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Perché è così difficile trovare lavoro quando si soffre di artrite reumatoide

Cristina Grassi | Blogger

Ultimo aggiornamento – 29 Ottobre, 2019

Artrite reumatoide: perché lavorare diventa così difficile

L’artrite reumatoide è una condizione che provoca dolore e limita la produttività di chi ne è affetto, rendendo quasi impossibile portare avanti azioni semplici o complesse, e costringendo la persona a prendere dei giorni di malattia e, persino, licenziarsi dal lavoro.

Quando la malattia è (davvero) debilitante

Trovare e mantenere un lavoro quando si ha l’artrite reumatoide può essere una sfida. Questo problema è talmente diffuso che l’EULAR, la Lega europea contro i reumatismi, ha creato un progetto dedicato esclusivamente a facilitare la ricerca e il mantenimento di un lavoro per le persone affette da artrite reumatoide.

I sintomi dell’artrite reumatoide possono apparire all’improvviso con dolore, affaticamento e effetti collaterali delle medicine (come cefalee, nausea e sonnolenza), rendendo lo svolgimento del lavoro impossibile. Certi giorni, la persona affetta da questa condizione è in grado di svolgere qualsiasi attività in modo normale, mentre in altri svolgere attività anche semplici può diventare estremamente difficile.

Altri sintomi associati all’artrite reumatoide sono: pigrizia cognitiva, spasmi muscolari, sintomi influenzali, malessere e fastidio generale. Inoltre, il dolore alle articolazioni può diventare molto forte e limitare la possibilità di scrivere a computer, stare seduti o in piedi per lunghi periodi di tempo, piegarsi, guidare e sollevare oggetti.

Alcune persone affette da artrite reumatoide hanno difficoltà anche nell’eloquio: la malattia può infatti coinvolgere le corde vocali, rendendo impossibile svolgere lavori in cui bisogna parlare tanto al telefono oppure a contatto con la clientela.

Come gestire la malattia sul posto di lavoro

Molte persone con artrite reumatoide scelgono di continuare a lavorare il più a lungo possibile finché la loro condizione glielo permette e preferiscono non rendere nota la loro malattia ai colleghi e ai superiori per paura di essere discriminati. Sono tanti i casi in cui il paziente affetto da artrite reumatoide ha subito trattamenti ingiusti sul luogo di lavoro a causa della patologia.

Questa soluzione non è sempre la migliore perché è possibile ricevere supporto dai colleghi e usufruire del diritto all’invalidità e dei benefici economici, e non, ad esso connessi. Nonostante i cambiamenti che è possibile effettuare sul luogo di lavoro, la malattia resta debilitante e, secondo i dati emessi dalla Coalizione Fitfor Work, i malati nel primo anno dall’insorgenza dei sintomi si assentano dal lavoro circa 35 giorni con relativo calo della produttività.

Infatti, solo il 51% delle persone affette da artrite reumatoide continua a svolgere la stessa attività o, comunque, senza nessuna variazione, dall’insorgenza dei sintomi.

Purtroppo, chi soffre di questa patologia dovrebbe cercare di scegliere un impiego adatto alla condizione. Ad esempio lavorare in fabbrica, guidare camion o l’insegnamento non sono opzioni ottimali per chi ha questo tipo di problema. Bisognerebbe invece cercare impieghi che offrano orari di lavoro flessibili, che supportino il lavoro da casa e via dicendo.

Certamente trovare e mantenere un lavoro è più difficile per chi soffre di artrite reumatoide. Sebbene questa condizione sia debilitante, non bisognerebbe rinunciare alla carriera lavorativa o, comunque, a continuare a svolgere il proprio lavoro o cercarne uno diverso. È importante essere diretti e spiegare al proprio datore di lavoro cosa significhi lavorare avendo questa patologia, così da poter trovare la soluzione migliore per il proprio caso e continuare a trarre soddisfazione dal proprio impiego.

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Cristina Grassi | Blogger
Scritto da Cristina Grassi | Blogger

Comunicazione, lingue straniere e traduzione sono la mia passione. Traduttrice e scrittrice di professione, durante il tempo libero adoro trascorrere il tempo con la mia famiglia e dedicarmi alla lettura.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
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