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Psoriasi e malattie cardiache: il legame (positivo)

Roberta Nazaro

Ultimo aggiornamento – 29 Aprile, 2021

Psoriasi e malattie cardiache: il legame

Il trattamento della psoriasi con farmaci biologici per il miglioramento dell’attività del sistema immunitario riduce le prime insorgenze di placche che ostruiscono le arterie, restringono i vasi sanguigni e causano infarti e ictus. Ottima notizia, vero?

Queste ricerche evidenziano infatti come l’immunoterapia per la cura di condizioni croniche potrebbe giocare un ruolo importante nella riduzione del rischio di malattie cardiovascolari.

Lo studio, condotto dall’NHLB, è stato pubblicato sulla rivista online Cardiovascular Research.

Un nuovo approccio alle malattie cardiovascolari

Il capo della ricerca, il dr. Nehal N. Metha, ha dichiarato che l’infarto si caratterizza per cinque fattori di rischio principali:

  • Diabete
  • Ipertensione
  • Ipercolesterolemia
  • Anamnesi familiare
  • Fumo

Grazie ai nuovi studi, è emerso un sesto fattore scatenante, cioè l’infiammazione.

È stato poi evidenziato che il trattamento della psoriasi con terapie biologiche – cioè farmaci che sopprimono il sistema immunitario – sia associato a una riduzione delle malattie cardiovascolari, in particolar modo alla rottura delle placche che spesso causano l’infarto.

Psoriasi e malattie cardiovascolari

La psoriasi è associata a un aumento delle infiammazioni sistemiche, che incrementano il rischio di malattie dei vasi sanguigni e di condizioni diabetiche.

Tale infiammazione insorge quando il meccanismo di difesa dell’organismo si attiva per contrastare infezioni o malattie. Tuttavia, questo sistema si rivolta contro sé stesso quando si scatena, per esempio, per eccesso di colesterolo, che filtra all’interno delle arterie.

Il risultato della risposta all’infiammazione può provocare coaguli, che bloccano le arterie e a lungo andare sono causa di infarto e ictus.

Inoltre, secondo le ultime ricerche, le persone affette da malattie infiammatorie, come artrite reumatoide, lupus eritematoso e psoriasi hanno una percentuale più alta di sviluppare eventi cardiovascolari.

Lo studio rivelatore

Le attuali scoperte sono il risultato di uno studio condotto dalla NIH Psoriasis Atherosclerosis Cardiometabolic Initiative su 290 pazienti psoriasici, 121 dei quali erano affetti da una grave malattia dermatologica ed erano qualificati per la terapia biologica.

Per un anno, i ricercatori hanno seguito i pazienti, tutti a basso rischio di malattie cardiovascolari, e hanno comparato i dati raccolti a un gruppo di controllo che non era qualificato per la terapia biologica. I risultati dello studio hanno dimostrato che la terapia biologica è associata a una riduzione dell’8% delle placche coronariche.

La terapia biologica che cura psoriasi e malattie cardiovascolari

Il dr Mehta ha affermato che i risultati più affascinanti erano quelli riguardanti il cambiamento dei sotto-componenti delle placche coronariche, avvenuto nell’arco di un anno. Questi cambiamenti comprendono il nucleo necrotico e i componenti non calcificati, che sono alla base di molte malattie cardiache.

In passato altre ricerche avevano collegato la psoriasi a un prematuro sviluppo di placche coronariche. Ora, il team di Mehta ha dimostrato i cambiamenti benefici in queste placche quando la psoriasi è trattata con la terapia biologica.

Secondo il dr. Mehta la terapia biologica sembra quindi avere effetti anti-infiammatori. Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per confermare tutti gli effetti positivi, lo studio si pone come un grande passo avanti grazie ai dati osservati, dando il via alla randomizzazione dello studio.

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Roberta Nazaro
Scritto da Roberta Nazaro

Sono insegnante di inglese e traduttrice, con laurea triennale in Scienza e Tecnica della Mediazione Linguistica e specialistica in Dinamiche Interculturali della Mediazione Linguistica presso l'Università del Salento. L'interesse per l'ambito medico mi ha portata al conseguimento del Master in Traduzione Specialistica in Medicina e Farmacologia conseguito presso il CTI di Milano.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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