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Quanto deve essere lontano uno starnuto perché sia contagioso?

Tania Catalano | Biologa

Ultimo aggiornamento – 07 Maggio, 2021

Contagio starnuto

Capita che qualcuno starnutisca accanto a noi… ed è in quel momento che ci facciamo assalire dal panico, iniziando a coprirci naso e bocca per il timore che possa attaccarci raffreddore, l’influenza o altre malattie infettive.

Ma in che misura bisogna spaventarsi? Quanto deve essere distante uno starnuto affinché possa essere contagioso? Facciamo chiarezza. 

Prima regola: non stringere la mano a chi ha appena starnutito

La maggior parte delle persone sa bene (soprattutto dallo scoppio della pandemia) che tosse e starnuti possono diffondere germi che causano malattie. Tuttavia, la velocità e la distanza a cui gli agenti patogeni possono viaggiare potrebbero sorprendervi.

Nei momenti immediatamente dopo un colpo di tosse o uno starnuto, infatti, si dovrebbe essere prudenti e stare a circa due metri di distanza dalla eventuale fonte di contagio.

Ce lo insegnano sin da piccoli. Per rispetto verso gli altri è buona norma portare la mano (o il gomito) davanti alla bocca quando si starnutisce o si tossisce. Alla luce di ciò, sembra ovvia, diretta e coerente conseguenza quella di non salutare nessuno, porgendo la mano, dopo aver starnutito.

I germi contagiosi, infatti, possono diffondersi più velocemente di quanto si possa immaginare. Badate bene a non dare la mano a chi ha appena starnutito!

A quale velocità corrono i germi

I ricercatori dell’Università di Bristol hanno valutato la sopravvivenza aerea dei batteri nelle goccioline di aerosol provenienti da tosse e starnuti, scoprendo che questi possono inviare circa 100.000 germi contagiosi nell’aria ad una velocità che può raggiungere 100 miglia all’ora.

Questi germi possono contenere virus, come quello influenzale (o il noto Coronavirus) e gli Adenovirus, che causano il comune raffreddore. Possono anche trasportare batteri, come Streptococcus pneumoniae o Haemophilus influenzae.

Il momento più critico per la diffusione di questi germi – secondo i ricercatori – è nei primi minuti dopo uno starnuto o un colpo di tosse.

Questo tipo di trasmissione è di particolare importanza in quanto non richiede la vicinanza tra gli individui. Le piccole dimensioni delle goccioline sono sufficienti affinché possano penetrare più a fondo nei polmoni – ha spiegato il dr. Allen Haddrell, tra gli autori dello studio – Le gocce di bioaerosol (diametro inferiore alla larghezza di un capello umano) sebbene molto piccole possono rimanere sospese nell’aria per periodi di tempo prolungati, da secondi a settimane” – ha concluso Haddrell.

Consigli utili per ridurre il rischio di contagio

Grazie agli studi di Haddrell, si è scoperto che in una coltura di circa 100 milioni di gocce, ognuna di queste conteneva circa 20 batteri. Per essere a rischio di contagio, bisognerebbe inalare circa 50 goccioline. Nei momenti immediatamente dopo un colpo di tosse o uno starnuto, sarebbe dunque relativamente facile essere contagiati. Per quanto riguarda la distanza, si dovrebbe stare a circa due metri.

Inoltre, potrebbe risultare utile tenere una sciarpa a portata di mano in modo da poterla usare per coprire naso e bocca quando ci si trova in luoghi chiusi e proteggere così le vie aeree dall’ingresso di patogeni sospesi nell’aria.

In alcuni casi, soprattutto per soggetti con sistema immunitario depresso, si potrebbe indossare una mascherina.

È bene tenere con sé anche un disinfettante per le mani a base di alcol. Le goccioline che trasportano i germi finiranno per cadere sulle superfici. Passare per circa 15 secondi una soluzione alcolica dal 62 al 70% sulle mani potrà aiutare a tenere le mani libere da eventuali inoculazioni involontarie. Ricordiamo che abbiamo la tendenza di toccare i nostri volti – naso, bocca e occhi – circa 16 volte all’ora.

Non dimenticate poi di lavare le mani con acqua e sapone. Assicuratevi di strofinare le mani per 30 secondi e lavare tra le dita e sotto le unghie.

Infine, è buona regola – soprattutto nei giorni del picco influenzale – cambiare i vestiti dopo essere stati in luoghi chiusi e affollati.

Altre misure raccomandate includono:

  • Ricambio d’aria
  • Igiene ambientale
  • Approvvigionamento idrico pulito e sicuro
  • Smaltimento efficiente dei rifiuti
  • Protezione degli alimenti domestici e non

Un valido aiuto dalla tecnologia

Poiché ci sono molte incognite sulla diffusione delle malattie nella fase di aerosol, Haddrell ha sviluppato, insieme ai suoi colleghi, un dispositivo di prossima generazione per studiare la diffusione di malattie infettive attraverso microscopiche gocce di aerosol.

Sfruttando la tecnologia fornita dal dispositivo CELEBS (levitazione elettrodinamica controllata ed estrazione di bioaerosolo su un substrato), il team di Haddrell afferma che è possibile monitorare direttamente e sistematicamente l’effetto che la composizione delle goccioline e le condizioni ambientali hanno sull’infettività dei patogeni.

Il dispositivo CELEBS, offre caratteristiche uniche – ha precisato Haddrell – come la creazione di goccioline microscopiche (con un raggio inferiore alla metà della larghezza di un capello umano) che hanno una composizione progettata e un numero noto di agenti patogeni. Con questo nuovo approccio, siamo in grado di investigare non solo sulla durata di vita di questi microrganismi, ma anche sull’interazione tra le principali condizioni ambientali, biologiche, fisiche e di composizione mentre si replica l’esatto stato di aerosol durante il trasporto. In tal modo, saremo in grado di comprendere meglio i meccanismi di trasmissione delle malattie infettive che si propagano per via aerea“.

Lo studio ha anche l’obiettivo di far progredire la tecnologia in modo che i ricercatori possano studiare i patogeni respiratori, fondamentali per assicurare la salute pubblica.

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Tania Catalano | Biologa
Scritto da Tania Catalano | Biologa

Sono laureata in Scienze Biologiche e sto per conseguire la laurea Magistrale in Biologia Sanitaria e Cellulare Molecolare. Nei lavori di stage presso diversi laboratori di analisi biochimico cliniche ho approfondito la diagnostica clinica e immunologica. Mi occupo di giornalismo medico scientifico e approfondisco spesso la relazione tra nutrizione e patologie cronico-degenerative.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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Tania Catalano | Biologa
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