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Cosa evitare quando si ha un pacemaker

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Pacemaker e cosa non fare

A cura di logo_senior_italia


Comunemente si sente parlare di pacemaker, ma quanti sanno realmente cosa è e come funziona questo dispositivo elettronico, importante per la salute del cuore?

Cerchiamo, dunque, di capirne le funzionalità e cosa è bene fare e non fare quando si ha un pacemaker.

👉 Come funziona il pacemaker?

Il pacemaker è collegato direttamente al miocardio, tessuto muscolare del cuore, attraverso una sonda. Il suo compito – importantissimo – è quello di eliminare le anomalie del ritmo cardiaco, servendosi di un impulso elettrico in grado di stimolare il cuore a battere regolarmente, quando si ha un ritmo rallentato.

Un pacemaker ha una durata media di 4/5 anni. Si consiglia di chiedere all’elettrofisiologo di riferimento la durata residua prevista dalla batteria del dispositivo impiantato.

💟 Come avviene l’intervento di pacemaker?

Il paziente, sedato con anestesia locale, viene sottoposto all’intervento chirurgico e, sottopelle, il pacemaker è impiantato nell’area toracica, sotto la clavicola. Il dispositivo sfrutta l’azione di uno o due fili, detti elettrocateteri, e collegati al muscolo cardiaco per inviare i giusti impulsi.

Grazie a computer, il pacemaker può aggiornare lo specialista su tutte le informazioni che riguardano il cuore del paziente.

Come comportarsi dopo l’intervento?

Il paziente può riprendere una vita attiva anche pochi giorni dopo l’intervento del pacemaker; la convalescenza dopo l’impianto è, infatti, piuttosto breve. Nonostante ciò, si sconsiglia nelle prime due settimane di sovraccaricare il braccio omolaterale di pesi eccessivi o di fare movimenti bruschi con la spalla.

L’impianto di un pacemaker cambia o addirittura migliora la qualità della vita; si potrà tornare a riprendere ogni attività con maggiore sicurezza.

I dispositivi cardiaci impiantabili, elaborando segnali elettrici, sono molto sensibili alle interferenze elettromagnetiche (EMI) che possono provenire dall’esterno.

Anche se protetti dalle interferenze prodotte dalla maggior parte delle apparecchiature che utilizzano elettricità e magneti, forti campi magnetici o elettrici possono interferire col normale funzionamento.

Molto spesso queste interferenze sono temporanee e normalmente non danneggiano in modo permanente il pacemaker, tuttavia, anche un’alterazione temporanea può avere conseguenze gravi nel caso in cui paziente sia pacemaker- dipendente.

🚫 Esistono degli esami diagnostici o delle situazioni da evitare in questi casi?

La risposta è sì, proprio considerando ciò che è stato detto.

Si sconsiglia, ad esempio, di sottoporsi a un esame di risonanza magnetica nucleare, nonostante negli ultimi anni siano stati introdotti nel mercato dispositivi RMN-compatibili. Confrontarsi con il radiologo competente per sapere se è possibile sostituire alla risonanza magnetica nucleare un altro tipo di esame è sempre la scelta giusta!

Inoltre, anche i metal detector negli aeroporti dovrebbero essere evitati (portando un permesso medico che lo consente).

Se poi si va al mare, importante è esporsi al sole proteggendo sempre con un asciugamano la zona dove si trova il dispositivo. Il caldo, infatti, può provocare il surriscaldamento della massa metallica, generando ustioni. Anche le immersioni in profondità sono sconsigliate.

Pensando invece alla quotidianità, è bene sapere che il cellulare non si deve mettere nelle vicinanze del pacemaker, ovvero nella tasca superiore di una giacca, ma almeno a una distanza di 20 cm.

Poche, semplici regole per poter gestire questa condizione senza grosse limitazioni: ricordatevi sempre di parlarne col vostro medico e sottoporvi alle visite di routine. Prevenire è meglio!

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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