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Disturbi dell’ovulazione: la sindrome dell’ovaio policistico e non solo

Redazione

Ultimo aggiornamento – 31 Gennaio, 2022

sindrome dell'ovaio policistico: i test da fare

La funzione ovulatoria richiede l’integrazione e il funzionamento congiunto di diversi sistemi dell’organismo, ovvero: funzionalità tiroidea, azione dell’insulina, funzionalità adrenale, funzionalità dell’asse pituitario ipotalamico.

Quando la funzionalità di uno o più di questi sistemi è compromessa, anche la funzione follicolare viene alterata, provocando l’interruzione dell’ovulazione e quelli che vengono definiti disturbi dell’ovulazione, di cui la sindrome dell’ovaio policistico è tra i più noti.

La sindrome dell’ovaio policistico

La sindrome dell’ovaio policistico (anche nota come PCOs, acronimo derivante dall’inglese Polycystic Ovary Syndrome) è una sindrome complessa, caratterizzata dalla presenza di ovaie ingrandite e micropolicistiche e alterazioni endocrinologiche (iperandrogenismo, disordini del ciclo mestruale, obesità).

Si tratta di uno dei disturbi più comuni nelle donne in età fertile, che colpisce tra il 5 e il 10% della popolazione femminile e rappresenta la causa più frequente di infertilità legata ad anovulazione cronica.

Quali sono le cause?

Le cause della PCOs non sono ancora del tutto chiare. L’ipotesi più accreditata è quella di un’origine multifattoriale, influenzata da fattori di rischio genetici e ambientali, in grado di determinare il quadro sindromico che caratterizza la sindrome dell’ovaio policistico. Quello che appare certo, invece, è che, a prescindere da quale sia l’evento scatenante, si determina una condizione di iperandrogenismo, in grado di provocare un’eccessiva produzione aciclica di estrogeno, che a sua volta determinerebbe una iperproduzione di gonadotropine (LH e FSH), ormoni in grado di regolare l’attività e le funzioni degli organi riproduttivi femminili.

Quali sono i sintomi?

La PCOs, solitamente, si manifesta già in epoca puberale con disordini mestruali, irsutismo e obesità. I sintomi principali includono:

  • irregolarità del ciclo mestruale: quindi oligomenorrea, amenorrea o metrorragie;
  • ovaio policistico;
  • iperandrogenismo: le cui manifestazioni includono irsutismo, acne, alopecia;
  • obesità: condizione spesso associata ad uno stato di iperinsulinismo legato, a sua volta, all’insulino-resistenza.

A questi sintomi possono accompagnarsi anche disturbi metabolici, quali intolleranza glucidica, diabete mellito, dislipidemia, iperfibrinogenemia oltre a un aumento del rischio cardiovascolare.

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Come si effettua la diagnosi?

La diagnosi di PCOs è confermata quando ci si trova in presenza di 2 dei seguenti 3 criteri diagnostici:

  • disfunzioni ovulatorie (confermate dall’anamnesi sulle caratteristiche del ciclo mestruale e sulla storia riproduttiva della donna);
  • iperandrogenismo (acclarato sulla base dei dati clinici e sulla base degli esami di laboratorio);
  • ovaio policistico (diagnosticato tramite ecografia transvaginale).

La diagnosi precoce della PCOs e il trattamento tempestivo di questa sindrome contribuiscono a scongiurare il verificarsi di conseguenze a lungo termine, quali iperplasia endometriale, tumore dell’endometrio, ipertensione, iperlipidemia, insulino-resistenza, diabete mellito di tipo II e infertilità.

La terapia

l trattamento della sindrome dell’ovaio policistico varia a seconda del quadro clinico della paziente e del suo desiderio di maternità. La terapia, quindi, può essere volta alla regolazione dei cicli mestruali e all’induzione dell’ovulazione nelle pazienti che vogliono ottenere una gravidanza oppure volta ad attenuare gli effetti dell’iperandrogenismo.

Per correggere le irregolarità mestruali, l’acne e l’irsutismo, una terapia adeguata consiste nell’assunzione di una pillola anticoncezionale contenente estrogeni e progesterone. Per le donne il cui obiettivo primario è la ricerca di un figlio, la terapia prevede invece il ripristino dell’ovulazione spontanea.

Nelle pazienti obese o in sovrappeso è consigliabile un calo ponderale attraverso un regime alimentare sano ed equilibrato e l’esercizio fisico costante.

Gli altri disturbi dell’ovulazione

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha stilato la seguente classificazione dei disturbi ovulatori, basandosi su tre diversi criteri:

  1. Livello della prolattina
  2. Livello delle gonadotropine LH ed FSH
  3. Livello degli estrogeni

GRUPPO I – Fallimento ipotalamico pituitario: donne con amenorrea e assenza di segni di produzione di estrogeni, livelli di prolattina entro i limiti, bassi livelli di FSH, assenza di segni rilevabili di lesioni nella regione ipotalamo-ipofisaria.

GRUPPO II – Insufficienza ipotalamo-ipofisaria (causa più comune): donne con disturbi del ciclo mestruale, quali insufficienza della fase luteale, cicli anovulatori, PCOs, assenza di mestruazioni, con segni di produzione di estrogeni e livelli di FSH e prolattina nella norma.

GRUPPO III – Insufficienza ovarica: donne con assenza di mestruazioni, assenza di segni di funzionalità ovarica, livelli elevati di FSH e valori di prolattina nella norma.

GRUPPO IV – Disturbo congenito o acquisito del tratto riproduttivo: donne con assenza di mestruazioni che non rispondono a cicli ripetuti di estrogeni.

GRUPPO V – Donne infertili con iperprolattinemia e lesioni a livello della regione ipotalamico-ipofisaria: donne con vari disturbi del ciclo ovarico, alti livelli di prolattina e segni di lesioni a livello della regione ipotalamico-ipofisaria.

GRUPPO VI: Donne con infertilità, iperprolattinemia e assenza di lesioni a livello della regione ipotalamico-ipofisaria: come nelle donne del gruppo V, ma assenza di segni di lesioni.

GRUPPO VII: Donne con amenorrea in assenza di valori elevati di prolattina e segni di lesioni nella regione ipotalamico pituitaria: donne con una ridotta produzione di estrogeni e valori di prolattina nella norma o bassi.

Come capire se si sta ovulando? 

Disturbi a parte, per molte donne è importante capire quando si sta ovulando. Come farlo? Esistono dei test che è possibile eseguire anche a casa. Il Test Ovulazione-LH, infatti, permette di rilevare i livelli dell’ormone luteinizzante LH presente nelle urine, segnando in maniera chiara il normale picco che precede l’ovulazione e il periodo fertile.

Parliamo, quindi, di un test veloce e utile soprattutto quando si cerca di rimanere incinta. Maggiori livelli dell’ormone luteinizzante sono indice di una ovulazione imminente e i risultati si possono avere in soli 5 minuti!

Insomma, un modo semplice per valutare la propria ovulazione e ascoltare ancor meglio il proprio corpo!

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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