A cura della dr.ssa Francesca Casoni, MD, PhD, dirigente medico del Centro di Medicina del Sonno dell’Ospedale San Raffaele.
Ammettetelo: anche voi siete tra le “vittime” della sveglia fisiologica – nel cuore della notte? Se sì, non sentitevi soli. Spesso, la fastidiosa sensazione di pipì è più efficace di un timer che suona sul comodino.
Ma quali sono le cause più nascoste che possono provocare questo impellente stimolo? Vediamole insieme.
Minzione frequente notturna? La risposta ce la dà lo specialista in neurologia (e disturbi del sonno)!
Già, vi sembrerà certamente strano, ma la risposta alla minzione notturna (nicturia) potrebbe darcela lo specialista in neurologia e non l’urologo.
Molto spesso si è inclini a pensare che, dopo una certa età, questa condizione sia appunto fisiologica e normale; così dicendo, però, non si va a fondo nella ricerca delle cause. Ok, non è possibile escludere in maniera certa un ingrossamento della prostata o una vescica iperattiva (a seconda del sesso del paziente), ma chi può dire che non si tratti, invece, di apnea ostruttiva?
Questa condizione, infatti, provoca delle pause nella respirazione notturna con frequenti risvegli e una conseguente frammentazione del sonno. Oltre a una riduzione dei livelli di ossigeno nel sangue, può manifestarsi anche la nicturia.
A quali altri sintomi fare attenzione, per ricondurre il disturbo a questa causa? Certamente a:
- Russamento
- Sonnolenza diurna e difficoltà di concentrazione
- Insonnia
- Respiro affannoso mentre si dorme
- Bocca secca
- Bruxismo
- Cefalea mattutina
- Disturbi dell’umore.
A volte, anche un consumo eccessivo di alcol o una alimentazione poco sana possono acuire le apnee e la minzione notturna.
Ma qual è il reale legame tra nicturia e apnee nel sonno?
Si potrebbe dire che è una questione ormonale: durante il sonno, infatti, l’organismo rilascia un ormone antidiuretico (noto come vasopressina o ADH) per evitare il bisogno di fare pipì, bloccando il passaggio dei liquidi dai vasi sanguigni alla vescica.
Quando però si soffre di apnee, viene alterato il corretto rilascio dell’ormone ADH. Di conseguenza, si ha una maggiore produzione di urina con la naturale comparsa dello stimolo che provoca i risvegli notturni.
Cosa fare, dunque, in questi casi?
Sarà lo specialista a consigliare un esame diagnostico per valutare l’eventuale presenza di apnee: la polisonnografia. Se così dovesse essere, il disturbo della respirazione può essere curato ad esempio con l’impiego della CPAP, uno degli approcci terapeutici più efficaci, ovvero la ventilazione meccanica a pressione positiva delle vie aree, tramite una mascherina facciale, da indossare quando si dorme.
In altri casi, possono dimostrarsi validi approcci terapeutici differenti, come la terapia posizionale, il dimagrimento del paziente e l’utilizzo di dispositivi di avanzamento mandibolare.
In questo modo, si potrà dire stop allo stimolo di urinare e sì a un sonno ristoratore e continuo! Perché, quindi, non indagare in maniera approfondita? Dormire bene è sinonimo di buona salute!
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