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Le urla: una perfetta espressione di paura

Simona Fenzi | Blogger

Ultimo aggiornamento – 22 Luglio, 2015

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Gli scienziati hanno analizzato come siano scossoni prodotti nei recessi del nostro encefalo a generare le urla. La zona che gestisce un urlo è l’amigdala, una parte profonda del cervello, che svolge un compito importante nella trasformazione in apprendimento di paura e pericolo.

Il neuroscienziato Luc Armal dell’università di Ginevra ha detto, nel suo studio che compare sulla rivista Current Biology: “sapevamo bene quali sono le frequenze usate dai segnali vocali e le regioni del cervello utilizzate, rispettivamente la corteccia uditiva e l’area di Broca”. Non è ancora chiaro come mai le urla di terrore abbiano un suono così terribile e come il cervello le elabori. Sfruttano una qualità acustica detta rugosità, che comporta il rapido cambiamento di intensità del suono. La modificazione dei toni in discorsi normali hanno lievi differenze di volume, tra i 4 e 5 Hertz, mentre le urla variano tra i 30 e i 150 Hertz.

Lo studio

Lo studio si è basato su registrazioni di urla da film horror, video di Youtube e di urlatori volontari, raccolte in laboratorio. È stato chiesto a queste persone il grado di paura che avessero provato e quelli più terrorizzati avevano prodotto suoni con un più alto valore di rugosità.

Per ottenere informazioni su come queste grida fossero prodotte, i ricercatori hanno monitorato l’attività cerebrale attraverso una risonanza magnetica, mentre i soggetti ascoltavano le grida. Queste aumentavano l’attivazione della risposta di paura nell’amigdala.

Tali studi possono avere un’applicazione per cercare di migliorare il modo in cui il nostro cervello lancia il segnale di pericolo, ha detto Arnal.

Lo scienziato ha in progetto uno studio sui neonati per vedere se anche questi presentino una rugosità supplementare. “Ho iniziato ad essere interessato alle grida quando un mio amico mi ha detto che il suono delle urla di suo figlio neonato avevano letteralmente deviato il suo cervello, e mi sono chiesto che cosa le renda un segnale di allarme così efficiente”.

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Scritto da Simona Fenzi | Blogger

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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