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Dottore scusi… ma i capillari ritornano?

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Capillari: cure e tipologie

A cura di   sanita_informazione


Prof. Stefano Ermini, flebologo. 


I capillari non sono tutti uguali e i risultati del trattamento è legato proprio al fatto di tenere presente queste differenze e non alla tecnica scelta per curarli (che sia la terapia laser, ozono, scleroterapia o altro).

Quali sono le caratteristiche dei capillari?

Fatta eccezione per i piccoli capillari rossi, le macchie più grosse, quelle visibili a una distanza di un metro o più, insorgono preferibilmente sulla faccia esterna della coscia, sulla faccia interna del ginocchio e sulla faccia esterna della gamba.

I capillari localizzati sulla faccia esterna della coscia e quelli sul ginocchio hanno, spesso, una disposizione particolare e ben riconoscibile, con la “chioma” verso l’alto, mentre in basso si vede una vena blu che scende verso la gamba. Quelli collocati sulla gamba sono, invece, disposti all’incontrario, cioè con la vena blu che scende dalla coscia e finisce nei capillari, con la chioma rivolta verso il basso.

I capillari della coscia si fanno più evidenti se la paziente solleva l’arto più in alto del cuore e meno evidenti se sta in piedi, mentre quelli della gamba si vedono di più in piedi e meno alzando la gamba in alto.

Questo vuol dire che nei capillari della coscia e del ginocchio la vena blu è la vena di “scarico del sangue dei capillari”, mentre in quelli della gamba la vena blu è la vena che li rifornisce.

I capillari della coscia prendono quindi verosimilmente origine dal tessuto adiposo cellulitico, come se il drenaggio venoso di quella zona fosse scarso e la natura avesse cercato altre vie di deflusso del sangue.

Chiuderli ha, quindi, il significato di bloccare una via di scarico formata dalla natura, perché utile, e quindi è ovvio che se li chiudiamo ritornano, spesso anche più brutti di quelli che c’erano prima.

Il trattamento che imposteremo avrà quindi come finalità di schiarire i capillari, non di eliminarli completamente, e di fare in modo che la natura ricrei un circolo di drenaggio efficace e non visibile.

Come trattare i capillari?

Ciò è possibile impostando un trattamento estremamente dolce con la microscleroterapia, diradando molto nel tempo le sedute e applicando durante tutto il trattamento una forte elastocompressione con una calza elastica.

In questo modo, fra una seduta e l’altra, una parte dei capillari si chiuderanno e nel tempo stesso un nuovo drenaggio andrà a formarsi, aiutato dalla calza elastica che renderà meno appetibili, perché compressi, i tessuti molto superficiali. Durante il trattamento, è utile assumere integratori ad azione flebotonica, anti-infiammatoria e drenante sui tessuti.

Se dopo una seduta vedremo comparire piccoli capillari rossi al posto di quelli blu prima trattati, dovremo astenerci dal fare altre iniezioni, perché il problema andrebbe a peggiorare. I capillari rossi sono la spia che un corretto drenaggio non si è ancora riformato e noi dovremo aspettare che ciò avvenga, sempre con l’uso della calza elastica e degli integratori.

E’ ovvio che in questa strategia non c’è posto per il laser, che chiude in maniera definitiva tutti i capillari trattati e innesca il problema del mancato drenaggio con tutte le conseguenze.

Ovviamente, la vena blu che si trova sotto i capillari della coscia non andrà trattata, pena un peggioramento dei capillari stessi. La vena andrà a rimpiccolirsi, riducendo il letto dei capillari e quindi il sangue che la riempie.

I capillari della gamba, invece, sono spesso disposti con la “chioma” rivolta verso il basso e con la vena blu che entra nei capillari dall’alto. In questo caso, è la vena blu che rifornisce i capillari e quindi dovrà essere trattata per prima. Se trattassimo i capillari senza eliminare il reflusso che li alimenta, si riformerebbero in poco tempo e ci sarebbe anche un alto rischio che si possa formare una chiazza di piccoli capillari rossi che da lontano sembra un ecchimosi e che è detta “matting”.

Il trattamento di questa vena di alimentazione è una cosa molto delicata che parte da una accuratissima mappatura eco-color-doppler da fare con sonde ad alta frequenza (cioè in grado di vedere bene i tessuti superficiali) e con apparecchiature ecografiche di fascia alta.

La finalità della mappatura eco-color-doppler è quella di stabilire l’origine del flusso in questa piccola vena che alimenta i capillari. Ci sono varie possibilità:

  • Il vaso origina da una collaterale safenica. La safena a sua volta potrà essere sana, cioè perfettamente continente, oppure no.
  • Il vaso origina da una vena perforante incontinente. Una vena perforante è una vena che mette in comunicazione le vene superficiali con quelle profonde. Quando è incontinente, il sangue delle vene profonde si riversa nelle vene superficiali, in direzione opposta a quella della normalità. Queste perforanti responsabili di macchie di capillari si trovano spesso nella faccia esterna della coscia.
  • Il vaso finisce all’interno del tessuto cellulitico della faccia esterna della coscia, dividendosi spesso in più rami nessuno dei quali è in connessione con una perforante o con una collaterale safenica.

E’ quindi evidente che uno studio eco-color-doppler mirato a mettere in chiaro i rapporti fra capillari e vene è molto importante. Diagnostica e trattamento dovrebbero essere fatti dallo stesso operatore.

Vediamo alcuni esempi di trattamento:

  • Nella prima situazione, si dovrà prima di tutto programmare un intervento che corregga il problema emodinamico all’origine. Ciò è possibile applicando rigorosamente i principi della chirurgia emodinamica conservativa CHIVA.
  • Nella seconda possibilità, si dovrà per prima cosa chiudere la perforante e questo viene effettuato nella maggior parte dei casi con la scleroterapia.
  • Se invece la vena di riempimento origina dalla cellulite, si dovrà tenere conto di tutte le accortezze che abbiamo elencato per i capillari con la chioma rivolta verso l’alto.

Quindi la risposta alla domanda “ma i capillari ritornano?” è “si ritornano”, ma se il trattamento tiene conto del meccanismo con cui si sono formati i risultati saranno superiori e molto più duraturi.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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