubile nella bile, che poi precipita in cristalli di bilirubinato di calcio che, aggregandosi, generano i calcoli. Cause di questo tipo di calcoli sono principalmente:

  • Malattie emolitiche
  • Epatopatie alcoliche

La presenza dei calcoli biliari, di qualsiasi tipo, è spesso asintomatica, almeno finché non si infiamma la colecisti o quando i calcoli vengono espulsi dalla colecisti. Il sintomo più caratteristico è la colica biliare, dovuta all’ostruzione delle vie biliari da parte dei calcoli. I muscoli lisci delle vie biliari, infatti, cercano di contrarsi per vincere l’ostacolo: ciò produce un intenso dolore, che può irradiarsi alla scapola o alla spalla.

La principale complicanza della calcolosi biliare è, come detto, la colecistite, ma può verificarsi anche l’idrope della colecisti, ovvero la distensione della colecisti dovuta all’accumulo di muco, che non può defluire attraverso il dotto cistico perché ostruito dal calcolo. L’idrope della colecisti può essere peggiorato da un’infezione, per cui oltre al muco si accumula anche pus e si forma un ascesso che può perforare la cistifellea. Altre complicanze sono possibili, ma molto più rare.

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Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche
Scritto da Chiara Tuccilli | Biologa e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche

Da sempre interessata alla divulgazione scientifica e con un'implacabile sete di conoscenza che vorrei condividere, sono Biologa, laureata in Biotecnologie Mediche e Dottore di Ricerca in Scienze Endocrinologiche. Svolgo sia attività libero professionale di Biologo Nutrizionista sia attività di ricerca, presso l’Università "La Sapienza" di Roma.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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