Siamo abituati a pensare al benessere in termini di allenamento fisico, ma raramente ci si sofferma sul fatto che anche la mente può, e deve, essere allenata. Proprio come i muscoli, anche il cervello risponde positivamente alla stimolazione costante, purché calibrata sull’età e sulle esigenze specifiche del momento di vita.
In questa intervista, il Dr. Mauro Colangelo, Medico Chirurgo specializzato in Neurologia e Neurochirurgia, ci guida alla scoperta dell’allenamento mentale come strumento fondamentale per sviluppare le capacità cognitive, emotive e psicologiche, evidenziando come una mente attiva rappresenti una vera risorsa non solo per migliorare le prestazioni quotidiane, ma anche per contrastare il fisiologico declino legato all’età.
Attraverso un approccio chiaro e scientificamente fondato, il Dr. Colangelo approfondisce il concetto di neuroplasticità, l’evoluzione delle capacità cognitive nel corso della vita e le strategie più efficaci per mantenerle vive e dinamiche, dalla prima infanzia fino alla terza età.
Dall’importanza del gioco nei bambini alle tecniche di mindfulness per gli adulti, fino all’efficacia di semplici abitudini quotidiane, emerge un messaggio potente: prendersi cura della propria mente è un investimento concreto in salute, autonomia e benessere a lungo termine.
Ecco le domande che gli abbiamo posto:
Cosa si intende per allenamento mentale e quali sono i benefici di iniziare a stimolare il cervello già in giovane età?
Intenderlo esclusivamente in senso cognitivo è alquanto restrittivo in quanto sensu lato è un insieme di pratiche, tecniche e strategie finalizzate a sviluppare e potenziare non solo le capacità cognitive ma anche quelle emotive e psicologiche di una persona, con l’obiettivo di migliorare non solo le prestazioni ma anche l’autocontrollo e il benessere complessivo.
Pertanto, viene utilizzato nello sport come nello studio, nel lavoro e nei percorsi di gestione dello stress. Essendo equiparabile, per la mente, a ciò che significa l’allenamento fisico per il corpo ovviamente più precocemente viene iniziato più duraturi nel tempo se ne vedranno i risultati, alla stregua di come si vede crescere muscoloso ed atletico un soggetto dedito sin da piccolo a qualche disciplina sportiva.
Come cambia la capacità di apprendimento e di adattamento del cervello con l’età e cosa si può fare per stimolarla?
Nelle fasi della vita distinte come infanzia e adolescenza, la capacità plastica del cervello è altissima, nel senso di avere grande facilità a creare e modificare le connessioni neurali.
Questa attitudine è nota come neuro plasticità spontanea cui consegue la possibilità di apprendere con naturalezza lingue ed abilità motorie, che vengono immagazzinate nel patrimonio mnemonico duraturo.
Nell’età adulta, dopo aver varcato la soglia dei 30 anni, la plasticità cerebrale si riduce gradualmente ma in compenso il cervello è più efficiente e selettivo per la presenza di migliori strategie cognitive, consolidando quanto è stato già appreso ma è meno rapido nell’acquisizione di qualcosa di completamente nuovo.
Nella terza età la velocità di elaborazione rallenta ma la neuro plasticità è ancora possibile, arruolando in forma attiva popolazioni neuronali inattive ossia in “resting phase”.
Ciò può essere stimolato dallo studio incessante, dall’intraprendere attività nuove, dal mantenere relazioni sociali, da esercizio fisico e mentale, da una dieta sana e da un sonno di buona qualità. Il cervello è come un muscolo, più lo usi, più resta in forma!
Quali sono gli esercizi cognitivi più efficaci per mantenere attiva la mente nelle diverse età?
Ecco alcuni esercizi cognitivi, suddivisi nelle diverse fasi della vita:
Infanzia
L’obbiettivo è di stimolare la creatività, il linguaggio, la memoria e le abilità logiche, per cui trovano utile applicazione i giochi di costruzione e di memoria (Lego, puzzle, memory cards), ma anche il racconto di storie ed attività motorie coordinate, come sport e danza, e giochi di associazione.
Adolescenza
L’obiettivo è di potenziare il pensiero astratto e logico con potenziamento delle funzioni decisionali e di autocontrollo per allenare il cervello a riflettere per scegliere e gestire le emozioni. Gli esercizi consigliati sono i giochi strategici (scacchi, Risiko) e di problem solving (enigmistica, Sodoku) ma ancora di più i dibattiti sulla pianificazione di obiettivi e la elaborazione scritta di argomenti. Per la gestione delle emozioni il mindfulness.
Età adulta
L’obiettivo è di migliorare la capacità di concentrazione e la working memory e di conseguenza le capacità analitiche. I migliori esercizi di brain training da adottare sono costituiti dall’acquisizione di nuove competenze (lingue straniere, strumenti musicali), giochi su app tipo Lumosity, lettura critica e scrittura, yoga, danza, meditazione.
Terza età
Il fine principale è di rallentare il declino cognitivo , stimolando la memoria per prevenire il decadimento e rafforzare la neuroplasticità. Le attività devono essere caratterizzate da varietà ed impostate con interesse e regolarità, facendo cose nuove e stimolanti perché il cervello si nutre di sfide e di novità, senza mai tralasciare attività sociali e movimento quotidiano tramite passeggiate e ginnastica dolce.
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L’allenamento mentale può rallentare gli effetti dell’invecchiamento cerebrale?
Sì, perché stimola la neuroplasticità, che con l’avanzare dell’età si riduce ma non si esaurisce. Le popolazioni neuronali in fase di riposo vengono reclutate (neuronal recruitement) attraverso la creazione di nuove sinapsi , che rafforzano le connessioni già esistenti e suppliscono alla carenza di quelle eventualmente perdute migliorando la flessibilità cognitiva.
Gli esercizi che migliorano la memoria di lavoro (per le informazioni a breve termine) e la capacità di attenzione sono i cruciverba, mentre la memoria episodica è stimolata dal ricordare e raccontare eventi passati.
Un elevato livello di scolarità implica una maggiore riserva cognitiva, che comporta una migliore resistenza al danno legato all’invecchiamento e minore probabilità di sviluppare demenze del tipo dell’ Alzheimer ed inoltre riduce il rischio (fino al 30-40%) di deterioramento cognitivo lieve.
In sintesi, l’allenamento mentale non ferma l’inesorabile trascorrere del tempo ma consente di usare meglio il cervello ed inoltre, un cervello ben attivo ed allenato stimola dopamina e serotonina, che sono i neurotrasmettitori legati al benessere, da cui discende che migliora la motivazione ed il senso di autonomia prestazionale. Come per l’allenamento fisico, si crea un circolo virtuoso: più ti alleni, meglio ti senti e più ti va di continuare.