Sono tante le azioni da mettere in pratica quando al proprio figlio o alla propria figlia viene diagnosticato un Disturbo dello Spettro Autistico.
Il solo percorso per arrivare a una diagnosi certa è piuttosto tormentato. Poi, arrivano la scuola e le cure, con le difficoltà che tutto ciò comporta. E, a livello legislativo, la cosa più importante che si possa fare è riuscire a far valere i diritti dei propri figli.
Vediamo come la Legge italiana tutela chi soffre di questo disturbo, insieme a tutte le azioni che una famiglia può mettere in campo per vedersi riconosciuto ciò che davvero le spetta.
Invalidità civile in caso di autismo: l’iter da seguire
Quando si parla di autismo, si fa riferimento alla comunicazione tecnico scientifica del 02.03.2015 e al messaggio INPS 5544 del 23.06.2014. Le disposizioni prevedono, dunque:
- La necessità di una valutazione del disturbo da parte di strutture specializzate e accreditate del Servizio Sanitario Nazionale; in presenza di documentazione sanitaria che dimostri la diagnosi, si avvia l’iter legale per l’ottenimento del sostegno. Importante è “evitare inutili disagi ai minori e alle famiglie per un accertamento medico legale, le cui evidenze clinico-obiettive sarebbero comunque insufficienti in assenza di documentazione sanitaria attestante ripetute osservazioni nel tempo“.
- L’ottenimento della documentazione sanitaria necessaria per esprimere giudizio, ovvero: “la diagnosi della patologia deve essere formulata secondo i criteri diagnostici del DSM-IV- TR o del DSM-5 o del ICD-10 (si rimanda alla comunicazione tecnico scientifica del 02.03.2015)“. Il percorso diagnostico prevede un’osservazione ripetuta nel tempo, con strumenti che analizzino la disabilità intellettiva (Q.I. verbale e non verbale) e le capacità adottive (Vineland Adaptive Behaviour Scale – VABS). Importante è anche la documentazione sanitaria relativa a eventuali comorbilità (ad es. epilessia).
Il certificato medico conclusivo da inviare all’INPS, tramite patronato, deve essere compilato da un medico “prescrittore”, ricordando che non tutti i medici di base lo sono.
La definizione diagnostica dell’autismo
La definizione diagnostica dell’autismo vede il coinvolgimento di operatori specializzati. Si analizzano:
- compromissione qualitativa dell’interazione sociale;
- compromissione qualitativa della comunicazione verbale e non verbale;
- modalità di comportamento, interessi e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati.
“La diagnosi di autismo è basata su parametri di tipo comportamentale e va effettuata da strutture specializzate e accreditate dal Servizio Sanitario Nazionale, in riferimento a situazioni di osservazione standardizzate e adottando scale di valutazione opportunamente elaborate per il comportamento autistico, secondo protocolli raccomandati dalle Linee Guida accreditate“.
Qualora la condizione non dovesse essere riconosciuta o in misura minore rispetto alle aspettative, sarà possibile ricorrere contro il verbale.
Cosa accade secondo la Legge dopo i 18 anni?
Ricordate, infine, che dopo i 18 anni per la Legge italiana il paziente non sarà più autistico. Non esiste, infatti, compiuta la maggiore età, una voce relativa all’autismo per assegnare l’invalidità civile. Si auspica che questa situazione possa cambiare e che il diritto all’assistenza venga in un futuro prossimo riconosciuto anche oltre la maggiore età.
Ad oggi, i familiari possono solo fare riferimento a criteri legati a condizioni come “insufficienza mentale grave” o “disturbo dello sviluppo”. L’autismo, nel frattempo, non sarà però scomparso. Questo va ricordato a gran voce.
In collaborazione con “Un Cuore per l’Autismo O.N.L.U.S.“.