La sterilizzazione del gatto femmina è un intervento chirurgico, sicuro e di routine, che prevede la rimozione delle ovaie del felino. Solo in casi rari, il veterinario toglie anche l’utero. Si tratta di un intervento che ha lo scopo di prevenire le cucciolate indesiderate, il randagismo felino e l’affollamento dei gattili. L’operazione è sicura e viene svolta di routine in contesto ambulatoriale, ma vediamo più nel dettaglio come avviene la sterilizzazione della gatta, quali sono i benefici e come comportarsi dopo l'operazione.
Quando si sterilizza una gatta?
Le gatte di età compresa tra i 5 e i 9 mesi affrontano un periodo in cui sono in calore, i cui segnali sono:
- Emissione di miagolii e di vocalizzi (soprattutto nelle ore notturne).
- Rotolamenti continui.
- Inarcamenti della gobba.
- Abitudine di strusciarsi dovunque.
In particolare nel periodo che va da febbraio ad ottobre, si ha a che fare con più cicli estrali.
Il ciclo estrale è composto dalle seguenti fasi:
- Proestro: momento in cui la gatta, pur non essendo pronta all’accoppiamento, attira comunque il maschio.
- Estro: fase dell’effettivo accoppiamento, durante il quale i genitali sono spesso arrossati per via della maggiore irrorazione della vulva.
- Accoppiamento.
- Interestro, ossia il momento di inattività sessuale tra un picco e l’altro di attività follicolare, variabile da gatta a gatta.
- Diestro: fase in cui, se non è avvenuta la fecondazione, si può presentare una pseudogravidanza (molto rara nella gatta).
- Anestro: periodo di inattività e assenza di ricettività sessuale.
È fondamentale sapere che l’ovulazione nelle gatte è indotta a seguito dell’atto sessuale. Tutto parte, nello specifico, dal dolore provato dalla femmina a seguito del contatto con il pene del maschio, caratterizzato dalla presenza, sulla superficie, di peli cheratinizzati che lo ancorano alla gatta durante l’atto sessuale.
Ciò vuol dire che, dopo l’arrivo del primo calore, in assenza di accoppiamento dopo pochi giorni tornano in calore.
A quanti mesi si sterilizza una gatta?
L’età giusta per sterilizzare un gatto femmina è un argomento che suscita un forte dibattito in seno alla comunità scientifica veterinaria.
Le scelte, infatti, possono cambiare a seconda della zona del mondo.
Negli USA, per esempio, l’approccio routinario prevede l’esecuzione dell’intervento prima del raggiungimento della pubertà, ossia quando la gatta ha 3 - 5 mesi.
In Italia, il gold standard prevede di eseguirlo più tardi, generalmente tra il sesto e il settimo mese, sempre dopo dell’arrivo del primo ciclo di estro.
La stagione è un criterio che può influire molto sulla scelta del momento per l’intervento di sterilizzazione di una gatta. A tal proposito, è necessario citare il concetto di fotoperiodo positivo, che chiama in causa l’associazione tra ore di luce nella giornata e maggior probabilità, per le gatte femmine, di andare in calore.
Sono stati effettuati numerosi studi con lo scopo di individuare scientificamente il momento migliore per sterilizzare una gatta. Alcune testimonianze hanno cercato di portare alla luce il maggior rischio, in caso di sterilizzazione precoce, di andare incontro a un aumento ponderale, problemi comportamentali e articolari. La conclusione ha portato in evidenza la possibilità, invece, di tenere sotto controllo il problema del sovrappeso.
Si considera inoltre, priva di fondamento scientifico la credenza secondo la quale, prima di procedere con la sterilizzazione di una gatta, sarebbe necessario farle fare una cucciolata.
Perché è indicato sterilizzare il gatto femmina?
La sterilizzazione della gatta di sesso femminile è indicata soprattutto per:
- Eliminare comportamenti molesti come i miagolii e i vocalizzi notturni.
- Prevenire gravidanze indesiderate (infatti è abitudine frequente che le gatte intere, durante l’estro, scappano di casa per accoppiarsi e tornano con i cuccioli).
- Prevenire malattie oncologiche come i tumori ovarici maligni.
- Prevenire l’insorgenza di altre condizioni come la piometra, patologia degenerativa del tessuto uterino, e l’endometrite.
Per quanto riguarda le neoplasie, è bene essere consapevoli del fatto che, a ogni calore, la gatta viene sottoposta a un vero e proprio bombardamento da parte degli ormoni che, oltre a colpire utero e mammelle e stimolare un comportamento anomalo ed irrequieto.
Inoltre, sterilizzando la gatta femmina, si contribuisce alla riduzione della diffusione di malattie infettive come FIV e FeLV. Il primo acronimo indica il virus dell’immunodeficienza felina, che attacca direttamente il sistema immunitario. Il secondo, invece, il virus della leucemia felina, una delle malattie più gravi in assoluto per i gatti.
Infatti, gli esemplari di sesso femminile che vivono all’aria aperta o che hanno accesso all’esterno, possono accoppiarsi con maschi potenzialmente infetti e contribuire così al diffondersi delle suddette patologie infettive.
Va comunque precisato che il rischio di contrarre patologie infettive non si esaurisce con la sterilizzazione, in quanto il contagio può avvenire anche attraverso morsi o graffi da parte di animali infetti, motivo per cui è bene non abbassare mai la guardia, in particolare se passa del tempo all’esterno.
A differenza della sterilizzazione nel cane, questo intervento nella gatta non è fonte di rischio di incontinenza urinaria.
Ovariectomia gatta: in cosa consiste?
L’ovariectomia della gatta consiste nella rimozione delle sole ovaie ed è un’operazione molto meno invasiva a fronte della rimozione di ovaie ed utero.
Oltre alla minor invasività, è da preferire anche per il minor tempo di esecuzione (da cui deriva una dose minore di anestesia) e minor trauma chirurgico.
Il timore di molti proprietari di gatte è che, rimuovendo le sole ovaie, l’utero possa andare incontro a malattie. I veterinari confermano che questo rischio è inesistente, poiché l’annullamento della sintesi di estrogeni e progesterone, porta all’atrofia dell’organo.
L’asportazione dell’utero, a meno della presenza di patologie che la richiedono, non è infatti indicata, perché si sottoporrebbe la gatta ad un intervento molto più invasivo, a fronte degli stessi benefici.
Sterilizzazione farmacologica della gatta
Esiste anche un’altra opzione per sterilizzare la gatta e si tratta della cosiddetta “sterilizzazione farmacologica” che prevede la somministrazione di farmaci progestinici con l’obiettivo di inibire l’azione degli estrogeni.
L’approccio in questione è sconsigliato dalla maggior parte dei veterinari, in quanto è stato dimostrato che può portare ad un aumento di infezioni urinarie come la piometra e di tumori mammari.
Post sterilizzazione: cosa fare?
Dopo la sterilizzazione, è necessario dare modo alla gatta di smaltire l’anestesia e riprendere le energie. È quindi opportuno lasciarla tranquilla in un luogo familiare, protetta nel trasportino e con la lettiera sempre accessibile.
A causa della riduzione delle difese immunitarie, è bene evitare i contatti con altri gatti, soprattutto se questo sono randagi per preservarla dal rischio di contrarre malattie infettive.
Inoltre, dal momento che c’è un rischio concreto che la ferita crei prurito e gonfiore, la gatta potrebbe avere l’istinto di leccarsi per lenire il fastidio. Basta applicare una tutina o un collare elisabettiano.