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Rapporto conflittuale tra madre e figlio maschio

Anna Nascimben | Editor

Ultimo aggiornamento – 02 Febbraio, 2024

mamma e foglio seduti sul tappeto

Un rapporto conflittuale tra madre e figlio maschio è molto più comune di quanto non si possa pensare, ma quali sono le cause alla base di questa difficoltà? Perché mamma e figlio non riescono ad avere un legame equilibrato e quali soluzioni si possono adottare per migliorare la situazione? Scopriamolo insieme.

Come riconoscere un rapporto conflittuale tra madre- figlio maschio

Il legame con i propri genitori riveste un'importanza fondamentale nello sviluppo della propria personalità, sia perché essi ci insegnano come relazionarci con il mondo (in modo esplicito o, come accade nella maggior parte dei casi, con il loro esempio implicito), sia perché attraverso i loro occhi vediamo il nostro riflesso e iniziamo a formarci un'idea della nostra interiorità. 

La mamma, in particolare, assumendo su di sé il ruolo di nutrimento, di cura e di dispensatrice di un amore incondizionato, ha la capacità di influenzare notevolmente lo sviluppo dei suoi figli, maschi o femmine che siano. All'interno di un legame equilibrato e consapevole, le figure genitoriali sono in grado di amare i propri figli pur riconoscendone le diversità: non si sovrappongono a loro e non cercano di sopraffarli con il potere conferito loro dall'età adulta.

Chi, al contrario, vive una relazione disfunzionale, può sentirsi schiacciato dal peso di una madre ingombrante, soffocante e incapace di vedere l'individualità del figlio, o ancora potrebbe avvertire un vago senso di minaccia dovuto magari ad uno stile di attaccamento non pienamente sicuro. 

Sono moltissime le variabili con cui si esplica il rapporto madre e figlio, ed esse non sempre sono facilmente identificabili, soprattutto se non si è ancora raggiunta l'età adulta. 

Al di là degli inevitabili conflitti che possono sorgere durante l'adolescenza e la preadolescenza, quando i ragazzi hanno bisogno di mettersi alla prova e di sfidare l'autorità dei genitori per andare alla ricerca della loro identità, quando un legame affettivo manca di qualcosa o rende difficile la convivenza, è opportuno indagare i motivi che hanno portato a questa situazione e provare a mettersi in discussione.

Ma quando una madre può veramente definirsi "disfunzionale"? Quali sono i segnali per capire se la relazione che si sta vivendo in famiglia è difficoltosa ma sana o se, invece, c'è qualcosa di più profondo? In questo caso l'aiuto di uno psicoterapeuta è fondamentale, in quanto un professionista adeguatamente formato saprà cogliere eventuali elementi di rischio, tuttavia è anche possibile fare attenzione ad alcuni aspetti della personalità che potrebbero metterci sulla strada giusta. 

Sicuramente quando una mamma è eccessivamente ingombrante, inibente, ansiosa e che non lascia spazio alla personalità del figlio, ciò può costituire un grave impedimento per lo sviluppo della sua individualità, così come una figura materna assente o troppo concentrata su sé per vedere i bisogni del suo bambino può rappresentare un problema.

Cause delle difficoltà nel rapporto mamma e figlio maschio

Un rapporto madre figlio maschio complicato può essere determinato da moltissime cause, fra cui una delle più comuni è il trasferimento, da parte del genitore al figlio, di una sorta di "fardello emotivo" o di compito, che egli non può scegliere ma che si ritrova a dover portare. 

Non è raro, infatti, che i genitori proiettino sui figli le loro mancanze, i loro bisogni emotivi non soddisfatti, la loro "vita non vissuta", come scriveva Jung, e ciò provoca nella progenie un senso di responsabilità inconscio per qualcosa che, tuttavia, non appartiene realmente a loro.

Una madre che colma il suo vuoto interiore chiedendo al figlio maschio di realizzare ciò che essa stessa non ha saputo (o potuto) realizzare, è una situazione molto comune, o ancora, diversi problemi insorgono quando il figlio diventa una sorta di "sostituto" inconscio del marito (ovvero del padrone) e si innescano così delle dinamiche altamente disfunzionali e potenzialmente distruttive.

Quando non avviene il fisiologico distacco tra madre e figlio, ovvero quando quest'ultimo non può differenziarsi dalla figura materna, esso rimane intrappolato in una relazione che lo soffoca e che non gli permette di crescere. Allo stesso tempo una madre assente, distaccata e fredda, non fa sentire amato il bambino e può determinare in lui una scarsa autostima e la sensazione di non essere mai stato abbastanza per lei.

