Il centro della movida milanese è tornato a riempirsi, ad appena quattro giorni dall’allentamento del lockdown. I Navigli sono stati presi d’assalto dalla folla e le regole imposte da Governo e Regioni, con l’avvallo della comunità medico-scientifica, sembrano essere già state dimenticate.
A parte qualche mascherina che si intravede qua e là, sembrano foto scattate quando ancora di Coronavirus non c'era nemmeno l'ombra. Insomma, un aperitivo in piena regola, come da perfetta tradizione milanese: niente distanziamento sociale, mascherine abbassate sul collo e tanti capannelli lungo i Navigli.
Eppure, la Lombardia è ancora al centro del contagio e la cautela dovrebbe essere massima. La fase 2 sembra essere stata interpretata come un liberi tutti da chi sembra essersi dimenticato che l’Italia è ancora alle prese con un’epidemia.
La situazione Covid in Italia (e Lombardia)
Aperitivi a parte (che, ben inteso, rimangono vietati), non dobbiamo dimenticare che la Lombardia è una regione ancora in bilico: da sola, registra la metà dei nuovi dei contagi accertati ogni giorno in Italia. Secondo il bollettino del 7 maggio, a Milano i numeri sono stabili, ma ancora alti. 20.893 (+182) i positivi nella Città metropolitana, di cui 8.766 (+86) nella sola Milano.
Tutti parlano di numeri incoraggianti, di una curva di contagio in descrescita. Ma, per ora, i festeggiamenti devono ancora essere rimandati. Non a caso, la Protezione Civile ha già chiesto al Governo di prorogare di altri sei mesi lo stato d’emergenza sanitario causato dal Coronavirus.
Intanto, però, godere della Fase 2 è assolutamente possibile. Oggi, seppur vi siano delle peculiarità da Regione a Regione, sono consentite passeggiate, sport all'aria aperta, rientro al domicilio e visite ai congiunti, fidanzati stabili compresi. Tutto nel rispetto delle norme, che vietano assembramenti, contatti con persone con febbre e sintomi da Covid e obbligo dell'utilizzo di mascherine che, ricordiamo, in Lombardia devono essere usate ogni volta che si esce di casa.
Le parole del sindaco di Milano, Sala: «Immagini vergognose»
L’affollamento sui navigli è la cronaca di un evento annunciato? Sì, secondo Massimo Galli, primario di Malattie infettive del Sacco di Milano, che ben conosce la situazione lombarda e soprattutto quella del capoluogo meneghino, definito una vera e propria «bomba». Il suo, però, vuole essere in primis un richiamo al buon senso. «La nostra regione rischia di richiudere ma anche certe zone del Piemonte o dell’Emilia. Del resto si è deciso che se qualcosa va storto si torna indietro - ha dichiarato - Se non passa la cultura della responsabilità passeremo dei guai».
Sull’argomento è intervenuto anche l’Istituto Superiore di Sanità, con Silvio Brusaferro, che ha definito le aggregazioni «insidiose». Senza negare a nessuno il diritto a passeggiare, fare attività fisica e godere di queste belle giornate, Brusaferro è stato molto chiaro: «se non indossiamo la mascherina, se ci aggreghiamo e prendiamo aperitivi insieme» ci ritroveremo a dover sottostare alle «stesse modalità che hanno caratterizzato l’inizio della Fase 1».
Non è stato da meno Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Iss, che ha invitato tutti i cittadini «a rispettare le norme di distanziamento sociale e l’uso di mascherine» ricordando che, nonostante le Regioni siano entrate nella cosiddetta Fase 2, il virus «non ha cambiato né identità né caratteristiche» e quindi «violare le regole di comportamento per la prevenzione del contagio potrebbe facilitare la circolazione».
Il più duro, sicuramente, il Sindaco di Milano, Beppe Sala, che parla di «immagini vergognose», lanciando un ultimatum: «chiudo i Navigli e chiudo l’asporto» di bar e ristoranti, se la situazione non dovesse cambiare.
Segue il Presidente della Regione, Attilio Fontana che, intervistato da Il Corriere della Sera, a sua volta ha evidenziato che «vedo tanta gente che si è riversata nei parchi per le strade, davanti ai bar e che usa la mascherina come un nuovo accessorio da tenere sotto il mento e da indossare correttamente in caso di controlli». Il richiamo è a un «comportamento virtuoso».
Non è il momento di abbassare la guardia, ce lo ripetono da giorni. Il ritorno alla Fase 1, in caso contrario, potrebbe non essere un miraggio.