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Caduta dei capelli durante la chemio: impatto emotivo e gestione pratica

Redazione

Ultimo aggiornamento – 14 Aprile, 2020

Caduta dei capelli e Chemioterapia

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Tagliamo i capelli quando sentiamo il bisogno di rinnovarci, di chiudere un capitolo della nostra vita, quando il desiderio di cambiamento deve essere evidente a tutti, dentro come fuori.

Sciogliamo le chiome per sedurre; per concentrarci, le raccogliamo sulla testa. Le mani tra i capelli dicono di una timidezza, di un imbarazzo o un disagio. Gesti istintivi, del tutto naturali e involontari, che parlano di noi e delle nostre emozioni. Il cattivo umore, la salute cagionevole, un periodo di grande stress spesso hanno la faccia di un capello sciupato mentre una chioma lucente e sana emana forza, sensualità e libertà.

La nostra storia – sociale, culturale e religiosa – è ricca di simboli, miti e leggende legate alla capigliatura perché i capelli sono l’espressione della nostra personalità, di un’identità ben più profonda dell’estetica dell’acconciatura. Si dice che rappresentino il “filo dell’anima”, radici in cui sono racchiusi i ricordi e, al tempo stesso, antenne rivolte al cielo per captare energie e proiettare idee e pensieri che rivolgiamo al futuro.

È per questo che la caduta dei capelli, seppur momentanea, a causa delle terapie oncologiche (chemioterapia e radioterapia collo-testa) rappresenta uno dei momenti più difficili e dolorosi della parentesi tumore. La perdita dei capelli è una perdita del senso di sé, in cui non si riconosce più la propria immagine e la femminilità sembra venire meno. Uno shock fisico e psicologico che non va in alcun modo sottovalutato, né minimizzato.

Chemioterapia e caduta dei capelli: quando e perché

Sapere cosa accade realmente può aiutarci a gestire meglio il trauma, purtroppo inevitabile. Capire significa razionalizzare un processo che non è irreversibile, anzi. Ricordiamoci che, anche per i capelli, il tumore è una parentesi. Con tempi ben precisi.

Alopecia è il nome del fenomeno in questione che, in alcuni casi, come per i chemioterapici usati per il trattamento del seno e dell’ovaio, ha una tempistica certa sulla caduta dei capelli: 15-20 giorni dalla prima infusione.

La caduta è repentina e contemporanea di tutti i capelli.
Il perché ce lo spiega uno dei professionisti che collabora con FraParentesi, che di professione fa il tecnico di protesi capillari: “quando si è sottoposti alla terapia per via endovenosa, il farmaco che è molto tossico per il bulbo pilifero arriva alla quasi totalità della capigliatura, al 95%, causandone la fine della vitalità. Dal primo giorno della terapia finisce la vitalità del capello. La fase catagen, da quando cioè finisce la vitalità del capello alla caduta, dura circa 15 giorni. In questo periodo, il bulbo, che vi potete immaginare come un cipollotto, giorno dopo giorno, riduce il diametro sino al punto da fuoriuscire dalla sua sede”.

La buona notizia è che i capelli ricrescono dopo circa 21-30 giorni dall’ultima infusione. Non sempre in modo omogeneo ma, in un mese (o due al massimo) la testa sarà di nuovo ripopolata dai capelli.

Alcune soluzioni per affrontare al meglio la perdita dei capelli

Il consiglio che gli esperti danno è uno solo, molto chiaro: non farsi trovare impreparati.

Cosa significa: il pensiero della caduta dei capelli viene spesso rimosso, come fattore di protezione psicologica. Ma invece che giovare, la rimozione aumenta lo sconforto nel momento clou, quando improvvisamente la testa diventa calva. E noi non siamo più noi.

Cosa fare: l’ideale sarebbe decidere per tempo se affrontare la perdita dei capelli utilizzando una parrucca oppure foulard e turbanti. Fate prove pratiche perché bisogna sentirsi a proprio agio e, soprattutto, piacersi.

Nel caso della parrucca serve tempo per sceglierla ma anche, se si desidera, per farsela realizzare su misura e averla pronta per l’inizio della terapia. Nel caso dei turbanti, invece, bisogna imparare come indossarli e capire quale stile rappresenti meglio la nostra personalità. Le amiche ci possono essere di grande aiuto ma non è da escludere l’ipotesi di ricorrere a un vero e proprio consulente di immagine. Come già detto, non minimizzate la drammaticità del momento né sottovalutate l’importanza della vostra bellezza.

È bene sapere che l’acquisto di una parrucca o di una protesi capillare per terapie oncologiche ha diverse agevolazioni, dalla detraibilità fiscale al rimborso, che variano da regione a regione. In alcuni casi, grazie ad associazioni territoriali, la parrucca viene regalata a chi ne fa richiesta.

Come orientarsi alla scelta della parrucca

Ancora una volta, preziosa è la consulenza di professionisti del settore che ci possono guidare nella scelta giusta, presentando i diversi materiali e i lori pregi e difetti. Prima di qualsiasi acquisto, fatevi dare due garanzie: la certificazione del marchio CEE e l’uso di materiali non irritanti. Estetica sì, ma senza mai dimenticare la salute della cute.

