Mononucleosi in gravidanza: è pericolosa per la mamma e il bambino?

Valentina Montagna | Editor

Ultimo aggiornamento – 16 Maggio, 2025

Donna incinta seduta sul divano e visibilmente sofferente

La mononucleosi, causata principalmente dal virus di Epstein-Barr (EBV), è conosciuta anche come "malattia del bacio" perché si trasmette attraverso il contatto con la saliva.

La sintomatologia è caratterizzata da febbre alta, astenia, ingrossamento dei linfonodi del collo e faringo-tonsillite con deglutizione fastidiosa e difficoltosa.

Ne risulta che, nel momento in cui avviene in gravidanza, la mononucleosi potrebbe comportare dei rischi per il nascituro; inoltre, non ci sono indicazioni specifiche neanche per interrompere l'allattamento.

Vediamo nel dettaglio cos'è e come affrontare la mononucleosi durante la gestazione. 

Mononucleosi infettiva in gravidanza: cos'è e come si manifesta?

La mononucleosi può essere causata da diversi virus, tra cui il virus di Epstein-Barr (EBV) e il Citomegalovirus (CMV). Questi due virus provocano infezioni differenti, con diversi rischi, specialmente durante la gravidanza.

La mononucleosi da EBV, appartenente alla famiglia degli Herpes virus, è la forma più comune della mononucleosi, responsabile di oltre il 90% dei casi di mononucleosi infettiva, e non causa gravi rischi per la madre o il feto, ad eccezione di alcuni rari casi di complicanze.

Il virus può persistere nell'organismo per tutta la vita e riattivarsi occasionalmente, pur non essendo sempre contagioso dopo la fase acuta.

La mononucleosi da CMV, se contratta durante la gravidanza, può essere più pericolosa per il feto. Il CMV è una delle principali cause di infezioni congenite che può portare anche a gravi conseguenze per il bambino, come iperbilirubinemia (ittero), convulsioni, problemi respiratori, epatici o splenici alla nascita. 

A lungo termine, possono verificarsi ritardo mentale, microcefalia (piccola dimensione della testa), cecità o sordità.

Mononucleosi infettiva da virus di Epstein-Barr

La mononucleosi, anche detta "malattia del bacio", è una malattia infettiva che si trasmette attraverso la saliva:

  • bacio (non a caso la mononucleosi è definita la malattia del bacio);
  • esposizione a tosse e starnuti;
  • condivisione di posate e bicchieri. 

Quali sono i sintomi della mononucleosi?

La mononucleosi si manifesta attraverso questi sintomi:

  • stanchezza intensa e astenia;
  • febbre alta e brividi;
  • mal di gola, a volte con placche purulente, associato a faringo-tonsillite;
  • dolori muscolari e malessere generale;

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La faringotonsillite può variare da lieve rossore a grave ostruzione respiratoria, talvolta con materiale essudativo sulle tonsille e alito cattivo.

Altri sintomi possono essere:

  • perdita di appetito;
  • sudorazione;
  • dolore intorno agli occhi;
  • tonsille gonfie;
  • petecchie (piccole macchie rosse o viola sul palato);
  • gonfiore intorno agli occhi e, raramente, ittero (colorazione gialla della pelle e occhi);
  • esantema (eruzioni cutanee).

Mononucleosi e gravidanza: ci sono rischi?

La mononucleosi in gravidanza non ne compromette il decorso sia per la madre che per il feto, a differenza di altre infezioni come rosolia, toxoplasmosi e citomegalovirus.

Può, però, indebolire il sistema immunitario della madre, esponendola ad altre malattie. Raramente, si possono verificare complicanze come anemia o epatite, che potrebbero influenzare la gravidanza.

Alcuni studi suggeriscono un leggero aumento del rischio di aborto spontaneo se l'infezione avviene nel primo trimestre, anche se non ci sono prove definitive. In qualche raro caso, possono verificarsi problemi di crescita fetale o parto prematuro.

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Contrarre la mononucleosi nel terzo trimestre può provocare sintomi più gravi nella madre a causa dei cambiamenti immunologici legati allo stato avanzato della gravidanza. 