Le conseguenze di un rapporto figlio madre conflittuale

Il rapporto madre- figlio maschio adulto è la conseguenza delle dinamiche che sono state vissute nell'infanzia. Più disfunzionale sarà stata la relazione, più è probabile che il bambino, una volta divenuto grande, sperimenti difficoltà nelle relazioni con le altre figure femminili della sua vita

Le possibilità sono molteplici e comprendono l'incapacità di costruire un rapporto di coppia stabile e duraturo, la tendenza all'infedeltà seriale, la depressione, la scarsa autostima, oppure una ribellione che sfocia in comportamenti autodistruttivi.

I figli di madri simbiotiche andranno probabilmente alla ricerca di una partner che gli permette di rivivere queste caratteristiche, chi, invece, ha avuto come mamma una donna anaffettiva è probabile che svilupperà una paura e una rabbia inconsce nei confronti del genere femminile, mentre chi è stato soffocato nelle sue aspirazioni, non sarà mai libero di vivere secondo le sue vere inclinazioni.

La disfunzionalità della diade madre figlio può portare allo sviluppo di diversi temperamenti maschili: da quello disorientato a quello castrato che non riesce a vivere la sua sessualità in modo sano, passando per la personalità simbiotica, ovvero quella che non si è mai staccata dalla mamma, fino al figlio dove predomina la razionalità e in cui, basandosi su una visione junghiana, non è stato integrato il lato femminile.

Situazioni di dipendenza affettiva, rifiuto delle relazioni a lungo termine, infedeltà seriali e problemi nella sfera sessuale sono le conseguenze più comuni che possono insorgere se madri e figli maschi non hanno saputo creare un legame equilibrato.


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Il legame madre figlio maschio nell'adolescenza

Anche il rapporto tra madre e figlio maschio più equilibrato può diventare fonte di preoccupazioni durante l'adolescenza, ovvero durante quella fase in cui il figlio, non più bambino ma neppure adulto, cerca disperatamente di costruirsi la sua personalità distaccandosi dai valori dei genitori

È probabile che in questa fase nascano dei conflitti dovuti alla ricerca di una maggiore autonomia e al desiderio di sottrarsi ad un controllo ritenuto esasperante, inoltre vi sono le pressioni che vengono dal mondo esterno e alle quali l'adolescente cerca di rispondere, talvolta barcamenandosi malamente in un oceano di sensazioni contrastanti.

Durante il periodo adolescenziale il ragazzo può manifestare una certa aggressività, dovuta alla forte opposizione che avverte nei confronti dell'ambiente famigliare e in questa fase dev'essere accompagnato dai genitori nello sviluppo delle sue competenze e nello sviluppo della sua identità. 

Tutto ciò può determinare nella madre un mix di sensazioni talvolta difficili da gestire: si va dall'ansia al senso di impotenza, fino ad arrivare alla frustrazione per la rottura di un equilibrio instabile. Tra le emozioni che le mamme provano più comunemente durante l'adolescenza del figlio troviamo le seguenti:

  • la preoccupazione per il suo futuro lavorativo e l'ansia legata alla costruzione del ruolo sociale del figlio;
  • la frustrazione che le deriva dal fatto che essa non è più al centro della vita del bambino e che le sue cure ora vanno ridimensionate;
  • la necessità di apportare maggior energia alla propria sfera personale o alla coppia rispetto a quanto avveniva durante l'età dell'infanzia;

Mamme e figli maschi adolescenti possono trovare il un modo nuovo di comunicare, a patto che le istanze del ragazzo trovino uno spazio d'accoglienza e che il processo di separazione dal nido famigliare possa compiersi senza pressioni

I genitori hanno il compito di empatizzare con il ragazzo e di spronarlo a trovare la propria strada nel mondo, lasciando che esso possa fare tutte le esperienze necessarie al suo sviluppo e, al tempo stesso, ponendo delle limitazioni qualora tali comportamenti costituiscano un rischio per la sua incolumità.

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Anna Nascimben | Editor
Scritto da Anna Nascimben | Editor

Con una formazione in Storia dell'Arte e un successivo approfondimento nello studio del Digital Marketing, mi occupo da anni di creare contenuti web. In passato ho collaborato con diversi magazine online scrivendo soprattutto di sport, vita outdoor e alimentazione, tuttavia nel corso del tempo ho sviluppato sempre più attenzione nei confronti di temi come il benessere mentale e la crescita interiore.

a cura di Dr.ssa Giusy Messina
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