Una mamma che abbraccia il suo bambino? Niente di strano. A meno di trovarsi in un reparto di terapia intensiva neonatale. Assisteremo allora ad una sessione di marsupio-terapia.
Di cosa si tratta? Semplicemente di un abbraccio. Ma sotto controllo medico, prima e dopo le terapie intensive in incubatrice e per una durata determinata. Un abbraccio terapeutico estremamente efficace.
Che cos’è la marsupio-terapia?
La marsupio-terapia è una cura ospedaliera, ma la fanno mamma e papà, tenendo in braccio il proprio bambino, proteggendolo e aiutandolo ad affrontare il male.
La madre ha il busto in posizione eretta. Il piccolo paziente è poggiato nudo sul petto nudo di sua madre, la testa è girata in modo che l’orecchio posi sul cuore della mamma, in una posizione “marsupiale”.
Il contatto della pelle, il calore, il battito dei due cuori vicini, l’odore, l’abbraccio – tutto questo rilassa, rassicura e consola il bambino prematuro prima e dopo le terapie. Di più. Regolarizza il battito, la temperatura corporea, l’ossigenazione e la respirazione del piccolo paziente. Stabilizza le sue condizioni.
Ma la marsupio-terapia aiuta anche le mamme. È frequente, infatti, che le mamme dei bimbi prematuri portino con sé un senso di colpa e di impotenza per la gravidanza terminata in anticipo. Ravvicinare mamma e figlio è terapeutico per l’uno e per l’altra, li aiuta a ricucire quella vicinanza che sarebbe ancora fisiologica per entrambi.
Lo studio che dimostra l’efficacia della marsupio-terapia.
L’ultimo studio in ordine di tempo che ne dimostra l’efficacia nella terapia del dolore dei bimbi prematuri viene dal Canada ed è stato pubblicato 6 giorni fa sul Journal BioMed Central Pediatrics.
61 prematuri tra le 28 e le 30 settimane, sono stati la metà supportati da marsupio-terapia, l’altra metà seguiti in modo tradizionale.
La sofferenza dei prematuri si misura in intensità e durata delle smorfie, boccacce e contorsioni che fanno coi loro piccoli corpicini.
Dopo le dolorose terapie, i bambini in braccio alle loro madri hanno sofferto meno (ossia per metà tempo e meno intensamente) dei piccini rimasti in incubatrice.
Sin dalla sua introduzione in un ospedale di Bogotà, negli anni ’70, la marsupio-terapia fece spiccare in alto il numero di bimbi prematuri che sopravvivevano alla loro condizione.
Marsupio-terapia in Italia?
La marsupio-terapia sta prendendo piede anche da noi, in linea con una generale umanizzazione delle terapie ospedaliere. Tant’è che sempre più numerosi sono anche i papà-canguro.
Per i bimbi prematuri, l’avventura nel mondo inizia all’insegna del trauma e, spesso, della solitudine. Tenendolo in braccio, i suoi genitori non solo lo aiutano a superare il dolore, ma lo consolano e rassicurano. La marsupio-terapia è un’occasione imperdibile.