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Favismo: cosa mangiare per evitare pericolose reazioni

Roberto Pisani

Ultimo aggiornamento – 16 Aprile, 2018

Il favismo indica una grave malattia ereditaria legata al deficit di un’enzima: il glucosio-6-fosfato deidrogenasi. Questo enzima ha un ruolo chiave nel garantire l’omeostasi dei globuli rossi e una sua carenza porta ad una grave forma di anemia, denominata anemia emolitica, caratterizzata dalla distruzione degli stessi globuli rossi.

Questo processo può essere accelerato da sostanze presenti in alcuni alimenti come fave e legumi, e in alcuni farmaci. Il gene responsabile del deficit del glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD) è localizzato sul cromosoma X. Si tratta quindi di una patologia X linked che colpisce circa 400 milioni di persone nel mondo, soprattutto individui di sesso maschile dell’Africa, dell’Asia e della regione mediterranea, in particolare in Sardegna. Cerchiamo dunque di capire quale dieta seguire se si soffre di favismo.

Favismo: la dieta da seguire e i cibi da evitare

Anche se il nome di questa patologia può creare confusione, il favismo non indica una forma di allergia alimentare alle fave. Si tratta di una malattia genetica, in cui le fave rappresentano solo un elemento scatenante. Le fave contengono infatti una serie di sostanze che possono inibire ulteriormente l’attività della G6PD con aumento dello stress ossidativo a carico dei globuli rossi e conseguente emolisi.

Il modo migliore per evitare le pericolose complicazioni del favismo, è quello di evitare di mangiare determinati cibi. Conoscere quali cibi mangiare e quali evitare, può essere dunque vitale.

Le persone con deficit della G6PD dovrebbero mangiare regolarmente alimenti ricchi di antiossidanti così da ridurre gli effetti dello stress ossidativo sui globuli rossi. Come sappiamo, i cibi più ricchi di sostanze antiossidanti sono le verdure, i cereali, gli agrumi.

È importante inoltre mangiare cibi ricchi di vitamine (verdure a foglia verde) o in alternative assumere degli integratori vitaminici che assicurino la giusta quantità giornaliera di vitamine.

Anche i grassi rappresentano una componente essenziale nella dieta quotidiana. In particolare, le persone con favismo hanno problemi nell’assorbimento dei grassi e possono andare incontro a problemi neurologici. Si raccomanda quindi di assumere le giuste quantità di grassi giornalieri.

Purtroppo, per una persona con deficit della G6PD sono molti i cibi da evitare se non si vuole rischiare di andare incontro ad una crisi emolitica. Tra questi:

  • Legumi – Sebbene non tutti i legumi creino problemi alle persone con favismo, è meglio non mangiarli.
  • Mentolo – Può essere presente in diversi prodotti come caramelle, dentifricio.
  • Acido ascorbico – Molti integratoti vitaminici possono contenere questa sostanza. E’ importante fare attenzione prima di assumere questi prodotti.
  • Solfiti – Sono utilizzati per migliorare la conservazione di cibi e bevande.
  • Acqua tonica – È consigliabile evitare questa bevanda per la presenza del chinino.

Favismo: quali farmaci evitare

Il modo migliore per evitare i sintomi del favismo, è quello di limitare l’esposizione agli alimenti e alle sostanze scatenanti. Molti farmaci possono contenere sostanze che possono provocare reazioni spiacevoli alle persone con deficit della G6PD.
Dunque, anche in questo caso, risulta molto utile conoscere quali farmaci possono essere pericolosi per le persone con favismo e dunque anemia emolitica:

  • Aspirina
  • Farmaci antimalarici
  • Alcuni antinfiammatori non-steroidei
  • Farmaci contenenti solfiti
  • Chemioterapici (furazolidone, sulfacetamide)

Oltre ai farmaci, ci sono poi sostanze come la naftalina e l’henné altrettanto pericolose. Insomma, è importante che le persone con favismo conoscano bene gli alimenti, i farmaci e tutte quelle sostanze potenzialmente dannose al fine di evitare spiacevoli conseguenze.

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Roberto Pisani
Scritto da Roberto Pisani

Sono uno studente di medicina, con la passione verso tutto quello che è legato alla scienza e alla tecnologia. Il mio background medico-scientifico mi ha portato a lavorare come copywriter e copyeditor di articoli scientifici e spero di contribuire alla crescita di questa comunità.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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