Del perché IO son vegetariana

Ezia Campise | Blogger

Ultimo aggiornamento – 27 Aprile, 2021

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Premesso che rispetto le scelte altrui, e continuerò a cucinare tortellini al mio onnivoro marito, e tralasciando le questioni etiche della faccenda (Tiziano Terzani riassume, ovviamente meglio di me, quello che sento), sono vegetariana perché mi fa bene e perché amo il mondo in cui vivo.

“I gorilla di Darwin ci insegnano che è meglio rinunciare alla carne [….].? Abbiamo in comune con le scimmie il 99 per cento del patrimonio genetico. Loro sono vegetariane e dobbiamo imparare a esserlo anche noi. Come lo fu Leonardo”, parole di Umberto Veronesi.

Abbiamo – mantenuto – le caratteristiche metaboliche fondamentali dei primati, rimasti vegetariani, e il nostro organismo è programmato solo per il consumo di frutta, verdura e legumi. La carne non fortifica, né il corpo (il gorilla, così possente di statura e di muscolatura, è vegetariano come tutte le altre scimmie), né la mente (Leonardo da Vinci, Michelangelo ed Einstein erano vegetariani, oltre ad altri vari soggetti, che carenti di qualcosa non paiono proprio). In definitiva, come diceva qualcuno, la carne è forza vitale, fintanto che vive.

In passato c’era più guerra sull’argomento, mentre oggi la maggioranza dei medici e dietologi riconosce i vantaggi di una dieta vegetariana. La stessa American Dietetic Association sostiene che le diete vegetariane e vegane ben bilanciate (non ci si deve dimenticare di calibrare tutti i nutrienti, specie le proteine, ed è davvero più complicato che mangiarsi una bistecca!) siano salutari e che apportino numerosi benefici rispetto ad una dieta carnivora, aiutando a prevenire molti tipi di patologie tra cui tumori e malattie cardiovascolari.

Il Journal of the American Medical Association afferma da decenni che la dieta vegetariana può prevenire dal novanta al novantasette per cento delle malattie del cuore ed, inoltre, è fondamentale nel prevenire e contrastare la comparsa di tumori , con particolare riferimento ai tumori al seno oltre a prevenire e contrastare varie altre malattie tra cui la psoriasi.Le prove che l’intestino dell’uomo non è adatto a digerire carne vengono fornite ormai da numerosi studi che stabiliscono una stretta relazione tra il cancro del colon e una dieta ricca di carne: di recente, l’oncologo Alberto Sobrero, primario di oncologia medica all’ospedale San Martino di Genova, al congresso intitolato “Setting new standards of care for patients whith colorectal cancer” tenutosi a Praga, ha ribadito il collegamento tra tumore e consumo di carne.

Il problema principale deriva dai nitrati (conservanti pressoché innocui e presenti in qualsiasi alimento non fresco, e quindi in tutta la carne e negli insaccati), che una volta ingeriti tendono a trasformarsi in nitriti grazie all’azione della flora batterica della saliva, i quali si combinano con le ammine (presenti negli alimenti contenenti proteine animali) dando origine alle nitrosamine, sostanze notoriamente cancerogene.

L’ente Americano Food and Drug Admistration ha definito le nitrosamine “…uno dei più potenti gruppi di sostanze cancerogene mai scoperto… il cui studio ha causato grave preoccupazione negli scienziati che se ne sono occupati”. Il dottor William Lijinsky, infatti, condusse esperimenti introducendo nitrosamine nell’alimentazione di alcuni animali: nel giro di sei mesi egli riscontrò la presenza di tumori nel 100% delle cavie. “Le manifestazioni cancerose”, notò in quell’occasione, “sono presenti in ogni parte del corpo: nel cervello, nei polmoni, nel pancreas, nello stomaco, nel fegato e negli intestini. Gli animali sono stati completamente compromessi”.

Ovviamente, come in tutte le grandi questioni che scuotono le pigrizie, le coscienze e gli interessi altrui non mancano voci autorevoli contrarie ad una dieta vegetariana. Ma se l’argomento salute non vi avesse convinto, vi propongo quello “ambiente”, dove i dati sono (purtroppo) inconfutabili.

L’impatto sull’ambiente del consumo di carne è devastante. Già nel suo dossier del 2006 “Livestock’s long scado” (La lunga ombra del bestiame) la Fao aveva attestato come il settore della produzione di carne fosse causa del 18% delle emissioni totali di gas serra dovute alle attività umane: una percentuale simile a quella dell’industria e molto maggiore di quella dell’intero settore di trasporti. Di recente, gli scienziati americani Robert Goodland e Jeff Anhang affermano, nello studio “Livestock and Climate Change”pubblicatosull’autorevole World Watch, che oltre metà (precisamente, il 51%) dei gas serra (o GHG) prodotti oggi dall’uomo sono emessi dagli allevamenti industriali di bestiame.

La conclusione dei due ricercatori è drastica quanto inevitabile: per invertire il devastante trend che sta inesorabilmente modificando il clima del pianeta Terra “basterebbe sostituire i prodotti animali con quelli a base di soia o di altre colture vegetali. Questo approccio avrebbe effetti molto più rapidi sulle emissioni di GHG e sull’effetto serra di qualsiasi altra iniziativa per rimpiazzare i combustibili fossili con energia rinnovabile”, affermano i due esperti.“Sono diventato vegetariano per ragioni etiche, oltre che salutistiche. Credo che il vegetarismo possa incidere in modo favorevole sul destino dell’umanità”, diceva Albert Einstein.

E se lo dice lui.

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Scritto da Ezia Campise | Blogger

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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