In commercio ne esistono di tre tipi: SINTETICHE, MISTE e NATURALI.

Le parrucche sintetiche sono quelle a cui prestare maggiore attenzione perché la fibra sintetica, per sua stessa composizione, non agevola il rilascio del calore dalla testa. È pertanto fondamentale che la lavorazione della trama sia molto aperta per evitare un surriscaldamento eccessivo.

Esistono anche parrucche sintetiche miste in FIBRA VEGETALE. A differenza delle prime, queste parrucche possono essere messe a contatto con fonti di calore, come l’asciugacapelli. L’effetto è sempre poco naturale ma, come vantaggio, ha un costo contenuto e la possibilità di lavarla mantenendo la piega originaria.

La parrucca mista viene confezionata con capelli naturali e filamenti di fibra sintetica. Alcuni modelli hanno all’interno anche un silicone antiscivolo, accortezza molto utile per evitare il rischio di movimenti della parrucca sulla testa o, addirittura, la caduta. L’effetto rimane ancora poco naturale ma si può fare la messa in piega che si preferisce.

Le parrucche naturali sono realizzate con capelli decuticolati.
Il procedimento ce lo spiega di nuovo uno dei professionisti di FraParentesi: “i capelli nascono con delle cuticole, o squame che lo avvolgono, simulando l’effetto delle tegole di un tetto. In base a quanto sono chiuse, integre, rotte o aperte si nota la differenza tra un capello più o meno sano o secco e sfruttato. Per togliere le cuticole e dare così la sensazione di un capello sano e perfetto, i capelli vengono trattati con un acido”. Il loro vantaggio è la maggior naturalezza e, come tale, lo svantaggio è la creazione di nodi e il costo più elevato, nell’ordine di 800-2.200 euro.

Un prodotto abbastanza recente e innovativo sono le protesi capillari, fatte con capelli naturali innestati su una base di elastan e cotone, un materiale più naturale che, a differenza del tulle, non crea prurito. I pregi? La facilità di gestione e la buona pettinabilità.

Restano ancorate alla cute grazie a un’idrobenda che non comporta nessun tipo di rallentamento di ricrescita una volta finite le terapie e nessuna problematica alla cute. Possono esser portate 24h su 24h, si può fare il bagno, dormire, andare dal parrucchiere per un cambio taglio o tinta o addirittura per farci la permanente”. Consigli dettagliati per l’acquisto li trovate su Fraparentesi.org.

Come trattare la cute prima e dopo la caduta dei capelli

Qualunque sia la parrucca che si sceglie di indossare, i capelli e la cute vanno curati con attenzione. Prima dell’inizio delle terapie, sarebbe utile accorciare i capelli, ma MAI rasarli totalmente (per evitare il rischio dell’effetto “pelo incarnito”). Bisogna cominciare ad abituarsi al taglio per tempo.

Una volta nuda, la cute va ben idratata e detersa. Non serve usare shampoo in assenza di capelli, può bastare un sapone delicato. Niente prodotti contenenti siliconi, ma creme 100% naturali. Ottimo l’olio di Argan spinosa e il burro di karitè.
Quando i capelli cominceranno a ricrescere, potrebbero farlo in modo non uniforme, talvolta ondulati e di colore leggermente diverso. Bisogna solo portare pazienza perché, al massimo in 3-4 mesi, i capelli tornano come erano, anzi più forti.

Per chi preferisce usare i turbanti

Tutt’altro genere rispetto alla parrucca, per un look più originale e personalizzato, è senza dubbio quello offerto dai turbanti. Qui la creatività permette di esprimere l’individualità e la fantasia di ciascuno attraverso forme, stili e colori senza limiti.

In rete sono sempre più diffusi i tutorial che spiegano come far diventare i foulard nuovi alleati di bellezza. Abbiamo chiesto la consulenza di Chiara Mandetta, stylist e scrittrice, che ci guida nella realizzazione di quattro diversi modelli: AFRO, CHIGNON, SAINT TROPEZ e PIRATA .

Per chi non lo conoscesse ancora, merita attenzione il bellissimo lavoro di Elisabetta Bagnato, in arte Yoga’n’Roll che, da alcuni anni, porta in giro per l’Italia e all’estero la sua TURBANSCHOOL, che lei stessa descrive come “un progetto di Women Empowerment attraverso l’uso dei turbanti, o headwraps, ovvero i differenti modi per avvolgersi un tessuto intorno alla testa, hanno origine africana, ma sono attualissimi, e utilizzati in molte tradizioni, da quella indiana a quella jamaicana e caraibica, oltre che di identità afroamericana. Sono i turbanti che diventano la corona che ognuna di noi può portare ogni giorno”. L’idea nasce da un vissuto personale e dalla consapevolezza di una bellezza vera, non solo estetica, che rende ciascuna donna una Dea. Gli incontri che Elisabetta organizza durante l’anno in diverse città sono sempre gratuiti per le donne che stanno affrontando la chemioterapia.


A cura di FraParentesi. Editor Alessandra Turci.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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