Tuttavia, il rischio di trasmissione diretta del virus EBV direttamente al feto o al neonato durante l’allattamento è considerato molto basso e la maggior parte dei bambini non sviluppa sintomi evidenti di mononucleosi anche se esposti al virus.

Sebbene in passato sia stata ipotizzata un'associazione tra l'infezione da virus di Epstein-Barr (EBV) durante la gestazione e l'insorgenza di malformazioni fetali, uno studio condotto su tre donne con mononucleosi infettiva nei primi mesi di gravidanza non ha confermato questi rischi.


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Gli anticorpi EBV presenti nel sangue dei neonati alla nascita erano simili a quelli della madre, indicando che gli erano stati trasmessi attraverso la placenta; ciononostante, tutte e tre le donne hanno partorito bambini sani a termine senza malformazioni o segni di infezione congenita. 

Quindi, in questo studio, non è stato osservato alcun effetto negativo dell'infezione da EBV materna sui neonati.

Come si cura la mononucleosi in gravidanza

Il trattamento è perlopiù sintomatico e mira ad alleviare i sintomi fino a quando la malattia non si risolve spontaneamente, in genere entro 1-2 mesi.

Tra i rimedi per la mononucleosi:

  • riposo assoluto e adeguata idratazione;
  • gestione dei sintomi: antipiretici e antidolorifici come il paracetamolo per il controllo della febbre e del dolore, sempre sotto supervisione medica. Gli antibiotici non sono efficaci contro infezioni virali;
  • complicanze gravi: in casi rari, come ostruzione respiratoria, possono essere usati corticosteroidi.

Nota importante: evitare l'uso di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) senza prescrizione medica, specialmente in gravidanza.

Come si fa la diagnosi di mononucleosi

La diagnosi si basa su:

  • esame clinico e sintomi: il medico valuta i sintomi fisici e i segni clinici;
  • esami del sangue fondamentali per confermare la diagnosi sono l'aumento dei globuli bianchi e la presenza di anticorpi specifici contro l'EBV.

Test specifici:

  • monotest: rileva anticorpi eterofili;
  • anticorpi anti-EBV (IgM e IgG): più precisi per distinguere tra infezione recente, passata o riattivata.

Interpretazione degli anticorpi:

  • IgM anti-VCA: indica infezione recente, scompare entro 3 mesi;
  • IgG anti-VCA: compaiono nella fase acuta e persistono tutta la vita;
  • Anti-EBNA: appaiono 2-4 mesi dopo l'infezione e persistono anch'essi tutta la vita.

FAQ – Domande frequenti sulla mononucleosi in gravidanza

Vediamo alcuni dubbi ricorrenti su questa patologia durante la gestazione:

Come prevenire la mononucleosi in gravidanza?

La prevenzione della mononucleosi in gravidanza si basa perlopiù sull'evitare il contatto con la saliva di persone infette, praticando una buona igiene personale, lavandosi le mani ed evitando di condividere cibo, bevande o utensili.

Quanto è contagiosa la mononucleosi e come si trasmette?

I virus che causano la mononucleosi sono molto contagiosi. Si possono contrarre attraverso il contatto con i fluidi corporei di una persona infetta, inclusa la saliva

Questi virus si diffondono attraverso baci; trasfusioni di sangue; tosse o starnuti; condivisione di cibo, bevande o utensili per mangiare; trapianti di organi; contatto sessuale.

La mononucleosi è un'infezione sessualmente trasmissibile?

Il virus di Epstein-Barr, un tipo di virus herpes, è diverso dal virus herpes simplex (HSV) che causa l'herpes genitale e orale. 

Entrambi i virus possono essere trasmessi sessualmente ma è più probabile che l'EBV si diffonda attraverso altri mezzi, come per esempio attraverso la condivisione di bevande o baci.

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Scritto da Valentina Montagna | Editor

La mia formazione comprende una laurea in Lingue e Letterature Straniere, arricchita da una specializzazione in Web Project Management. La mia esperienza nel campo si estende per oltre 15 anni, nei quali ho collaborato con nutrizionisti, endocrinologi, medici estetici e dermatologi, psicologi e psicoterapeuti e per un blog di un'azienda che produce format televisivi in ambito alimentazione, cucina, lifestyle.

a cura di Dr.ssa Anna Maria Ferri
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